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Lo so, lo so, è da un po' che non mi faccio viva, ma cercate di capire, la quinta liceo è la quinta liceo, è c'è una tesina di maturità da preparare, e tanto da studiare. Purtroppo il tempo per leggere è quello che è, mai abbastanza! Comunque prima di dileguarmi per una settimana quasi intera a Praga, ho trovato il tempo di affondare il naso tra le pagine di un libro, pubblicato dalla mia stessa casa editrice e regalatomi dall'autore in persona. Si tratta di "Il castello di tufo" di Giorgio Riva. Non mi aspetto che qualcuno lo conosca, ma le recensioni non servono anche a questo?
TITOLO: Il castello di tufoAUTORE: Giorgio RivaCASA EDITRICE: Piazza EditorePAGINE:136ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2009PREZZO: euro 12,00
SINOSSI
"L'autore desiderava raccontare la storia di una madre con i suoi cinque figli che ha saputo affrontare, senza mai perdere coraggio e volontà, le vicende di una guerra che le correva dietro, una guerra che non è mai riuscita a piegarla.Quei figli ha saputo proteggerli, guidarli e portarli fuori dall'infanzia e dai pericoli, facendo tutto da sola. Ma è soprattutto la storia di una madre ed un figlio, mentre tutto il resto delle vicende gira attorno a loro. Sono loro i protagonisti di questa avventura che porterà una famiglia italiana dal Corno d'Africa, a Napoli, Nardò, fino a Venezia, in un ritorno tanto agognato quanto pericoloso, fino all'abbraccio finale con il padre rimasto prigioniero dei nemici."I protagonisti - confessa l'autore- li ho raccontato perché la prima l'ho amata come si ama una madre e del figlio conservo tutti i ricordi e tutti i segreti".
RECENSIONE
Esattamente cinque secondi fa, mentre ricopiavo il retro di copertina, ho realizzato che quando l'autore mi ha regalato il libro, dicendo che era autobiografico, non intendeva dire che aveva riportato le vicende di personaggi che aveva avuto modo di conoscere personalmente, ma è la sua storia personale quella che ha narrato tra le pagine di "Il castello di tufo". E questo rende ancora più difficile il compito di recensirlo.Non è facile esprimere un giudizio su un libro in cui il lavoro di fantasia si limita per lo più ai nomi e forse a qualche situazione. Come si fa a dire qualcosa di negativo su una storia che parte nel 1935, anno di nascita di Giorgio Riva, e che attraversa quasi tutto un secolo, passando attraverso un periodo di guerra, di difficoltà, verso una consapevolezza che sopraggiunge prima di quanto dovrebbe?
Anche se non è il genere di libri che leggo di solito, posso dire che sono rimasta impressionata dai fatti narrati, dalle avventure che Giulio, il nome con cui è indicato il protagonista, ha attraversato prima ancora di compiere dodici anni: l'invasione dell'Etiopia, la reclusione di un campo di prigionia inglese, difficoltà che sembrano non finire mai, il ritorno in Italia, la fine del fascismo... A dimostrazione del fatto che la Storia non è qualcosa che rimane confinata nei libri, sterile e inutile... la Storia è stata vissuta, e c'è ancora qualcuno che ce ne può fornire una testimonianza diretta, che ha vissuto sulla sua pelle il volo degli aerei da guerra sopra la sua testa, che ha attraversato il Mediterraneo a bordo di una nave della Croce Rossa Internazionale...
Ma "Il castello di tufo" è anche la storia di una madre, coraggiosa e forte come una roccia, che si ritrova da sola a badare a cinque figli, con il marito lontano, forse prigioniero o forse peggio. Una donna dalla volontà d'acciaio, che nemmeno una guerra riuscirà a fermare e che farà di tutto per portare i suoi figli lontano dalla guerra. Che dire poi dei persronaggi che fanno da cornice a queste vicende: esotici tanto da farsi passare per invenzioni dell'autore. Giacomo, un "bulumbashi", un soldato africano dell'esercito italiano, e poi Groote Charlie e Ziu Nino... tutte figure che instaureranno un rapporto con il piccolo Giulio, diventando suoi mentori, insegnandogli qualcosa, aiutandolo, a modo loro, a crescere.
Non ho apprezzato particolarmente lo stile con cui la storia è scritta, perché troppo diverso da quello a cui sono generalmente abituata, ma l'opera è autobiografica, trasmette un'esperienza di vita, non vuole essere un bestseller nè, ovviamente, si ingegna per essere originale, quindi alla fin fine non c'è niente che possa dire, a parte che qualche virgola fuori posto si fa notare.
Lo consiglio, soprattutto a coloro che pensano che la Storia sia "roba" vecchia, che ormai ha perso qualsiasi utilità e che non ha niente a che fare con noi, in modo che possano ricredersi e cambiare opinione... basti solo pensare che la madre dell'autore scriveva a Mussolini, e che il padre è stato prigioniero di guerra in India, e chissà quanto altro è accaduto nelle loro vite, di cui Giorgio Riva non ci ha voluto parlare...
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