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[Recensione] Il colore delle nuvole basse – Mirko Lamonaca

Creato il 15 aprile 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Il colore delle nuvole basse – Mirko LamonacaTitolo: Il colore delle nuvole basse
Autore: Mirko Lamonaca
Editore: Voras Edizioni
ISBN: 9788888585857
Num. Pagine: 144
Prezzo: 13.00€
Voto: [Recensione] Il colore delle nuvole basse – Mirko Lamonaca

Trama:
Cédric vive in un luogo sconfinato nel sud della Francia dove i cavalli cambiano colore quando crescono, la gente parla una lingua che non esiste e crede alle Sante venute dal mare. Perso tra le nuvole e la fantasia, in bilico tra una madre irascibile, un fratellino adorato e due amici complicati, Cédric soffre la lontananza del padre e del fratello maggiore, che hanno abbandonato la famiglia alla ricerca di una nuova vita che tuttavia non li ha soddisfatti. Nella noia dei giorni d’estate, la notizia del loro ritorno e l’irrompere di un sentimento inatteso spezzeranno un equilibrio che Cédric credeva solido.

Recensione:
Atmosfere che sembrano disegnate con acquerelli e pastelli, colori e luoghi che si delineano nella testa del lettore come pennellate delicate e spruzzi di tempera, capitolo dopo capitolo veniamo trasportati in un luogo che sembra quasi al confine nonostante sia pieno di turisti, descritto anche in quei minimi particolari da lente di ingrandimento.
Purtroppo non posso dire che sia stata una lettura esageratamente piacevole, malgrado ciò. La narrazione è sottotono e di una discrezione quasi professionale, così come il primo romanzo dell’autore – Le meduse di Travemünde – ma lo stile di appare diverso. Perché?

“Philippe ne aveva tredici, Antoine non era ancora nato, Nonno e Nonna erano ancora con noi e Papà non era andato a vivere in montagna con una donna di montagna. Mamma, invece, è ancora Mamma. Mamma non è molto cambiata, se non per il fatto che ora è una donna di mare con un marito di mare che se n’è andato a vivere con una donna di montagna.”

Niente di strano – direte voi – una parte descrittiva che si butta anche su un gioco di parole, ripetizioni e assonanze per rendere meglio l’idea, no?
Sì, può essere simpatico, divertente, di stacco, ma solo quando è isolato, non certo quando si rivede nell’arco di pagine e pagine, reiterando lo stesso concetto, quasi con le stesse parole, ma soltanto cambiandone l’ordine. Purtroppo il romanzo è stato quasi interamente scritto scegliendo questa caratterizzazione che rende molto difficile mantenere alta l’attenzione, dopo un po’ gli occhi cominciano ad andare per conto proprio – come quelli del protagonista, ma solo un po’ – e l’interesse, inevitabilmente, cala.
Ogniqualvolta ci si presenta una scena simile i vocaboli scelti si ripetono a stampo, interi paragrafi che se non fosse per queste repliche sarebbero quasi prosciugati, il succo della storia vera e propria si perde nel tentativo di seguire il filo logico, e si tira un sollevato sospiro quando si è finalmente giunti alla fine, anche se dopo un capitolo conclusivo contenente l’ennesimo ridondante gioco di parole.
La trama è nostalgica, attuale e avrebbe potuto anche rivelarsi coinvolgente se solo non fosse stato per questo stile assolutamente inopportuno che ha reso la lettura abbastanza irritante, inutile, poco scorrevole, le azioni dei personaggi sono state soppiantate dalla narrazione che le copriva con uno specchio, la personalità stessa del protagonista è adombrata dalle sue riflessioni infinite, bissate fino a divenire monotone, annientando totalmente una qualsiasi attrattiva nei riguardi della sua figura.
Il colore delle nuvole basse avrebbe potuto essere un bel romanzo come il precedente, introspettivo e romantico, decadente e malinconico, ma non si è rivelato altro che un vero e proprio surplus di parole di cui si sarebbe potuto fare decisamente a meno, che saturano la testa senza lasciar trasparire l’anima dell’opera.


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