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[Recensione] Il Divoratore di Lorenza Ghinelli

Creato il 15 marzo 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Il Divoratore di Lorenza GhinelliTitolo: Il Divoratore
Autore: Lorenza Ghinelli
Editore: Newton Compton
ISBN: 9788854123779
Fomato: paperback
Lingua: italiano
Numero pagine: 258
Prezzo: 9,90 euro
Genere: Thriller
Voto: [Recensione] Il Divoratore di Lorenza Ghinelli

Trama: Denny ha solo sette anni, una madre tossica, un padre folle e alcolizzato, dei compagni di scuola che lo maltrattano e lo considerano pazzo. Quando è solo, per vincere il terrore inventa filastrocche inquietanti. Ha un unico amico, che si fa chiamare Uomo dei Sogni: è un vecchio crudele, trasandato, con un bastone in mano. Se qualcuno fa del male a Denny, l'Uomo dei Sogni non perdona. Arriva e vendica.
Pietro di anni ne ha quattordici. È un autistico geniale col dono del disegno. Unico testimone oculare delle aberranti sparizioni di alcuni ragazzini, Pietro fa la sola cosa che gli riesce in modo esemplare: disegna ciò che ha visto. E ciò che ha visto è agghiacciante. Nessuno gli crede, nessuno tranne la sua educatrice professionale, Alice: quei disegni le tolgono il sonno e la precipitano nell'incubo, le ricordano qualcosa che molti anni prima aveva cercato di rimuovere... Ma ora il passato ritorna e travolge. E deve essere fermato.

Recensione: La fascetta cita "il caso letterario dell'anno". Ottimo! Ma del 2010? Perchè è uscito il 18 gennaio 2011 non può essere il caso letterario dell'anno! E' una ristampa? No. E' uscito davvero il 18 gennaio 2011. La risposta plausibile è solo una: marketing.
Ma parliamo del libro: costa poco, unico punto a favore.

Si divora, il titolo non mente (anche perchè è stampato per i ciechi). La storia è al cardiopalmo, frulla nelle pagine come un infarto, ti trascina, è molto cinematografica, slegata come un film di Linch, fatta di flashback e azione pura. Ma un film di Linch non è solo frammentazione della storia, è arte data da un sapientissimo uso della tecnica. La Ghinelli - che pure di tecnica dovrebbe saperne, visto che esce nientemeno che dalla Scuola Holden - della tecnica narrativa o se ne frega o non la conosce.
Sin dai primi capitoli si fa notare un fastidiosissimo zompettare del punto di vista, frasi sconnesse da dentro i personaggi presenti nella scena, intercambiabili e strumentalizzati dall'autrice per fare cosa? Scrivere frasi ad effetto.
Le scene più drammatiche e terrificanti sono un minestrone di punti di vista. L'autrice, nella smania di scrivere frasi truci ed evocative, salta da una testa all'altra, vortica dentro immagini astratte prive di appartenenza, se non quella dell'invadentissimo narratore onniscente.
I personaggi poi non li conosci, non ne hai modo, l'autrice te li spiega per filo e per segno con dettagliatissimi inforigurgiti tratti da una scheda biografica/profilo psicologico che sembra quasi una preparazione al romanzo vero e proprio. E per far questo mette nei pensieri di adolescenti - manco tanto svegli - frasi e ragionamenti didascalici da accademici, per di più anziani (un dodicenne direbbe mai "avversione che accompagna il tanto discusso progresso" riferendosi a un telefono a ghiera?). L'autrice forse non si fida dell'intelligenza dei lettori? Pensa che se mostrasse l'insicurezza di Francesco invece che dircela, noi non la capiremmo? Mistero.
La descrizione del comportamento autistico del protagonista Pietro è una pagina del manuale del perfetto autistico copia-incollata nel romanzo. Un manuale di psicologia con tanto di spiegazioni didascaliche e nozionistiche. Pietro non è UN ragazzo autistico, è IL ragazzo autistico, lo stereotipo dell'autistico geniale alla Rainman.
La Ghinelli mi spieghi che vuol dire "[...]avvertì quasi un senso di irrealtà, ma si trattava più semplicemente di uno schema del tutto nuovo di realtà. Di un nuovo paradigma, un crollo dell'abitudine; un preziosissimo tassello in più nel grande mosaico del cosmo interiore". Non l'ho capito.
Lo stile poi subisce una rapidissima evoluzione. Nei primi capitoli spinge sull'acceleratore della personalità, mettendo punti di continuo, frammentanto, manco fosse uno speakeraggio di Mina per la Barilla. E non ci sarebbe niente di male, ti metti l'animo in pace e ti prepari a una lettura singhiozzante e "artistica". Se non fosse che dopo pochi capitoli "puf", questo modus scrivendi sparisce, per lasciare il posto a frasi lunghe, articolate, a volte pesanti e ripetitive.
In conclusione, ottimo lo spunto, accattivante la fascetta e il marketing, la storia è intrigante e avvincente, ma a me è sembrato di entrare in una meravigliosa casa degli orrori, con una scenografia spettacolare, che ti cattura, salvo poi ritrovarmi a visitare l'attrazione su un trenino scomodo e scalcagnato, che neanche stava al passo con le aspettative. Peccato.

BONUS

L'autore: Lorenza Ghinelli è nata a Cesena nel 1981 e vive a Santarcangelo. Laureata in Scienze della Formazione, ha conseguito presso la Scuola Holden di Torino il Master in tecniche della narrazione. Autrice di racconti, poesie, opere teatrali e cortometraggi, ha collaborato come editor e sceneggiatrice con la Taodue. Il Divoratore, pubblicato nel 2011, ha riscosso grande successo di critica e pubblico. I diritti di traduzione sono stati venduti in sette Paesi e il libro è stato opzionato per diventare un film. Il suo secondo romanzo, La colpa, anch'esso pubblicato dalla Newton Compton, è finalista al Premio Strega 2012.

[Recensione] Il Divoratore di Lorenza Ghinelli

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