Magazine Cultura
TITOLO: Il gioco dell'ingannoAUTORE: Adele Vieri CastellanoCASA EDITRICE: leggereditoreANNO DI PUBBLICAZIONE: ottobre 2013PAGINE: 472
TRAMA
"Venezia, 1796. Lorenza, la giovane figlia del barone Marianin, sa che la attende un matrimonio senza amore e vuole concedersi un'ultima giornata di libertà tra le calli invase dalla folla colorata e festante del Carnevale. Bellissima e spavalda, non sa che la frenesia e la confusione nascondono grandi pericoli per una ragzza sola e sta per essere vittima della violenza di due uomini mascherati. Ma in suo soccorso arriva la più fosca e sinistra delle maschere: la baùta. Chiunque si nasconda dietro quel volto di cartapesta, ha negli occhi e nella voce il fascino della notte che è insieme rifugio dei briganti e covo delle stelle. Aristocratico o spia, la baùta non vuole rivelare il suo nome, trincerandosi dietro la sua fermezza elegante e decisa. Lorenza sa che non riuscità a dimenticarlo, senza immaginare che poco tempo la separa dall'incontrarlo di nuovo... L'uomo misterioso è un'ombrea tra le ombre che si muovono nella fitta rete di inganni della politica veneziana, in cui Lorenza sarà presto coinvolta in un crescendo di rivleazioni fatali e infuocata passione".
RECENSIONE
Avevo già avuto modo di apprezzare l'abilità che Adele Vieri Castellano ha di ricreare un particolare contensto storico grazie ai suoi primi romanzi, incentrati sulla Roma imperiale, e con " Il gioco dell'inganno" la sua bravura, sotto questo punto di vista, non si è smentita. Tuttavia devo dire che questo libro non mi ha convinto come i precedenti, o meglio, non ho potuto fare a meno di fare continui confronti con "Roma 40 d.C" e con la storia di Livia e Rufo, una storia che personalmente ho amato molto e che mi è rimasta particolarmente impressa. So che non avrei dovuto farlo, perché sono due libri distinti ambientati in luoghi e tempi diversi, ma che volete farci, sono umana... Comunque la sensazione che ho avuto è stata quella di una minor partecipazione emotiva anche da parte della stessa scrittrice, un maggior distacco. Ecco, la storia della protagonista Lorenza, della misteriosa bauta e del fosco conte Jacopo Barbieri non è riuscita a coinvolgermi nel profondo, non mi ha emozionata.E, se devo dirla tutta, l'ho trovata anche un po' prevedibile in alcuni punti e complessivamemte piatta, un po' monotona... solo alla fine ho avuto modo di restare con il fiato sospeso, quando le cose prendono una piega che davvero non mi sarei mai aspettata.
Forse quello che più mi ha deluso è stato il modo in cui le vite dei due protagonisti si sono intrecciate fino a unirsi. Non dico che è una storia semplice e che tutto va subito per il verso giusto, ma personalmemte preferisco le storie in cui lui e lei si conoscono piano piano e solo dopo essersi conosciuti si innamorano. Ne "Il gioco dell'inganno" mi è sembrato quasi che mancassero le condizioni oggettive per poter avviare una storia d'amore, ma, ripeto, qui si cade nel puro e semplice gusto personale.Devo ammettere però che il tutto mi ha lasciata un po' perplessa.Non dico che mi ha proprio fatto schifo, dopotutto ho letto 472 pagine in circa quattro giorni e non sarei di certo riuscita a farlo se non mi fosse piaciuto, solo che non ho trovato nulla di eccezionale che potrebbe farmelo ricordare.
E per quanto riguarda i protagonisti, il conte Jacopo Barbieri mi è piaciuto molto più della protagonista femminile, Lorenza Marianin. Lui è decisamente un personaggio forte, incisivo, affascinante anche se di un fascino cupo e quasi pericoloso, sebbene anche nel suo carattere ci siano alcuni cliché tipici dei personaggi maschili dei romanzi di questi generi. Lorenza l'ho trovata un po' più superficiale, non dico come carattere del personaggio, ma come impressione... non è uno di quei personaggi che hai la sensazione di vedere davanti agli occhi, di sentir parlare, di poter quasi toccare, è una figura quasi evanescente e purtroppo credo che non me la ricorderò nella lista delle protagoniste femminili dei libri che ho letto.
Ecco, questa è la mia recensione... un giudizio sospeso a metà, a essere sinceri, perché questo libro fa parte della categoria di quei libri di cui non so cosa dire, perché non si può attaccare la grammatica nè lo stile, nè l'ambientazione o la verosimiglianza degli eventi, ma al tempo stesso non c'è nulla di esaltante e indimenticabile e l'originalità è quella che è... insomma, non fa schifo ma non è un capolavoro. E' una lettura piacevole e poco impegnativa, ma non lascia segni profondi.
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