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Torniamo ad occuparci di recensioni con Il Grande e Potente Oz, ennesimo blockbuster fantasy disneyano uscito giusto la settimana scorsa. Il film nasce dall'impellente bisogno di svelare la vera storia del Mago di Oz, quello che compare di fronte a Dorothy Gale alla fine de Il Mago di Oz (1939):
Con ben 14 romanzi da adattare (scritti da L. Frank Baum tra il 1900 e il 1920) la Disney preferisce giocare sul sicuro sfornando un "prequel spirituale" del film diretto da Victor Fleming per la MGM. Solo senza scarpette rosse e Over the Rainbow, perchè su quelli grava la scure del copyright. Tutto il resto (streghe verdi comprese) viene trascinato di peso in Il Grande e Potente Oz. Lo ammetto, sono andato al cinema (dopo un mese di latitanza, sigh!) diviso tra due sentimenti contrapposti. Da un lato comincio ad essere stufo del modo in cui Hollywood tratta il genere fantastico, aka "roba che non esiste adatta a menti semplici", e dall'ormai pandemica diffusione dei presequelrebootadattamenti. Voglio qualcosa di originale E fatto bene, ma qua nessuno mi ascolta. Dall'altro lato abbiamo Sam Raimi in persona a tirare le fila del film. Sam Raimi, l'uomo che ci ha regalato la trilogia di The Evil Dead e i due Spider-Man! Il terzo non esiste, almeno nella mia linea temporale.
Il mio più grande timore era di assistere ad un Alice in Wonderland 2, tutto colore e niente sostanza. Il produttore e lo studio, dopotutto, sono gli stessi. Ma il film di Raimi fortunatamente è superiore alla ciofeca burtoniana del 2010. Certo, molti ambienti CGI di Oz ricordano anche troppo il Paese delle Meraviglie, tra vegetazione bizzarra e creature improbabili, e la trama prevede in entrambe le pellicole una persona normale che si ritrova in un mondo alieno da salvare perchè "così dice la Profezia", ma il risultato finale è diverso. Partiamo dal principio. Se non sorriderete guardando i favolosi titoli di testa non avete anima, lasciatevelo dire. Il vostro sorriso sarà messo a dura prova nelle due ore successive, ma il film inizia in maniera spettacolare e il 3D è mozzafiato. La prima parte di Oz, con il nostro mago del Kansas impegnato a sedurre fanciulle di campagna e a sbarcare il lunario con spettacoli di magia, è quella che più mi è piaciuta. Rigorosamente in bianco e nero, proprio come nel film di Fleming, questa sezione ci dà modo di conoscere il protagonista (un imbroglione fatto e finito) e le sue ambizioni prima di lasciare spazio ai coloratissimi paesaggi di Oz.
James Franco è azzeccatissimo nei panni del mago cialtrone e sempre pronto a sedurre ragazze, e Zach Braff, il suo assistente, è fantastico. Lo stesso purtroppo non si può dire del resto del cast. Le figure che più vi resteranno impresse saranno la scimmietta volante (doppiata sempre da Braff) e la fanciulla di porcellana: il resto... eh. Mila Kunis è assolutamente sprecata nei panni di Theodora, la Strega dell'Ovest, tanto ingenua quanto rapida nel prendere decisioni orrendamente sbagliate. Consiglio: quando capitate in un nuovo mondo evitate di portarvi a letto la prima ragazza che vi promette un regno professando di essere la donna della vostra vita. E' per il vostro bene. Certe psicopatiche vanno riconosciute ed evitate senza se e senza ma!
Rachel Weisz, anche lei impiegata malissimo, riesce col poco tempo a sua disposizione a regalarci una Strega dell'Est molto convincente. Michelle Williams è una perfetta Strega Buona che regna con empatia, mangia vegano e paga regolarmente le tasse. Peccato che Glinda sia uno dei villain più bastardi di sempre e che non esiterà a far fuori le sue sorelle usando un sicario, ma sorvoliamo. Questo è un prequel.
Il Grande e Potente Oz unisce una fotografia spettacolare ed uno dei 3D più efficaci degli ultimi anni ad una trama a malapena abbozzata, messa lì giusto per muovere i personaggi.
Ma questa ormai è la prassi, soprattutto per i fantasy.
A salvare Oz dall'abisso e dal confronto col dimenticabile Alice in Wonderland sono alcune felici scelte di Raimi, in grado di infilare più di un momento "BUH!" all'interno della storia e di omaggiare in maniera più o meno evidente le atmosfere dei suoi horror (Drag me to Hell, anyone? Guardate la Strega dell'Est...).
Ma la cosa più importante è il discorso metacinematografico intessuto dal regista. Oz, illusionista e truffatore, agisce come un novello Méliès e sfrutta la Settima Arte per incantare e sconfiggere i suoi nemici... con tanto di testa gigante. Ecco da dove aveva preso l'idea!
Il Grande e Potente Oz nasconde quindi una lettera d'amore al Cinema che solo un artigiano appassionato come Raimi poteva concepire. Il risultato non è commovente tanto quanto quello di Hugo Cabret di Scorsese, ma il messaggio passa lo stesso. Quale magia, quale illusione è più forte del Cinema? Il Grande e Potente Oz va preso per quello che è: uno spettacolo di magia di due ore pieno di visioni fantastiche, montagne russe e buoni sentimenti in cui la trama viene sacrificata sull'altare del Divertimento. I bambini saranno deliziati, gli adulti pure (alcuni forse di più dei piccoli) ma se cercate un fantasy corposo, con personaggi e dialoghi memorabili e una trama fedele alle opere originali di Baum... passate oltre. Non mi sorprende che la Disney abbia già in cantiere uno o più sequel, e nemmeno il disinteresse di Raimi nel proseguire la saga. Quello che c'era da dire su Oz, illusionista e cineasta, è già stato detto. Ma come ben sappiamo non si può mollare l'osso finchè un film di successo non genera almeno due seguiti... la sceneggiatura è irrilevante, basta il 3D. E l'illusione, nel bene o nel male, continua ancora...
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