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Recensione: "Il gusto proibito dello zenzero" di Jamie Ford

Creato il 19 giugno 2011 da Lauragiussani

Titolo: Il gusto proibito dello zenzero
Autore: Jamie Ford
Editore: Garzanti
Data uscita: 14 gennaio 2010
Pagine: 378
Prezzo:  18,60 euro
Seattle. Nella cantina dell'hotel Panama il tempo pare essersi fermato: sono passati quarant'anni, ma tutto è rimasto come allora. Nonostante sia coperto di polvere, l'ombrellino di bambù brilla ancora, rosso e bianco, con il disegno di un pesce arancione. A Henry Lee basta vederlo aperto per ritrovarsi di nuovo nei primi anni Quaranta. L'America è in guerra ed è attraversata da un razzismo strisciante. Henry, giovane cinese, è solo un ragazzino ma conosce già da tempo l'odio e la violenza. Essere picchiato e insultato a scuola è la regola ormai, a parte quei pochi momenti fortunati in cui semplicemente viene ignorato. Ma un giorno Henry incontra due occhi simili ai suoi: lei è Keiko, capelli neri e frangetta sbarazzina, l'aria timida e smarrita. È giapponese e come lui ha conosciuto il peso di avere una pelle diversa. All'inizio la loro è una tenera amicizia, fatta di passeggiate nel parco, fughe da scuola, serate ad ascoltare jazz nei locali dove di nascosto si beve lo zenzero giamaicano. Ma, giorno dopo giorno, il loro legame si trasforma in qualcosa di molto più profondo. Un amore innocente e spensierato. Un amore impossibile. Perché l'ordine del governo è chiaro: i giapponesi dovranno essere internati e a Henry, come alle comunità cinesi e, del resto, agli americani, è assolutamente vietato avere rapporti con loro. Eppure i due ragazzini sono disposti a tutto, anche a sfidare i pregiudizi e le dure leggi del conflitto. 
RECENSIONE: Una lettura che parla della diversità con una tenerezza disarmante...
Profondo, tenero, commovente a tratti. Lo stile è incredibilmente fluido, la struttura ben articolata, i salti temporali non infastidiscono ma al contrario impreziosiscono il racconto accompagnando un lettore sempre più curioso tra le pagine in cui si mescolano un passato e un presente sempre più legati tra loro. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, l'ambientazione e tutto il resto. Sembra di starci per davvero, nella Seattle della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che forse mi ha più colpita e affascinata è stata la dolcezza che emerge da una storia che invece tratta di argomenti di un certo spessore, e sicuramente tutt'altro che allegri. E' una dolcezza amara, in certi punti, inverosimilmente spensierata in altri. Un contrasto che potrebbe stridere ma - chissà come - in questo caso funziona a meraviglia. Henry e Keiko sono i protagonisti indiscussi, così fuori posto nella società in cui vivono, così diversi anche tra loro, ma così in sintonia. E il lettore si ritrova a vivere nei loro panni, comprendendo cosa davvero voleva dire vivere in quegli anni, pur essendo fisicamente lontani dai campi di battaglia, e sentirne comunque il peso, opprimente come un macigno. Essere diversi, ma non diversi e basta. Essere diversi in quanto cinesi, o essere diversi in quanto giapponesi, perchè la diversità si suddivideva ulteriorimente anche tra il generico gruppo dei "diversi" intesi come non americani. E' un racconto limpido e delicato, indimenticabile. Un libro che lascia qualcosa, decisamente diverso dalle classiche letture leggere che si scordano dopo un paio di giorni. Ma di tali letture è stato in grado di conservare la fluidità, la scorrevolezza. Quasi a riprova del fatto che un libro che tratta temi di un certo spessore non per forza debba essere altrettanto pesante da leggere. Questo libro trasmette tutto, e lo fa con una tenerezza, una freschezza, davvero disarmante. Quattro stelline piene, forse anche qualcosa di più.

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