Autore: Olivier Bleys
Editore: Piemme
Data uscita: 21 giugno 2011
Pagine: 352
Prezzo: 18,50 euro
Francia, XV secolo. Secondo la tradizione, ogni tintore è specializzato in un colore, e i segreti di quell’arte si tramandano di padre in figlio come una preziosa eredità. Il destino di Simon, figlio di uno dei tintori più noti, è il rosso. E mastro Lucas, suo padre, tutto potrebbe accettare fuorché lui diventasse un tintore di blu. Passi il giallo, che con il rosso è imparentato, ma il blu... Il blu è freddo, è il colore delle nuvole che portano la grandine, blu è la pelle dei naufraghi restituiti dal mare. E poi suo figlio è persino nato con il marchio di fabbrica, una macchia rossa sulla faccia. Ma Simon è attratto dal blu come da un moto di intimità. Un colore che nasce dal cielo non può essere tanto cattivo. E quando un giorno il destino mette sulla sua strada Joachim Fressard, commerciante di pastello, la pianta da cui si ricava il blu, Simon decide di seguirlo. Joachim però non è quello che appare, è un avido manipolatore, capace di qualunque cosa per il proprio interesse. Simon, accecato dall’ossessione per un colore e dall’amore per una donna, arriva a vendergli il suo talento e la sua anima. Quando, dopo centinaia di tentativi, avrà ottenuto il blu perfetto, Simon sarà costretto a fare i conti con un colore che conosce molto bene: il rosso sangue.
RECENSIONE: "Sappi, figlio mio, che non esiste altro colore onesto al di fuori del rosso. I tintori di blu sono traditori e impostori, i loro spregevoli intrugli non meritano il nome di arte".(Attenzione: spoiler!)
Leggendo la trama de “Il maestro di blu” non si può fare a meno di pensare al celebre romanzo di Patrick Suskind. La mia paura era quindi quella di ritrovarmi a leggere la brutta copia de “Il profumo”. Fortunatamente, non è stato così. Certo in entrambi i casi si narra della vita di un giovane uomo ossessionato da una precisa percezione sensoriale, che sia l’olfatto piuttosto che la vista poco cambia. Ma le somiglianze direi che finiscono qui.
Il maestro di blu si fa forte di una trama ben costruita e sfoggia un taglio e un ritmo tutto suo. E’ un libri denso di colore, che si concentra su due tinte precise: il rosso e il blu, antagonisti in questa storia che vede uno schieramento di sostenitori dall’una e dall’altra parte.Siamo nella Francia del XV secolo quando nasce Simon Terrefort, figlio di Elèonore – la ragazza dalle dita di arcobaleno - e mastro Lucas, famoso tintore del rosso. Simon cresce in mezzo ai bagni, tini e tinture nel mulino di Figues. Fin da piccolo il padre lo porta con sé, illustrandogli le proprietà delle erbe, dei fiori, come estrarre il colore dalla natura e ottenere tutte le tonalità desiderate. Le tonalità del rosso, ovviamente. Lo stesso rosso della grande voglia che deturpa buona parte del volto di Simon, quasi fosse un marchio di famiglia, un segno del destino: Simon è destinato ad affiancare mastro Lucas e, in futuro, a prenderne il posto. C’è solo un piccolo problema: a Simon piace il blu, un colore che il padre ritiene inaccettabile ma che nonostante ciò arriverà a diventare una vera e propria ossessione per il giovane.
Per Lucas il blu è freddo e meschino, il colore delle nubi prima della tempesta, il colore dei cadaveri dei naufraghi che l’oceano abbandona sulle scogliere. Ma per Simon… Per Simon il blu nasce dal cielo, e blu è il colore del mantello della Vergine. E’ così che cresce Simon. Reprime i suoi desideri nascosti e cerca di affiancare il padre nella tintura del rosso. Sbalzi di umore si susseguono, complice la mancata considerazione che drappieri e commercianti hanno di lui, giacchè il merito per le pregiate tinture che portano il marchio del camaleonte viene attribuito tutto a Lucas.La svolta arriva quando il giovane Simon incontra per caso il pastelliere Joachim Fressard. Ignorando il fatto che tra l’uomo e il padre non scorra buon sangue (anni prima si erano contesi l’amore della stessa donna, Maguelonne), e affascinato dall’idea di poter finalmente tingere il suo colore preferito, Simon accetta seduta stante l’offerta di Fressard. Grazie al pastello si ricava il blu, e questo è quanto basta a Simon – scontento del rosso – per decidere di cambiare vita, lasciare la propria famiglia (o è meglio dire che Lucas, davanti a un simile affronto, arriverà a ripudiarlo) e tentare la fortuna diventando socio di Fressard.
Una decisione di cui, anni dopo, arriverà a pentirsi: Fressard si rivela infatti un uomo d’affari scaltro ed egoista, abile e manipolatore. Simon lavora da mattina a sera, mentre Joachim si fa bello con i commercianti e tiene per sé gran parte del ricavato, adducendo di volta in volta una scusa piuttosto che un’altra. Vi è poi la questione di Maguelonne, la donna che in giovane età era contesa tra il tintore (Lucas) e il pastelliere (Fressard). Pur amando il primo (all’insaputa di tutti aveva anche portato in grambo il figlio di Lucas, subendo però poi un aborto spontaneo) aveva finito per sposare il secondo, in quanto la posizione di moglie di un pastelliere era indubbiamente più allettante. Gli anni passano, diventano dieci, poi venti…e in casa Fressard non vi è l’ombra dell’erede che l’uomo desidera così ardentemente. Ignaro di essere sterile, accusa la moglie di non volergli dare figli, arrivando al punto di minacciarla. Maguelonne, terrorizzata dall’idea di essere messa alla porta, propenderà per un imbroglio: sedurre il giovane socio del marito – Simon Terrefort – e dare così a Joachim il figlio tanto agognato. Tutto procede come programmato, se non che il nascituro presenta un’inconfondibile voglia rossastra sul viso. Le vicende personali dei personaggi si intrecciano alla ricerca – da parte di Simon – di un blu mai visto prima. I suoi tagli di tessuto, marchiati col simbolo della Vergine, vengono inizialmente snobbati da drappieri e commercianti. Dopo una serie di tentativi deludenti, Simon comincerà ad ottenere risultati sempre più apprezzabili, fino a tingere stoffe di un blu inconfondibile, vivo e prezioso, mai ottenuto da nessun’altro prima di lui. Questo porterà il suo nome in cima alla lista dei tintori del blu (e ricchezza nelle tasche di Fressard).
Saranno il desiderio di vendetta, la smania di potere e il tradimento subito a sconvolgere ancora una volta il mondo dei colori. Maguelonne verrà segregata dal marito, Simon fuggirà con il figlioletto Clemènt, Lucas finirà in prigione per mano di Fressard, per poi finire a tingere l’odiato blu per lo stesso uomo. Il finale è azzeccatissimo, con il piccolo Clemènt – divenuto nel frattempo cieco – che riesce a simbolicamente fine alla faida tra rosso e blu, diventando elemento di equilibrio tra i due colori. Un bel romanzo, davvero. Un caleidoscopio di colori che non si limita a una carrellata di aggettivi volti ad esaltare una tinta piuttosto che un’altra. L’autore entra nei dettagli dei procedimenti di tintura (i passaggi per il rosso sono diversi da quelli del blu), segue con interesse ogni fase che porta alla nascita del colore stesso. E una lettura singolare, specifica e sentita. Non bisogna avere conoscenze particolari per apprezzarla, basta avere semplicemente voglia di leggere una vera storia sui colori e non una di quelle superficiali e fittizie, dove il cielo è blu, l’erba è verde e gli occhi del bello di turno screziati d’oro. In questo libro il colore domina, la fa da padrone. E’ lui al centro della vicenda, non è un mero strumento che serve a tratteggiare un paesaggio piuttosto che l’aspetto fisico di un personaggio. Al contrario, Simon, Lucas e ruotano attorno a polveri e bagni di colore come satelliti intorno a un pianeta diviso da una guerra cromatica: rosso contro blu.
In conclusione, un romanzo da tre stelline abbondanti (forse anche tre e mezzo), arrotondate per difetto. Un libro che consiglio a chi vuole leggere una bella storia, arricchita da una morale e da uno stile ricercato seppur scorrevole, ma soprattutto priva di superficiali banalità.
Mappalibro: "Il maestro di blu" è inserito nella lista dei libri mappati sul blog Sfogliando, con tre segnaposti, al numero 35 in elenco.