Quante volte vi è capitato di abbandonare un libro a pagina 2? E quante di riprendere il medesimo libro in un altro momento della vita, quando, a pelle, lo sentivate più accordato con voi? Rogelio Guedea, autore di Il mestiere di leggere, Graphe.it edizioni, novembre 2012, provoca: è il libro a scegliere il lettore.
Da questo semplice assunto all’attenzione verso chi legge il passo è breve, Il mestiere di leggere è un saggio, ma, attenzione, al contrario di quanto spesso accade, non è noioso, anzi. Riesce addirittura a fare sorridere. Diretto, ironico, quasi irriverente verso il grande intoccabile scrittore, Guedea non risparmia nessuno e mentre argomenta la sua teoria, a mio avviso valida, si concentra non più sullo scrittore ma sul lettore. Perché sia chiaro una volta per tutte, lo scrittore per quanto bravo vive grazie a colui che lo legge. Sempre.
Tutte le riflessioni sull’arte di leggere che ho fatto in questo libro sono interpretazioni o glosse dei frammenti e passaggi di autori convocati come a un appuntamento. Nulla hanno di originale le mie riflessioni in quanto non hanno nulla di originale le idee o riflessioni degli altri autori, perché loro, come me, hanno interpretato e glossato né più né meno che il grande e unico libro scritto dalla mano invisibile e inverosimile dell’umanità.
È l’umanità, quindi, a nutrire lo scrittore, non viceversa, eppure l’autore non crede che lo scrittore debba pensare al lettore, semmai ringraziarlo solo successivamente, mentre scrive lo scrittore dovrebbe andare oltre perché:
Lo scrittore che al momento di scrivere pensa al lettore è uno scrittore mancato. L’unico modo di giungere a connettersi con il lettore è, curiosamente, non pensare per nessun motivo a lui.
Rogelio Guedea si confessa, in queste pagine l’autore viaggia verso la letteratura, quella intramontabile, quella che tutti dovrebbero leggere prima o poi, esprime i suoi sentimenti, verso i grandi e verso i dimenticati, ma soprattutto dialoga con il lettore, lettore che sa bene quanto sia faticoso leggere, e scegliere.
Facciamo sempre la stessa domanda: a che servono tante pagine scritte, tanti romanzi, tanti libri di poesie, tanti racconti, tante storie? A che servono quelle ore che lo scrittore trascorre dinanzi alla macchina inventando realtà nuove senza ottenere nemmeno di comprendere la realtà reale e di tutti i giorni? E, perché tanta gente legge quelle storie che un altro ha scritto durante giorni e giorni, settimane e settimane, mesi e mesi e, a volte, anni e anni? Ogni volta che facciamo questa domanda (che, come si vede, è molte allo stesso tempo), non abbiamo come risposte che parole inzuppate di sciroppo che in nulla soddisfano la verità così profonda che la sostiene. Leggiamo per poter vivere molte vite insieme… Bla bla bla.
Irriverente, Il mestiere di leggere distruggere stereotipi, via lo scrittore ritratto all’interno della sua biblioteca circondato da libri profumati, antichi, via scrivanie lussuose sempre stracolme di cultura. Restano i libri. Perché li leggiamo? Perché amiamo la letteratura?
Rogelio Guedea non legge i libri li frequenta, in certi momenti della sua vita li va a trovare, cogliendo pensieri e parole a lui congeniali in quel momento.
Così io posso dire di aver davvero apprezzato questo incontro, penso che oserò frequentarlo spesso, perché anche se letto senza alcun ordine, ma scegliendo pagine a caso, riesce a donarmi pensieri su cui riflettere, e, aspetto non meno importante, diversi titoli di libri che potrebbero tornarmi utili.
Titolo: Il mestiere di leggere
Autore: Rogelio Guedea
Traduttore: Roberto Russo
Editore: Graphe.it edizioni
Anno: 2012
Prezzo: Euro 10,00 – eBook Euro 6,99
PS: Ne ho comprate 4 copie, ho deciso di invadere le amicizie, a Natale riceveranno tutti il medesimo regalo. Poca fantasia? Forse, ma credo apprezzeranno.