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Recensione: Il morso del Caos di Lori Handeland (Delos Books)

Creato il 11 agosto 2013 da Erika @erika_zini

Liz Phoenix #4E’ uscito in aprile il 4° titolo della serie dedicata a Liz Phoenix dell’autrice americana Lori Handeland, un’atteso appuntamento annuale (il precedente è di marzo 2012, qui la recensione) che anche questa volta non delude. Il libro precedente si era concluso con una morte dolorosa e inaspettata, ecco cosa ci riserva Il morso del Chaos.

Essere il comandante delle forze soprannaturali del bene non è fico come sembra. Per cominciare, dovevo mettere il mondo al primo posto. Perciò qualsiasi altra cosa era seconda, terza, quattrocentocinquantanovesima. E stiamo parlando di cose importanti come l’amore, l’amicizia, la famiglia. Il che spiega come mai avevo finito per uccidere l’uomo che amavo. Un’altra volta. Oh, non l’avevo ucciso due volte. Avevo ucciso due uomini distinti. Uno non era rimasto morto, l’altro… non ne sono molto certa. Sì, amo due uomini differenti. Era una novità anche per me. Aggiungeteci l’inizio della fine del mondo e avrete il caos. Come potrà dirvi chiunque ci abbia avuto a che fare, il caos morde.

Liz Phoenix si è trovata dal giorno alla notte ad essere il Capitano delle forze della Luce in una battaglia senza esclusione di colpi, che ha messo in pericolo sé stessa e tutti coloro che ama. La fine verrà si era concluso con una grande perdita: per salvare ancora una volta il mondo dall’apocalisse, Liz ha dovuto uccidere l’uomo che amava, colui che le ha insegnato tutto ciò che sa privandosi una volta per tutte della sua guida spirituale, ovvero lo sciamano Sowyer. Sia chiaro che non è stato un atto vile da parte della ragazza, anche perché il versipelle non poteva morire se non era lui stesso a volerlo. E così è stato. La sua dipartita, però, è avvenuta dopo aver lasciato a Liz un criptico messaggio: “Ho scelto di lasciarmi dietro un figlio. Proteggi quel dono di fede“.

Molte settimane dopo, il mago ha iniziato a far visita a Liz. In quei momenti a cavallo tra realtà e sogno, i due riescono a scambiarsi pochi brevi messaggi. Il libro comincia proprio con uno di questi momenti e il versipelle ricorda ancora una volta la promessa della ragazza, la quale si è domandata per tutto questo tempo se il figlio da lui lasciato fosse dentro di lei. La risposta però arriva proprio quella sera quando ritrova davanti la porta di casa uno strano scatolone.

Sul gradino c’era una cesta avvolta in una coperta. Malgrado l’assenza di luce nella rientranza, e l’assenza di colore della coperta – era nera o blu scura – individuai comunque un movimento sotto di essa. Sentii un pizzicore alla nuca e dovetti trattenermi per non schiacciare una zanzara immaginaria. Non osavo toccare quell’area, se non di proposito. Sawyer non era l’unico con dei tatuaggi, o con l’abilità di usarli. Qualcuno mi aveva consegnato un cesto di serpenti velenosi, tarantole o mostri di Gila? Forse qualcosa di nuovo come uno squalo di terra, una medusa che viveva fuori dall’acqua, un mini-vampiro. Credetemi, ho visto cose più strane.
Il lamento che avevo sentito prima tornò a farsi udire – dalla cesta. Mi chinai, presi il bordo della coperta con la canna della mia Glock e la sollevai. Quel che vidi all’interno mi fece balzare il cuore in petto più di quanto avesse mai fatto un qualsiasi vampiro. Lasciai ricadere la coperta e quasi inciampai per la fretta di allontanarmi.  – Mer-ra-vi-glio-so. – Mormorai.
Qualcuno mi aveva lasciato un bambino.

Ben presto si rende conto che è lei il figlio di cui parlava Sawyer attraverso un indizio fondamentale: toccando la copertina con dei gattini, si trasforma in una deliziosa micetta. E a questo punto, ricordando il messaggio dello stregone, la chiama Faith, fede (Proteggi quel dono di fede). Un dono che risulta subito essere un impiccio intanto perché occuparsi di una neonata e contemporaneamente combattere contro le forze oscure per evitare la fine del mondo, sono un tantino incompatibili, e poi perché qualcuno di umano tenta di rapire la piccola.

lori handeland - baby basket

Sola, con una neonata da accudire, la fine del mondo alle porte, Liz non sa bene come proseguire avendo perso anche l’ultima guida, dopo la madre adottiva, che poteva aiutarla. Ma Ruthie ha in serbo una notizia per Liz contemporaneamente buona e cattiva. Quella buona è che Sawyer potrebbe risorgere ed esiste una persona che può aiutarla nel compito, si chiama Sani ed è colui che ha insegnato tutto a Sawyer. La pessima notizia è che Sani non si è lasciato con Sawyer in ottimi rapporti: lo stregone ha di fatto rubato il monte sacro Monte Taylor all’uomo, confinandolo in territorio Lakota (i versipelle sono Navajo), in Wyoming.

A questo punto Liz non può far altro che trovare Sani e sperare che la aiuti. Un viaggio lungo e pericoloso che non può certo affrontare con una neonata/gattina. E chi è l’unica persona di cui si può davvero fidare? Il suo ex Jimmy Sanducci (dhampir ovvero il figlio di un vampiro e una donna). Una storia difficile tra loro: da prima innamorati, poi separati, i sentimenti non sono mai morti ma aver dichiarato al mondo il suo amore per il versipelle non ha certo aiutato.

Tra Jimmy e Sawyer non correva buon sangue. Chiedere a Sanducci di custodire la figlia di Sawyer sarebbe stato divertente come chiedere al capo un aumento subito dopo aver distrutto l’automobile della ditta. – Ci dev’essere un modo più facile.
– Nella tua esperienza, Lizbeth, c’è mai un modo più facile?
– No.

Inizia così un complicato viaggio per Liz e i suoi amici, primo fra tutti Luther:

Giurava di avere diciott’anni, ma avevo i miei dubbi. Alto e allampanato, aveva mani e piedi enormi. Molti Nephilim avevano creduto che l’aspetto impacciato di Luther significasse che era lento e goffo. Invece lui si muoveva con la velocità e la grazia del leone in cui poteva trasformarsi. Luther era un ibrido – generato da un Nephilim e un umano. Essere in parte demone gli dava poteri soprannaturali. Essere più umano che demone significava che poteva scegliere di combattere dalla parte del bene. Molti ibridi lo facevano.

Prima tappa: raggiungere Jimmy che, insieme all’odiata (corrisposta) fata Megan, si trova nelle Badlands per eliminare un nido di Iyas, mostri delle tempeste Lakota, con un appetito che non può essere soddisfatto dal cibo, solo dal sangue.

————-♥————-

Ho trovato questo 4° libro davvero bello. Liz si trova sempre in situazioni terribili, ai limiti dell’emergenza, spesso non sapendo come comportarsi ma avendo dalla sua amici straordinari, più o meno burberi, e risorse che anche lei non sa di avere. Qui, l’introduzione della figlia di Sawyer che si trasforma in gattina è stata un’idea geniale. Liz è una ragazza abbastanza rude, poco femminile e poco avvezza a tutto ciò che è amorevole. Aver a che fare con una bambina, anche se così speciale, risveglia in lei sentimenti e sensazioni che non pensava di avere. Riesce persino ad affezionarsi a lei e per noi lettori il rapporto tra questa dispettosa e adorabile neonata e la rude e tosta Liz non fanno altro che intenerirci e  farci sorridere in più di un’occasione.

C’è chi ha detto che questo libro non ha una trama. In realtà la storia c’è ma è chiaramente un libro di transito, che ha il compito di introdurre nuovi personaggi (la bambina, il Vecchio Sani), far progredire i rapporti tra i protagonisti e condurci verso il prossimo libro con elementi in più. Non l’ho trovato nè inutile, nè scontato. Ogni volta che leggo un libro della Hadeland è per me una scoperta, un ritrovarmi in un mondo nascosto ricco di elementi interessanti, rapporti veri, personaggi ben costruiti.

Avventura e passione sono gli elementi fondamentali di questa serie, insieme ad un dato per me importantissimo: l’ironia. La Handeland ha costruito il personaggio di Liz Phoenix con un misto di realtà e finzione davvero unico. La ragazza non è un’eroina senza macchia, ne ha più d’una, non è quella sempre sicura di sè, spesso è decisamente spaesata, ma riesce sempre a sdrammatizzare le situazione con un sorriso, a volte amaro a volte dolce, e a salvare il mondo se non con eleganza, almeno con un ghigno sul viso.

lori handeland - baby cat
Una luce lampeggiò così forte che il cielo intero sembrò riempirsene. Tra le mie braccia la bambina si contorse e si agitò. Strinsi la presa, preoccupata che scivolasse. – Shht – sussurrai, sperando di non farla piangere di nuovo. 
Miao, disse lei.
Guardai giù. Adesso avevo tra le braccia un morbido gattino nero.

Serie consigliatissima!

LA SERIE

In Italia siamo in pari con i libri usciti oltreoceano. Al momento sono 4:

- Contro l’apocalisse (Delos, 2011)
La fine può attendere (Delos, 2011)
– La fine verrà (Delos, 2012)
qui la recensione
– Il morso del Caos (Delos, 2013)

Ecco tutte le copertine fin’ora uscite:

Recensione: Il morso del Caos di Lori Handeland (Delos Books)
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LA TRAMA

Ciclo Liz Phoenix, volume 4.

La fine del mondo è ancora una volta in agguato per Elizabeth Phoenix. Alcune settimane fa non aveva avuto altra scelta che uccidere l’uomo che amava. Sawyer era uno sciamano e un mutaforma, uno stregone dal potere incredibile. E adesso ha cominciato a invadere i suoi sogni… nei modi più pericolosi e sensuali che si possano immaginare. Tuttavia, grazie alle visite notturne di Sawyer, Liz ha guadagnato alcuni nuovi poteri paranormali. Ora niente è come sembra, e mentre vaga nel caos della sua nuova vita, le servirà tutto l’aiuto che riesce a trovare dal suo risentito ex-amante Jimmy Sanducci, l’unico uomo con cui si può confidare.

L’AUTRICE

Lori Handeland
Lori Handeland è un’autrice bestseller che con i suoi romanzi è più volte salita ai vertici delle classifiche dei libri più venduti degli Usa. Ha vinto per due volte il Rita Award, assegnato dall’associazione americana degli scrittori di romance. Vive nel sud del Wisconsin con suo marito, due figli adolescenti, e un cane labrador.

Titolo: Il morso del Caos
Titolo originale: Chaos Bites
Autore: Lori Handeland
Editore: Delos Books
Pagine: 281
Prezzo: 14,90


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