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Recensione: Il Q.I. di Cenerentola

Creato il 28 marzo 2014 da Miriam Mastrovito @miriammas
 
Recensione: Il Q.I. di Cenerentola
Titolo: Il Q.I. di Cenerentola Autore: Emerson Marlow Editore: Parallelo 45 Pagine: 162 Prezzo: 12 euro Descrizione: Quattro soldati americani cadono in un’imboscata a Kabul e l’unico che riesce a salvarsi è Cayetano Ramirez. Nel centro di recupero dei reduci, il soldato portoricano incontra Alicia Bennet che lavora come volontaria: Alicia Bennet è la moglie di Paul Bennet, divenuto intanto candidato sindaco di New Orleans.
Presto, dietro allo scontro in battaglia, come purtroppo ce ne sono tanti, si inizia ad intravedere l’ombra del narcotraffico e di ben studiati giochi di potere.
Da qui si snoda tutta la storia di questo action-book, una sapiente ricetta di guerra, intrighi politici e militari, inchieste legali, rivelazioni, sottili giochi psicologici, fino all’inquietante finale.  
L'autore: Emerson Marlow vive attualmente in Italia. Laureato in legge, non esercita la professione ma si dedica prevalentemente alla scrittura.
Viaggia spesso per motivi culturali e turistici, ama la montagna e collabora come recensore di libri in un noto blog sul web.
La mia recensione: Il capitano Paul Bennet è appena tornato dall’Afghanistan e si è candidato a sindaco di New Orleans quando un colpo di pistola, sparato durante un comizio, pone fine alla sua nascente carriera e alle sue velleità di successo. La presenza dell’ex soldato Ramirez, sulla scena del delitto sembrerebbe suggerirne subito la soluzione. L’uomo, infatti, era in Afghanistan sotto il comando di Bennet, ed è proprio costui che accusa per aver perso una gamba durante l’ultima missione. È plausibile che l’assassinio sia frutto di una banale vendetta ma non vi è alcuna prova che le cose siano andate così. Avviate le indagini affiorano nuovi sospetti e le acque in cui si ritrova a nuotare il procuratore Patterson, a cui viene affidato il caso, divengono sempre più torbide. Di certo non si può dire che Bennet non avesse nemici. In realtà più di una persona avrebbe avuto interesse a farlo fuori, per questioni di rivalità politica, per via della lotta al narcotraffico portata avanti in campagna elettorale e, persino, per la sua condotta nella vita privata segnata dall’abuso di alcol e da eccessi di violenza tra le pareti domestiche. Al confine tra detective e spy story, Il Q.I. di Cenerentola si connota come un giallo a sfondo politico per dirimere il quale occorre scavare nel terreno della corruzione, dei traffici illeciti e della connivenza che non risparmia le alte sfere. È fiction che trae ispirazione da una realtà, purtroppo familiare, in cui il confine tra bene e male è decisamente sfocato e la giustizia somiglia sempre più a un miraggio. Se l’idea di fondo non può definirsi del tutto nuova, l’intreccio imbastito dall’autore rivela una certa originalità e, di certo, colpisce per la sua coerenza. Nonostante il mistero intorno a cui ruota e la presenza di una serie di svolte teoricamente in grado di sorprendere e spiazzare, tuttavia, la storia non decolla come ci si aspetterebbe. Le soluzioni ai vari enigmi disseminati sul percorso vengono offerte per gradi ma servite omettendo l’iter di ricerca che conduce alla loro conquista. Il lettore non viene coinvolto realmente nelle indagini e ciò priva di mordente la lettura. I personaggi, inoltre, vengono caratterizzati superficialmente e ciò fa sì che non si riesca ad affezionarsi a loro. Bennet, per esempio, è un personaggio controverso: è vittima di omicidio ma da vivo incarnava piuttosto il ruolo di un carnefice. Uomo integerrimo  secondo l’opinione pubblica, sembra mostrare tutt’altro volto nella vita privata. L’autore mette in tavola una serie di elementi appetibili ma non li sfrutta poiché si limita ad accennare e a lasciare intuire, senza avventurarsi mai sotto la superficie. Stessa cosa vale per gli altri personaggi a cominciare dall’enigmatica moglie della vittima. La donna avrebbe un valido movente per l’omicidio, è scaltra, sa come muoversi nella tana del lupo, possiede tutte le carte in regola per stregare il lettore, eppure resta distante perché blindata rimane la sua psicologia. La mia impressione è che l’opera nel suo insieme risenta dell’eccessiva brevità. Probabilmente un plot così articolato unitamente alla sua carrellata di personaggi complessi e ambivalenti, avrebbe avuto bisogno di maggiore spazio e maggiori approfondimenti per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità. Le premesse affinché rimanessi incollata alla pagina c’erano tutte ma la verità è che ho conquistato l’epilogo a piccoli passi; una lettura godibile ma non entusiasmante come speravo.

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