Ciao
a tutti, amici. Dopo quasi una settimana, una nuova recensione. E,
questa volta, di non proprio un romanzo qualsiasi. Attendevo "Il
richiamo del cuculo" da quest'estate: l'ho comprato, l'ho letto e l'ho
amato fino alla fine. J.K Rowling non imbroglia, no: cambia nome, ma
non rinuncia alla sua impressionante bravura nemmeno questa volta. Da
leggere e da scoprire. Le mie cinque stelline non gliele nega nessuno anche se, per dovere di cronaca, penso che "Il seggio Vacante" mi abbia lasciato un segno più indelebile. Ma sapete come sono: io adoro le cose tragiche e, fortunatamente, questo romanzo mi ha lasciato una sensazione opposta; diversissima. Buona lettura e buon pomeriggio, M.Quando si è giovani e belli si può essere molto crudeli. Titolo:
Il richiamo del cuculo Autore: Robert GalbraithEditore:
SalaniNumero
di pagine: 550Prezzo:
€ 16,90 Data
di pubblicazione: 4 Novembre 2013Sinossi:
Il
primo caso per Cormoran Strike in questo romanzo di esordio di Robert
Galbraith, pseudonimo di J.K. Rowling, autrice della serie di Harry
Potter e de "Il seggio vacante". Londra. È notte fonda
quando Lula Landry, leggendaria e capricciosa top model, precipita
dal balcone del suo lussuoso attico a Mayfair sul marciapiede
innevato. La polizia archivia il caso come suicidio, ma il fratello
della modella non può crederci. Decide di affidarsi a un
investigatore privato e un caso del destino lo conduce all'ufficio di
Cormoran Strike. Veterano della guerra in Afghanistan, dove ha perso
una gamba, Strike riesce a malapena a guadagnarsi da vivere come
detective. Per lui, scaricato dalla fidanzata e senza più un tetto,
questo nuovo caso significa sopravvivenza, qualche debito in meno, la
mente occupata. Ci si butta a capofitto, ma indizio dopo indizio, la
verità si svela a caro prezzo in tutta la sua terribile portata e lo
trascina sempre più a fondo nel mondo scintillante e spietato della
vittima, sempre più vicino al pericolo che l'ha schiacciata. Un page
turner tra le cui pagine è facile perdersi, tenuti per mano da
personaggi che si stagliano con nettezza. Ed è ancora più facile
abbandonarsi al fascino ammaliante di Londra, che dal chiasso di
Soho, al lusso di Mayfair, ai gremiti pub dell'East End, si rivela
protagonista assoluta, ipnotica e ricca di seduzioni. La recensioneChiudo
gli occhi e immagino. Inizio a vedere. Una stanza buia, piena di
libri polverosi che toccano quasi il soffitto; un tavolino basso su
cui una tazza di té bollente getta tutt'intorno sbuffi caldi che
sanno di zucchero, arancia e cannella; due occhi mai stanchi che
illuminano un foglio e le infinite traiettorie della penna.
L'ispirazione è arrivata con il crepuscolo fuori. Non vediamo il
viso dello scrittore, solo lo schienale di una poltrona color malva -
sobria, elegante, comunissima. Una vestaglia di ciniglia contro
l'aspro freddo londinese, il fantasma di una pipa che non c'è:
perché, nei noir, il fumo ha il suo fascino; nel quotidiano –
invece – uccide. Il fumo, come la fama. Messi ad asciugare accanto
ai piedi leonini della poltrona, un paio di stivali zuppi d'acqua e
fango, testimoni di una gita nel parco all'avventurosa ricerca di
idee. Quella sera, la Città aveva il suono di un concerto rock.
Cantava di modernità, traffico intenso e luci che non si spengono
mai: lo stridere dei freni a tamburo faceva da batteria, i leggeri
tonfi delle auto sui dossi artificiali da grancassa, il frusciare
delle foglie secche da chitarra, la foschia che si alzava piano da
immancabile ghiaccio secco. Lo scrittore, seduto su una panchina con
un trench antracite, aveva aspettato al gelo, in solitudine, fino a
quando il freddo pungente non si era deciso ad esplodere in una
piccola tempesta di neve. E fino a quando, come le vetrine di un
centro commerciale nel giorno di Natale, non si erano accese le luci
del lussuoso condominio affacciato sul parco. Riflettori puntati
sulle cucine, i salotti e le esistenze di attori inconsapevoli, alle
prese con il copione più difficile e imprevedibile: quello che la
gente saggia chiama vita. Sono come pesci tropicali in un
immenso, gigantesco acquario suburbano e, a loro insaputa, una
persona appunta da giorni, su un taccuino, i loro peculiari
corteggiamenti, le loro liti e i loro riti, i loro drammi, le loro
ordinarie storie d'amore e le loro inquietanti storie di violenza
domestica. Lo scrittore non ruba nulla, no: lui prende semplicemente
in prestito, come ha fatto con altre storie e con altri nomi, una
vita fa. Si volta e – colpo di scena più grande di quello
contenuto nel finale di Psyco o I soliti sospetti –
quel lord inglese con la sua tazzina di porcellona e il suo cappotto
pesante si rivela essere una lei. J.K Rowling, la sola e unica: mamma di Harry Potter,
di tre figli e di generazioni di lettori ormai cresciuti, ma sempre
affezionati a lei, come se il tempo non fosse passato. La donna che
riuscirebbe a rendere avvincente anche un elenco del telefono; la
sola che farebbe di un incalzante e sicuro best-seller anche la lista
della sua spesa e di ammorbidente, dentifricio, pane, acqua e verdure
da acquistare gli ingredienti di un accattivante mistero grande
quanto il mondo. Lei è zia J: la mia adorazione per lei è l'unica
cosa, forse, a non essere un mistero per nessuno. Ho cercato il suo
nuovo nome e il suo nuovo romanzo tra gli scaffali; l'ho accarezzato
nel breve tragitto tra il reparto libri e le casse e, ancora, nel
meno breve tragitto tra la stazione e il mio appartamento; mi ci sono
fatto, insieme, anche una foto ricordo. L'ho venerato come un buon
cristiano, probabilmente, farebbe con una copia della Sacra Bibbia,
e con una copia della Sacra Bibbia autografata. Storia vera, giuro.
Tanta adorazione non è stata buttata alle ortiche: l'avevo riposta,
sin dall'inizio, in ottime mani. In mani di cui mi fido ciecamente.
Perché, che si chiami Robert Galbraith o Giovanni Esposito, Nicolas
Sarkozy o Jane Doe, lei è sempre lei. Classe allo stato puro. Dopo
il meraviglioso Il seggio vacante,
in Il richiamo del cuculo fonde
insieme, con la sua maestria senza uguali, la magia del racconto e
l'arte dell'indagine. Torna con un intrigante pseudonimo maschile e
con un giallo con la lettera maiuscola: struttura dalle linee che più
classiche non si può, stile impeccabile, intreccio sinuoso,
personaggi credibili ed incredibili al tempo stesso. Pieno di
autentica bellezza, limpida grazia e fumoso charme anche nella
tragedia, anche nella morte. Non c'è sangue, non ci sono sudate
corse a perdifiato o sparatorie da gangster, non ci sono figure che
rinunciano facilmente al loro aplomb – nemmeno in caso di omicidio
doloso. Lula Landry - ventitrè anni vissuti da bellissimo angelo
dalla pelle coloro cappuccino - finisce i suoi giorni sulla terra
perdendo la sua polvere fatata e schiandosi al suolo senza più le
sue ali di seta pregiata a mantenerla a una spanna dal suolo, lontana
da fan asfissianti, paparazzi inopportuni, parenti serpenti, viscidi
opportunisti. Cade dal cielo e, leggera come una piuma, non fa
rumore: un tappetto di neve attutisce il rumore, non l'impatto. Muore
sul colpo, con addosso il suo vestito nuovo. I flash, per l'ultima
volta, le illuminano il viso: Lula non sorride. Un magico filo di
serendipità conduce il lettore alla scena successiva, ricordando a
tutti che, anche se nascosta sotto falso nome, la Rowling è ovunque.
Il richiamo del cuculo
ha, infatti, un fascino tutto femminile; un ritmo che sembra una
danza. A condurti è una lei che potrebbe portarti anche in capo al
mondo, se solo volesse. Ci sono sfilze di particolari a cui noi
uomini non faremmo mai caso, e tutti prendono magicamente vita sotto
i nostri occhi. Ricchezza, salotti lussuosi, palazzi antichi, strade
buie, gossip che uccidono. L'autrice porta al banco degli imputati un
mondo intero, oscuro per quanto sfavillante, e mette alla berlina un
sistema che sempre ispirerà repulsione e fascino. Come il lettore
comune, anche la Rowling lo condanna, pur essendone visibilmente e
irrimediabilmente affascinata: quasi fosse una gazza ladra che, senza
pensarci, si fionda sul primo luccichio avvistato. Un gioiello,
forse. O forse una tagliola in cui lasciare le penne. Lula – come
Marilyn, Amy, Whitney – è il simbolo della desolante solitudine
del vincente. Tutti che la vogliono, nessuno che le vuole bene per
davvero. Riempie di una sottile tristezza - anche se non ha una voce
sua, non più – e, grande personaggio “in assenza”, riportata
in vita dalle voci, dai racconti e dai rumors
più disparati, sembra condurre le indagini camminando, sui suoi
invisibili tacchi alti, accanto agli straordinari protagonisti: per
vedere se le lacrime macchiate di rimmel del suo sregolato e fragile
fidanzato - un riuscito e originale incrocio tra Kurt Cobain e Johnny Depp - siano reali; per sentire ancora l'adorazione nelle parole di
un fratello adottivo in cerca di giustizia e di un simpatico amico
stilista; per cercare le sue radici perdute. Tutti sono colpevoli,
tutti sono innocenti. Le tante, ma impercettibili sfumature tra
innocenza e colpa sono difficili da cogliere, mai come in questo
caso. Io potrei riassumere l'intera trama qui, in appena due parole.
Onestamente, infatti, questo intreccio che si dipana per cinquecento
pagine e oltre potrebbe essere mostrato senza troppo sforzo in appena
quaranta minuti di un poliziesco alla TV. Eppure, sarebbe un errore
mortale ritenere questo romanzo dal titolo sfuggente un giallo come
tanti. Eppure, saltando le sontuose descrizioni e i miliardi di
dialoghi a piè pari, vi perdereste tutto il resto. Un
resto frastagliato, dinamico,
palpitante, irriverente e mordace. Favoloso. L'esperienza più bella
in assoluto è stata conoscere Cormoran Strike: la sgraziata,
ingombrante, incredibile e impresentabile nemesi di La
signora in giallo, Sherlock
Holmes, Poirot. Non ha nemmeno i tratti orientali del Detective Conan,
disegnato da un abile fumettista giapponese: lui, casomai, è un
bozzetto di Picasso. Soprattutto, non ha pareti piene zeppe di foto
di cadaveri sanguinanti, nel suo piccolo studio che profuma
disgustosamente di deodorante al lime: ci sono un sacco a pelo, un
bollitore, un set di tazzine spaiate, uno zaino che – dalla zip –
vomita vecchie cravatte, camicie sporche, cicche di sigaretta. Ha la
sua personalità; è la sua casa improvvisata. Con il suo brutto nome
e il suo brutto aspetto, Strike è uno dei personaggi più belli e
completi incontrati da alcuni mesi (o anni?) a questa parte. Ogni
Sherlock ha il suo Watson, poi; ogni Batman ha il suo Robin. E lei si
chiama così, Robin: adorabile, gentile, trasognata e piena di
risorse, sembra la protagonista di un brillante chick-lit. La Andrea
Sachs di Il diavolo veste Prada con
un brillante all'anulare, coraggio da vendere e un lavoro precario
come segretaria che la spaventa e la esalta in egual misura. Questa
strana coppia regala costantemente sorrisi, dal momento del loro
imbarazzante primo incontro fino al toccante e delicato congedo:
complici, professionali, rispettosi. Quasi amici, quasi. Il
richiamo del cuculo ha
la scorrevolezza e la leggiadria del Joyland
di
Stephen King, lo svolgimento perfetto di un giallo in piena regola,
personaggi che impari a chiamare per nome come fossero tuoi amici, o
nemici, di sempre. E' grande e funzionale in tutto, senza mezze
misure. La prova "inchiodante" è contenuta alla fine, come accade per
ogni mistero che si rispetti: lo chiudi e sai
che
è un libro da leggere, consigliare, regalare. Te lo suggerisce il
sorriso vagamente ebete che ti è spuntato in faccia nel frattempo.
Mentre, alla stazione, vedi il treno partire – lo stesso treno che
ti ha portato per sette volte a Hogwarts e, lo scorso anno,
nell'inospitale e bella Pagford – e vorresti egoisticamente che
questo ambiguo e imperdibile viaggio per Londra iniziasse da capo,
senza nemmeno fare tappa per casa tua. Aspetto un altro treno, aspetto un
altro caso: prometto. Aspetto di conoscere un altro volto ancora di un'autrice
che sempre saprebbe reggere il confronto con i nomi più grandi:
questa J.K Rowling, mai così vicina all'immensa Agatha Christie, è
un'esperienza da non perdere. Garantito.Il
mio voto: ★★★★★ Il
mio consiglio musicale: Lady Gaga - Paparazzi (Piano Version)
Le mie parole d’acqua di Maria Luisa Mazzarini Edizioni Divinafollia, Caravaggio, 2015 Recensione di Lorenzo Spurio “Le mie parole d’acqua” (2015) Dopo Lantern...
Leggere il seguito
Buon pomeriggio a tutti!!Eccoci qui con una nuova puntata della rubrica "Spazio emergenti" “FLAMEFROST L’ultimo respiro” di Virginia RainbowCasa Editrice:...
Leggere il seguito
Buon pomeriggio amici lettori. Giugno è concluso e io mi appresto a leggere un altro libro. Il libro che ho appena inziato è "Harry Potter e il calice di fuoco".
Leggere il seguito
È triste dover constatare che ciò che va di moda, ciò che il pubblico cerca e gli editori scelgono di portare sugli scaffali veicola comportamenti da...
Leggere il seguito
Buon pomeriggio, cari lettori! ^^Oggi sono qui per con un appuntamento speciale di "Quattro chiacchiere e un caffè con...", rubrica di interviste e curiosità.
Leggere il seguito
È facile capire – passeggiando per i Colli Euganei – il motivo che spinse il Petrarca a stabilirsi ad Arquà (nel 1860 fu aggiunto il nome del Petrarca), un...
Leggere il seguito
I braccialetti non sono solo un semplice accessorio: rappresentano un tocco personale che completa un outfit e riflette il tuo stile. Per occasioni speciali,...
Leggere il seguito