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[Recensione] Il Richiamo della luna oscura di Maurizio Vicedomini

Creato il 07 marzo 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Il Richiamo della luna oscura di Maurizio VicedominiTitolo: Il Richiamo della luna oscura
Autore: Maurizio Vicedomini
Editore: GDS
ISBN: 9788867820269
Anno: 2012
Formato: libro, disponibile in eBook
Lingua: italiana
Numero pagine: 192
Prezzo: € 12,00
Genere: Fantasy

Book Trailer: QUI
Voto: [Recensione] Il Richiamo della luna oscura di Maurizio Vicedomini

TramaEppure la luna oscura, ogni notte, lo chiamava. Gli sussurrava di strade segrete e sentieri dimenticati che l’avrebbero ricondotto finalmente a casa. Brillava nel suo tetro splendore, invogliandolo a viaggiare a lume di stelle, mentre il resto del mondo vagava su sentieri di sogni. E lui, ogni volta, si era lasciato soggiogare da quella voce, dalla speranza.

Garrett è un giovane che vive di espedienti, oltre che del lavoro dei campi. Inseguito e malmenato da Jeff e Robert che l’hanno colto in flagrante a rubare nella loro proprietà, è testimone di qualcosa di inaudito. La luna ha preso a ruotare su se stessa, mostrando a poco a poco il suo lato oscuro, la faccia che non si vede. Nello stesso momento il ragazzo si trova proiettato in un’altra dimensione. Tutto è cambiato, non riconosce i luoghi dai quali proviene e nei quali dovrebbe trovarsi. Lui stesso è cambiato. Non solo la luna, ma anche il resto mostra il suo lato nascosto. Sono mutate anche le regole che reggono il tutto, sempre che esistano ancora. Solo a una cosa pensa il ragazzo: tornare a casa, costi quel che costi.

Recensione: In prima battuta ho ragionato sul rischio corso dall’autore nel modo in cui ha confezionato le storie qui raccolte: la narrazione è piuttosto frammentaria, i fatti raccontati di capitolo in capitolo contengono cesure, spezzature che sulle prime provocano smarrimento. Proseguendo nella lettura ed entrando in profondità nelle vicende narrate, si capisce che Il richiamo della luna oscura non poteva essere scritto in modo diverso. Sono, infatti, proprio i salti temporali a trasmettere nel lettore il senso di disorientamento di Garrett nel trovarsi imprigionato al di fuori di qualunque confine, a creare la forte suggestione che compenetra il tutto: quello che non ci viene narrato possiamo intuirlo con agio. Non risultano sufficienti il nome di una località o una direzione a garantirgli un punto fermo, il possesso di un centro. Non ha la più pallida idea della strada da seguire per raggiungere la meta prefissata: il ritorno a casa. A conti fatti si scorgono alcuni tratti in comune con il patto della Viverna (QUI recensito): e cioè lo spaesamento sia del protagonista sia del lettore. Nessuno dei due sa bene cosa stia accadendo, e per quale alchimia ci si trovi proiettati in un non luogo, privo com’è di confini spazio temporali definiti. Se nel Patto della Viverna il dolore dei protagonisti viene in un primo momento messo da parte dal progetto di vendetta, qui lo sconcerto e lo smarrimento iniziali vengono esorcizzati e mitigati dal senso del viaggio, dalla smania di ritorno di questo novello Ulisse.

Da una parte il desiderio del ritorno alle proprie radici rappresenta una forte ribellione al cambiamento avvenuto,  dall’altra sia Garrett sia il lettore intuiscono tra le pieghe il senso di una nuova libertà appena acquisita. Tutto dipende da come reagirà Garrett: si opporrà al cambiamento o cercherà di farne parte, di trarne frutto? Il Garrett che abbiamo conosciuto nelle primissime pagine era assai immaturo e inaffidabile rispetto a colui che cominciamo a conoscere di avventura in avventura. Pare quasi intriso di un nuovo DNA del quale è inconsapevole, si è rivestito di un’altra natura che non si sarebbe mai detto gli potesse appartenere.

Garrett sta divenendo il perno di questo mondo parallelo, vera chiave di volta. Scivolando dall’universo da cui proviene, verso uno con differenti e inafferrabili regole, è uscito da un antro che lo imprigionava, da un se stesso immaturo e immobile. Garrett è l’emblema della ribellione, non però al cambiamento, ma a ciò che gli sbarra la strada. Il viaggio di ritorno è orientato verso il cambiamento, la maturazione. Il luogo al quale intende tornare evidentemente non sarà lo stesso, perché saranno mutati gli occhi che lo vedranno.

Pagina dopo pagina ci si avvicina alla parte focale di questo romanzo a racconti. Garrett si trova coinvolto in una battaglia feroce, nella quale i soldati vengono dispersi e affrontano la carneficina come pedine su una scacchiera che si materializza nel gioco di un Barone e di un Duca, i quali non si trovano fisicamente sul campo, ma allungano il loro occhio e le mani muovendo i vari pezzi, di strategia in strategia.

Ne il patto della Viverna (pensiamo solo alla sorte di Sezarius) pur se in maniera meno esplicita, si intuiva la presenza di una scacchiera dello stesso tipo, nella quale i giocatori erano pedine inconsapevoli di un gioco più grande:

 Sono gli eventi a muovere le pedine, o le pedine a generare gli eventi?

A un certo punto le parti si invertono, le pedine si armano contro colui o coloro che le spostano. A ben vedere anche il Barone e il Duca, nelle mani dell’autore, sono delle pedine da muovere sulla scacchiera che è il romanzo. Il Barone e il Duca sembrano (o almeno uno dei due) talmente succubi e dipendenti dalla partita da non avvedersi di quanto la trascende.

Oltre la scacchiera, il gioco, la strategia c’è di più: il destino che può trovarsi nelle mani delle pedine, tant’è che esse non sono prive di responsabilità o colpa se non ne approfittano come potrebbero o dovrebbero. Si pensi solo al caso di Lyala, massacrata senza che nessuno dei suoi amici provasse anche solo a difenderla. Queste le parole di Garrett:

Avete lasciato che vi strappassero la vostra libertà. L’avete accettato, avete abbassato il capo, gli avete concesso di prendere l’unica cosa che conta.

Frase terribile e attuale se pronunciata qui, ora, nella nostra dimensione.

Questa è la lezione fondamentale imparata da Garrett nel corso del suo girovagare, lezione che è già la risposta a una domanda fondamentale: chi realmente vi sia dietro la partita, chi sia il vero demiurgo, a chi appartenga l’occhio che guarda, da cui originano tutte le cose.

Lo scopriremo verso le ultime pagine, e sarà sorprendente, tanto per lui quanto per noi, perché cadrà un velo che fino alla fine abbiamo avuto posato sugli occhi.


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