Titolo: Il veleno del cuore
Autore: Barbara Risoli
Editore: 0111 Edizioni
ISBN: 9788863071269
Numero pagine: 160
Prezzo: € 12,70
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Trama:
Siamo nell’estate del 1788 nella Francia pre-rivoluzionaria, messa a dura prova da un rigido inverno e in attesa del giorno dell’assemblea degli Stati Generali che precederanno la presa della Bastiglia. I protagonisti sono Eufrasia, figlia del conte Xavier des Fleuves facente parte dei fisiocratici sostenitori del cambiamento, e Venanzio, un assassino prezzolato dal torbido passato. A seguito del mancato matrimonio della ragazza, i due si incontrano e tra loro viene a crearsi un saldo legame dai risvolti inquietanti che mette in luce i loro animi senza scrupoli e disposti a tutto per se stessi a scapito degli altri. La richiesta di Eufrasia di inscenare il proprio omicidio per evitare il convento e l’esecuzione del servizio da parte del bandito porta entrambi a cambiare identità celandosi nel cupo scenario della Francia in fermento, in ginocchio sotto la neve incessante dell’inverno 1788. A questo punto la storia si articola tra Nanterre, piccolo borgo vicino a Versailles, e la Bretagna, terra d’origine dei protagonisti. Eufrasia diviene la Vedova, donna sempre celata in un lutto stretto, abile giocatrice d’azzardo e contrabbandiera che arma la rivoluzione incombente. Venanzio si spaccia per il duca Stolfo Rues di un casato inesistente. Una serie di coincidenze li fa incontrare nuovamente, mentre l’amore di entrambi viene svelato lentamente in un timore reciproco del rifiuto. Ma le promesse sono promesse…
Recensione:
Quella della Rivoluzione è una della pagine più affascinanti della storia della Francia, per quanto sanguinaria; i frutti della conoscenza scientifica cominciano a far notare il loro effetto in un’epoca che fino a pochi decenni prima viveva nel terrore della stregoneria e della superstizione, ed è una fase di passaggio, un pittoresco tempo a metà strada tra antico e moderno. Un non-luogo ideale in cui ambientare un racconto, un noir romantico, una storia d’amore a tinte fosche ambientata tra borghi e periferie.
Ecco: niente di tutto questo.
Ero partito con le migliori aspettative, credendo di trovarmi davanti a descrizioni di come si viveva all’alba della grande Rivoluzione e di panorami suburbani, ma per la maggior parte non ho trovato che interminabili serie di dialoghi sempre seguiti da verbi del dire e gerundi, con pochissima introspezione psicologica: forse sarebbe stato più apprezzabile come testo teatrale, che mette in scena anche un certo elemento visivo. Più nel dettaglio, la trama è complessa, offrirebbe molti spunti per descrizioni, introspezioni e magari anche digressioni storiche, data l’epoca in cui si svolge; invece personaggi e scenari sono finalizzati esclusivamente alla conversazione continuata, e nella maggior parte dei casi più che un racconto si ha l’impressione di avere per le mani una lunga catena di botta e risposta, appesantita ulteriormente dai continui verbi tipici del parlare ribaditi ad ogni battuta che creano un effetto cacofonico per tutta la struttura. Un altro punto a sfavore dello sviluppo della trama è il fatto che raramente le emozioni dei personaggi siano descritte con un minimo approfondimento: di solito ci si limita a qualche scarno gerundio o a un accumulo di avverbi in -mente, ed è davvero difficile cercare di seguire il filo della storia con tali premesse.
Purtroppo anche l’editing trascurato ha contribuito a rendere ancora meno scorrevole l’intera opera: agli errori di battitura si sommano i trattini del discorso diretto a volte brevi (-) e a volte auto formattati (–), la terza persona singolare maiuscola del verbo essere è sempre rigorosamente nella forma apostrofata (E’) e mai canonica (È), talvolta saltano gli spazi e la punteggiatura, e in alcuni punti perfino le stesse parole vengono utilizzate in maniera non esattamente consona (un esempio per tutto può essere il caminetto “schioppettante” che perfino Word mi segnala scorretto).
Ho tentato più volte di chiudere un occhio, sapendo di essere decisamente insopportabile quando comincio a fare troppo il puntiglioso, e di concentrarmi solo sulla trama in sé; ma anche su questo versante è stata un’impresa ardua, ed è un peccato, perché l’idea narrativa poteva essere davvero intrigante.
In sostanza, ottime potenzialità storiche, ma approfondimenti e sviluppi messi troppo in secondo piano.





