Titolo: Il vento soffia da solo
Autore: Lorenzo di Silvestre
Editore: Ciesse
ISBN: 9788897277927
Num. Pagine: 160
Prezzo: 15.00€
Voto:
Trama:
Danilo è arrivato ad un punto in cui può dire di avere tutto quello che ha sempre desiderato nella sua vita: un lavoro che gli piace e che ha sempre voluto, una bella famiglia unita, a volte anche fin troppo, e un’amica dalla quale non si separa praticamente mai. Tutto sembra andare per il verso giusto quando incontra Rocco, un ragazzo gentile ed educato, che si innamora di lui. A volte però, ci diamo letteralmente la zappa sui piedi, e ben presto Danilo dovrà fare i conti con le conseguenze delle sue azioni.
Recensione:
Questo libro è un po’ volgare. Non che si tratti di un romanzo scurrile o indecente, assolutamente, volgare è inteso nel più atavico dei termini: per il volgo.
Il vento soffia da solo è un’opera molto semplice, una trama lineare, chiara e perfettamente capibile che non presenta troppi scossoni, se non qualche sporadico colpo di scena per insaporire un po’ la trama tutto sommato banale, anche se non scontata.
Abbiamo un protagonista che definire ottuso è un complimento, indisponente e anche un po’ egocentrico, che commette un errore dopo l’altro. D’accordo che errare è umano, e soprattutto con i numeri, soprattutto in un ambiente abbastanza importante, ma santo cielo, è in grado di farsi licenziare per aver ordinato un numero spropositato di stoffe, una cosa in cui si dovrebbe prestare un minimo di attenzione, no? Sinceramente non ho trovato ingiusto il suo allontanamento, non so bene se questo suo carattere remissivo e distratto fosse un espediente per intenerire il lettore, ma di certo risveglia piuttosto una certa acidità nei suoi confronti.
Lui, così come la sua “migliore amica”, un personaggio un po’ sconclusionato che ricalca velatamente un tiranno, una ragazza che di simpatia ne suscita veramente poca coi suoi comportamenti, pretenziosa e isterica, che invece di porgere una spalla su cui piangere si arrabbia come una pterodattila (???) e manda a quel paese Danilo nel momento in cui avrebbe bisogno di conforto, e perché? Perché è gelosa di un ragazzo con cui ha parlato un’unica volta in vita sua.
Il romanzo effettivamente presenta alcune falle nell’intreccio, comportamenti che fanno strabuzzare gli occhi, non perfettamente capibili secondo una logica umana, nervosismi che esplodono in un attimo, permissività assolutamente inconcepibili, che rendono il tutto un po’ surreale, che necessita di un’interpretazione fantasiosa.
Le figure retoriche non sono troppe, ma sono molto italiche, che si rifanno ad una società piena di pailettes di plastica lucente, sono grossolane e a volte imbarazzanti, terra terra, conformate molto spesso al mondo della televisione, e questo mi riporta alla lettura volgare, più per chi conosce bene i personaggi dello spettacolino piuttosto che un vero e proprio cosmopolitismo. Il linguaggio è semplice, quasi adolescenziale, anche se i paragrafi sono spesso inframmezzati dai pensieri del protagonista che disturbano più che far immedesimare, superflui, persino ingenui, con ripetuti Che dolceeeeeeeee!!! che a dirla tutta fanno veramente inorridire.
Il vento soffia da solo è un’opera leggera, un po’ trash e un po’ nonsense, consigliata a chi voglia riempire un buon pomeriggio senza impegnarsi troppo.