Domani (19/09) esce in Italia il romanzo d’esordio di Jessica Brockmole per la Casa Editrice Nord, grazie alla quale ho avuto la possibilità di leggere, con un pò di anticipo il libro, e incontrare ieri a Milano l’autrice americana.
E’ stato il classico esempio di colpo di fulmine, ho visto la copertina di questo libro e ho pensato che dovevo leggerlo. Così ho iniziato a scoprire questo romanzo sapendo solo poche notizie:
- la copertina è stupenda (quell’azzurro malinconico e i caratteri romantici del titolo mi hanno conquistata);
- si parla di una storia d’amore.
Lo so, non è tanto e, in aggiunta, difficilmente leggo romanzi così spiccatamente sentimentali. Tutto questo potrebbe sembrare un’apocalisse annunciata, e invece ancora una volta devo ringraziare l’istinto, grazie al quale ho scoperto, nel tempo, autori e libri che altrimenti avrei, erroneamente, scartato.
La sorpresa iniziale è stata quella di trovarmi davanti ad un romanzo epistolare: tutto ciò che il lettore trova è filtrato attraverso le personalissime visioni dei protagonisti, sono quindi esclusi i dialoghi e gli accadimenti in tempo reale. Viviamo a posteriori gli eventi e le situazioni o con anticipazione quando vengono, ad esempio, concordati incontri.
Ecco come immagino Elspeth.
La seconda cosa da considerare è l’epoca in cui si svolgono i fatti. Ci troviamo davanti ad una storia dentro la storia. I protagonisti sono Elspeth e David, scozzese lei americano lui. Assistiamo alla nascita dei loro sentimenti, avvenuta durante la Prima Guerra Mondiale quando lui è entrato, quasi casualmente, in possesso di un libro di poesie di lei (all’epoca difficilmente i libri Britannici arrivavano negli Stati Uniti e il suo, in particolare, non era distribuito oltreoceano). Il presente della storia, invece, è quello del 1940 proprio all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Qui, le voci che ascoltiamo sono quelle della figlia di Elspeth, Margareth e del suo innamorato Paul. Durante la lettura scopriremo cosa è successo tra il 5 marzo 1912 (data della prima lettera) e il 4 giugno 1940, quando iniziamo a seguire le vicende attraverso gli occhi della ragazza.
Questo è il “mio” David (nella foto: Charles Best).
Non svelerò molto altro della trama di Novemila giorni e una sola notte perché il romanzo è strutturato come un mystery dove man mano che la lettura prosegue si verranno a conoscere tutti i personaggi, il loro passato, i loro desideri, le loro difficoltà e soltanto alla fine sarano svelati tutti i misteri che circondano questa storia. Durante la lettura ho anche avuto il dubbio che si trattasse di lettere vere, che i personaggi siano realmente esistiti tanto i personaggi sono stati ben tratteggiati.
Poter incontrare l’autrice (sto confezionando il video, un pò di pazienza e ci vedrete!), poi, mi ha dato la possibilità, oltre che di sommergerla di domande, di capire meglio come sono nati il romanzo, i personaggi e l’ambientazione. Jessica mi ha detto di essere rimasta notevolmente affascinata quando durante un viaggio in Scozia approdò sull’Isola di Skye (N.B. il titolo originale del libro è Letters from Skye ovvero Lettere da Skye) dove ebbe come una visione di una donna che passeggiava sulla spiaggia e attendeva, poi l’immagine di un giovane, lontano ma legato sentimentalmente a lei. Ha iniziato a scrivere questo libro nella solitudine e con la complicità del buio, di notte prima di far uscire allo scoperto questa storia.
In particolare mi ha colpito il ruolo di un personaggio che è secondario ma del tutto fondamentale per la storia: Margareth, la figlia di Elspeth. L’autrice, alla mia osservazione, ha sorriso, rivelando che questo personaggio è nato in una fase successiva alla prima stesura che vedeva lo scambio epistolare solo tra Elspeth (che nel libro viene affettuosamente rinominata Sue) e David (Davey) perché si è accorta che mancava qualcosa, una parte della storia doveva essere ancora rivelata e sarebbe stata proprio lei a farlo.
La magica Isola di Skye (Scozia, GB)
Jessica mi ha raccontato anche di essere molto affascinata dal periodo storico inerente la Prima Guerra Mondiale dove la tecnologia di oggi non era nemmeno immaginabile e la vita, l’amore e la morte delle persone era spesso legata alla parola scritta. Periodo storico che farà da sfondo anche al prossimo libro su cui sta lavorando con l’editor americano.
In conclusione, posso dirvi che Jessica Brockmole tesse la trama di questo romanzo come le nonne tessevano la tela: lentamente e con amore. Dalla lettura capiamo il bene che l’autrice ha voluto a questi due personaggi che vivono una situazione complicata, non dovendo combattere solo contro la lontananza (già di per sè un’intralcio), ma anche contro la Grande Guerra, che ha coinvolto in battaglia tutti i paesi del mondo, inclusi gli Stati Uniti seppur distanti dal fulcro centrale in Europa.
Novemila giorni e una sola notte non è solo romantico, come viene spesso descritto, ma all’interno si trovano molti sentimenti. Se vi aspettate di leggere un libro tutto rose e fiori avete sbagliato romanzo, in questo troverete paura, malinconia, amore, affetto, struggimento, tenerezza. Il tutto condito con pizzico di follia, quando tutto quello che si può avere contro c’è ma non è sufficiente a far sgretolare le basi di un amore più forte delle malelingue, della famiglia e persino della guerra.
Consigliato!
LA TRAMA
Non sa perché Elspeth, sua madre, si sia sempre rifiutata di rispondere a qualsiasi domanda sul suo passato, limitandosi a mormorare: «Il primo volume della mia vita è esaurito», mentre gli occhi le si velavano di malinconia. Eppure adesso quel passato ha preso la forma di una lettera ingiallita, l’unica che Elspeth ha lasciato alla figlia prima di andarsene da casa, così, improvvisamente, senza neppure una parola d’addio. Una lettera che è l’appassionata dichiarazione d’amore di uno studente americano, David, a una donna di nome Sue. Una lettera che diventa, per Margaret, una sfida e una speranza: attraverso di essa, riuscirà infine a svelare i segreti della vita di sua madre e a ritrovarla?
Come fili invisibili, tirati dalla mano del tempo, le parole di David conducono Margaret sulla selvaggia isola di Skye, nell’umile casa di una giovane poetessa che, venticinque anni prima, aveva deciso di rispondere alla lettera di un ammiratore, dando inizio a una corrispondenza tanto fitta quanto sorprendente.
La portano a scoprire una donna ostinata, che ha sempre nutrito la fiamma della sua passione, che non ha mai permesso all’odio di spegnerla. La guidano verso un uomo orgoglioso, che ha sempre seguito la voce del suo cuore, che non si è mai piegato al destino.
Le fanno scoprire un amore unico, profondo come l’oceano che divideva Elspeth e David, devastante come la tragedia che incombeva su di loro, eterno come i novemila giorni che sarebbero passati prima del loro incontro…
L’AUTRICE
Jessica Brockmole ha vissuto per diversi anni in Scozia, dove, proprio come la protagonista del suo romanzo, ha scoperto quanto sia difficile mantenere un rapporto a distanza. Attualmente vive in Indiana insieme col marito e due figli. Collabora come critica letteraria per l’Historical Book Review. Novemila giorni e una sola notte è il suo romanzo d’esordio e, prima ancora della sua pubblicazione, si è già imposto in tutto il mondo come un vero fenomeno editoriale.
Potete seguire l’autrice su Facebook, su Twitter o sul suo sito personale.
Titolo: Novemila Giorni una sola Notte
Titolo originale: Letters from Skye
Autore: Jessica Brockmole
Editore: Nord
Pagine: 336
Prezzo: 16,00
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