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Titolo: Shelter Autore: Harlan Coben Editore: L'ippocampo Numero di pagine: 316 Prezzo: € 12,00 Data di pubblicazione: 12 Giugno 2013 Sinossi: L’anno che sta vivendo il quindicenne Mickey Bolitar non potrebbe andare peggio. Dopo aver assistito alla morte di suo padre e al ricovero di sua madre in un centro di disintossicazione, è costretto a vivere con lo zio Myron e a cambiare scuola. Con il nuovo college arrivano anche nuovi amici e nuovi nemici. Per fortuna di Mickey, arriva anche una nuova, grandiosa fidanzata, Ashley. Per un po’ sembra che quel disastro senza fine che è la sua vita stia finalmente migliorando – finché Ashley scompare senza lasciare traccia. Deciso a non perdere un’altra volta una persona importante, Mickey si mette alla sua ricerca e viene così in contatto con un mondo squallido in cui capisce che la sua ragazza, dall'apparenza così dolce e timida, non è affatto quello che dice di essere. E nemmeno lo è il padre di Mickey di cui non si capisce poi se sia davvero morto. Ben presto il ragazzo viene a conoscenza di una cospirazione così spaventosa da far sembrare i problemi della scuola uno scherzo – e lo porta a porsi molte domande sulla sua vita, che fino ad allora credeva di conoscere. La recensione Era bello essere bambini. Era bello passare i pomeriggi alla ricerca di casa infestate, boschi da esplorare, misteri da inventare e sventare, vite immaginarie da costruire su misura per i passanti incontrati per strada. Accadeva così che una realtà grigia, magari per un'estate con troppe nuvole in cielo, lo diventava anche per le ombre di cui noi stessi l'avevamo colorata. Ombre che, anziché spaventarci, divertivano. Ombre che, anziché annoiarci, aguzzavano la fantasia e i nostri fiuti di detective per caso. Crescendo, si viene assorbiti da altro. Le case fatiscenti che ogni cittadina di provincia ha fanno più pena che paura, il fitto dei boschi diventa un covo d'amore per utilitarie dai vetri appannati e registrate a nome di ignari e fiduciosi genitori, le pedalate in bici con gli amici si fanno meno frequenti, le leggende del paese – sotto cui avevamo sempre voluto scorgere un filo di verità – diventano semplici e infondati pettegolezzi. Il bello dei romanzi, tuttavia, è che, talvolta, le cose sembrano fermarsi negli istanti più giusti, più interessanti, più degni di essere condivisi davanti a un falò o alla luce di una torcia elettrica, tra coperte e complicità cameratesche... Shelter, primo capitolo di una serie per ragazzi, mi ha riportato con un sorriso nostalgico a quei momenti: sparizioni e loschi traffici, ottuagenarie spettrali ed enigmatiche, omaccioni alla Men in Black con gli occhiali da sole anche di notte e lo smoking scuro anche se ci sono quaranta gradi all'ombra, anziani che raccontano storie di guerra e bambini che, in mezzo alla neve, lasciandosi alle spalle un treno per l'inferno, seguono una scia di colorati battiti d'ali e, infine, associazioni segrete che danno una mano alla Divina Provvidenza. Tasselli sparsi come tante macchioline: pigmenti sulle ali di una strana e rara farfalla maculata. Ricco di spunti interessanti e con un ottimo colpo di scena, inserito nel momento più imprevedibile, questo è un romanzo simpatico, dinamico, sorprendente, riuscito. E' terreno, realistico. Non ci sono tracce di avvenimenti paranormali o di amori alla melassa propri di ogni racconto adolescenziale degno di questo nome. E' impregnato di una paura che immobilizza e affascina, rendendo avventati, curiosi, coraggiosi. Supereroi con lo zaino in spalle e con un unico potere: quello dell'amicizia. Racconta di un male che colpisce gli innocenti, i più giovani, le ragazze sole e vulnerabili, ma ovunque c'è quell'alone dorato tipico del sogno ad occhi aperti che ogni ragazzino ha fatto nei momenti di consolante ed assidua noia: immaginare di salvare una damigella in difficoltà, di avere una missione importante da compiere, di far parte di una famiglia più complicata ma comunque meno ordinaria, di essere speciali. Mickey Bolitar, il giovane protagonista, vede il mistero in ogni cosa, anche in quelle più piccole. Come un eterno Peter Pan, passato dalle partite a Indovina Chi? a i casi di CSI, è spontaneo, buffo, sincero, ma la sua voce – spesso – è incrinata da una nota di sofferenza. Appena quindicenne, i suoi occhi hanno già visto ogni angolo di mondo e il suo metro e novanta di statura non l'ha protetto dagli scherzi della vita. Quando tutto era finalmente stabile, quando lui e la sua famiglia avevano trovato il posto giusto e colto il momento giusto, un incidente l'ha privato di entrambi i genitori. Il padre è morto sul colpo, schiacciato dalle lamiere di una macchina in fiamme; la madre è morta lentamente, schiacciata, invece, dal dolore e dalla dipendenza. Un dramma forte, dunque - che ha cambiato tutto e tutti - ma trattato con discrezione e grande tatto. Mickey è un ragazzone responsabile e intraprendente: altissimo, imbranatissimo, simpaticissimo. Solo al mondo, vive con uno zio estroverso e sensibile, ex stella del basket, ma della cui complessa personalità sanno più i lettori che lui. Ma questa è tutta un'altra storia, in verità! I suoi compagni d'avventura sono tre e, senza di loro, questo racconto non sarebbe stato così entusiasmante: Ema, Spoon e Rachel. Caratterizzati con grande ironia e intelligenza, tutti insieme sfatano i luoghi comuni e i falsi miti dell'adolescenza. Ema – grande, grossa, apparentemente scontrosa e con un look decisamente dark – ha una simpatia e un'inventiva direttamente proporzionale al suo peso. Praticamente, è il mio nuovo mito. Spoon – magrolino, occhialuto, nerd – è una sfornatore ambulante di aneddoti; una fucina di sapere. Peccato che dica la cosa sbagliata al momento sbagliato e che faccia finire ogni conversazione con una risata o con un'occhiataccia dubbiosa e divertita da parte di chi lo circonda. Rachel, invece, è la bella di turno: liberandosi dai pregiudizi che la vogliono avvenente e stupida come una gallina, userà la sua sensualità come un'arma segreta e la sua capigliatura bionda per nascondere un ingegno fuori dalla norma. E in quanto allo zio di cui vi parlavo prima... il nome Myron Bolitar vi dice qualcosa? Protagonista di una serie di thriller per adulti, adesso passa la staffetta al suo “nipotino”: perché il mistero è di famiglia, in casa Bolitar. I capitoli sono brevi e scorrevoli e sembrano brillare della freschezza e della voglia di fare di un giovane esordiente. Ma no, non è così. Lo scrittore Harlan Coben – noto a livello internazionale e autore verso cui ho sempre nutrito timore e reverenza – è la dimostrazione che non si cresce mai per davvero. Hanno già fatto questo viaggio nel tempo, questo tuffo nelle acque limpide e fresche della gioventù, i maestri del thriller John Grisham e Stephen King. Alle indagini del piccolo Theodore Boone e alle meravigliose avventure di Stand by me e La bambina che amava Tom Gordon, adesso possiamo aggiungere Shelter e i futuri libri che, spero a breve, gli seguiranno. All'autore, come scrive nei ringraziamenti finali, è piaciuto scrivere di questa scapestrata cricca di quindicenni, e a me è piaciuto leggere di loro. E' stato come se i misteri d'altri tempi di Cristopher Pike e di R.L Stine non avessero mai avuto fine per davvero. Il mio voto: ★★★ ½ Il mio consiglio musicale: David Bowie – Rebel Rebel
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