Titolo: Switched.Il segreto del regno perduto
Autore: Amanda Hocking
Editore: Fazi
Pagine: 334
Prezzo: € 18,00
Edizione: copertina rigida
Data di uscita: 20 gennaio 2012
Voto:
Wendy Everly sa di essere diversa dalle altre ragazze, ha scoperto di possedere un potere oscuro che le permette di influenzare le decisioni altrui, un potere segreto che non può rivelare a nessuno. La scuola della piccola cittadina di provincia in cui si è trasferita con la famiglia, le sta stretta, il rapporto con la madre è conflittuale, tutto sembra insopportabile finché una notte si presenta alla finestra della sua stanza il misterioso e affascinante Finn, da poco in città. L’arrivo di Finn sconvolge il mondo di Wendy. Questo strano ragazzo possiede la chiave de suo passato e le risposte sui suoi poteri e rappresenta la porta d’accesso a un luogo che Wendy non avrebbe mai immaginato potesse esistere.
La comune tendenza da parte delle nuove scrittrici di stravolgere personaggi centenari della letteratura tradizionale –fantasy e non-, ha trovato una culla confortevole negli anni recenti, dove reinventare o stravolgere le caratteristiche di fate o vampiri –denaturalizzando le loro identità e trasformandole in creature completamente differenti dai loro originali, di cui conservano solo il nome- ha dato vita ad una gamma di creature improbabili e commerciali.
Che un essere paranormale dalle fattezze umane, con null’altra caratteristica se non quella di avere un potere random ed una leggerissima sfumatura verdacea della pelle –quando si è fortunati- venga chiamata troll, mi risulterà quindi sempre bizzarro, se non paradossale.
Ilare, potremmo addirittura dire, come quando il personaggio maschile di Switched, il libro auto pubblicato di Amanda Hocking, cerca di convincere la protagonista della storia, Wendy, di essere membro della sopraccitata categoria di creature fantastiche prendendo in causa le seguenti peculiarità:
“D’accordo. Pensaci bene, Wendy. Non ti sei mai realmente integrata da nessuna parte. Sei iraconda. Sei molto intelligente e hai gusti difficili a tavola. Odi portare le scarpe. I tuoi capelli, per quanto belli, sono praticamente indomabili. Hai occhi e capelli bruni.”
La consapevolezza che l’avere capelli impossibili e gusti alimentari difficili renda automaticamente dei troll, dovete sapere, mi ha aperto una finestra sulla mia vera identità. Lamento dalla nascita simili sintomi, accompagnati da polemiche frequenti, irascibilità e attitudine a smontare alcune patacche editoriali. Come questa, che, avrete capito, non mi è piaciuta.
Switched, inizialmente rifiutato da numerosissime case editrici americane, è approdato in Italia tra i tanti urban fantasy che ormai popolano le nostre librerie. Protagonista, come ho accennato, è Wendy, diciassettenne con qualche difficoltà di adattamento, che esordisce nella storia assieme al co-protagonista, Finn. Con costui, da cui è ovviamente attratta, intraprende dei dialoghi al limite del ridicolo –buona parte dei dialoghi nel corso del romanzo risultano costruiti o inverosimili-, che contribuiscono a impoverire ulteriormente una trama priva di colpi di scena e sin troppo lineare.
Dotata del potere della persuasione, grazie a cui riesce a far fare agli altri ciò che vuole, Wendy è una changeling, una troll scambiata alla nascita con il figlio di una famiglia umana, allo scopo di parassitare fino alla maggiore età presso di questa e tornare tra i propri simili con una cospicua eredità. Wendy non è però una troll qualsiasi e, inizialmente restia ad abbandonare i propri familiari, è costretta infine a seguire Finn (che ha il compito di riportare a casa i changeling) per via dell’attacco di alcuni troll di una tribù avversaria, i Vittra. Nella sua nuova casa troverà una madre fredda e insensibile, obblighi noiosi di tutti i generi, ed una snervante pressione dovuta alla sua posizione sociale. Unico motivo che la spinge a restare è Finn, di cui si è innamorata in un batter d’occhio. La sua vita senza di lui sarebbe “semplicemente impossibile”. Fortunatamente la Hocking ci risparmia scene da romanzo rosa, nonostante non manchino ingenui giochi di gelosia e momenti dedicati alla love story, del tutto superflui e che non riescono a motivare lo scoppio d’amore improvviso tra i due.
Dopo un prologo che mi aveva fatto ben sperare (originale e accattivante), Switched scivola in una narrazione piatta e banale, seppur scorrevole. Tra la parte iniziale e quella finale, che aggiunge un sospirato tocco d’azione, non accade sostanzialmente nulla.
Scene di stalking alla finestra e frasi come “si sedette al piano e iniziò a suonare un Valzer bellissimo ed elaborato. Era ovvio che ne fosse capace: sapeva fare tutto”, marcano l’influenza del modello Meyeriano sulla giovane Hocking, oltre alla presenza dell’immancabile amore tormentato e impossibile. Lo stile lascia parecchio a desiderare, le descrizioni sono inesistenti, le situazioni prevedibili, i personaggi appena accennati, alcune scene parecchio banali.
Più che per merito sembra, insomma, che Switched debba la sua popolarità al prodigio del milione di copie vendute grazie esclusivamente all’autopubblicazione. Un vanto che non può però estendersi al suo valore letterario, il quale risulta infimo e mediocre, se non scadente.