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Recensione in Pillole #9

Creato il 03 novembre 2014 da Leggiamo
Buon pomeriggio miei cari lettori, visto che il blog andrà in stand by per qualche giorno mi sembrava doveroso parlare un po' di libri prima della mia assenza.
Pronti?
L'Assassino che Viaggiava nel Tempo di A. K. Benedict 
| Castelvecchi, 2013 | pag. 380 | € 19,50 |
Recensione in Pillole #9Da quando è arrivato a Cambridge per insegnare metafisica al Sepulchre College, il giovane Stephen Killigan ha freddo. C'è qualcosa, in quelle pietre austere che hanno visto passare settecento anni di storia, che gli dà i brividi. E quando una sera scopre il cadavere di una reginetta di bellezza scomparsa un anno prima, con il volto coperto da una maschera di pietra, crede di aver compreso il motivo. Ma all'arrivo della polizia il corpo è scomparso senza lasciare traccia, e Killigan si ritrova di fronte a un mistero inquietante, e a un assassino che sembra agire secondo le leggi del paradosso. Con l'aiuto di un'affascinante archivista e di un'anziana e screditata professoressa di fisica, comincia a muoversi tra il presente e la Cambridge del Seicento, cercando di districare i fili aggrovigliati dello spazio-tempo e di capire se lui stesso sia sull'orlo della follia o di una scoperta straordinaria. Tra visite a cittadine costiere dal fascino
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Se la Casa Editrice avesse mantenuto il titolo originale, The Beauty of Murder, forse mi sarei posta più domande prima di buttarmi a pesce su questo libro e forse (con un po' di fortuna) non l'avrei letto. L'Assassino Che Viaggiava nel Tempo è, molto semplicemente, un trattato filosofico sull'estetica della morte. L'autore si gioca la carta del thriller per non so quale motivo, forse per risultarere più avvincente, o forse per accaparrarsi più lettori, ma se la trama fa pensare a qualcosa di adrenalinico e carico di tensione, la sostanza offre ben altro.
Bisogna approcciarsi a questa lettura sapendo cosa ci aspetta. Sapendo che le pagine richiederanno tutta la nostra attenzione. Sapendo che sarà facile perdere il filo e difficile ritrovarlo.
Il killer che uccide viaggiando nel tempo beffeggiandosi della polizia, e il professore che scopre come attraversare le varie epoche per dargli la caccia, sono i due elementi che fanno da pretesto per calpestare territori che avrei voluto lasciare inesplorati. Si toccano temi troppo filosofeggianti, ci si addentra anche nella metafisica, ma insomma, se siete dei comuni mortali come me, dotati di una media intelligenza e soliti a parlare come magnate... evitatelo. In caso contrario buttateci a pesce e buone elucubrazioni mentali a tutti!
Alter Ego di Susanne Winnacker
| DeAgostini, 2014 | pag.317 | € 14,90 |
Recensione in Pillole #9Per entrare nell'Agenzia Forze Eccezionali dell'FBI e seguire l'addestramento per diventare una spia, è necessario possedere un unico requisito: essere un Mutante. Negli ultimi due anni Tessa ha vissuto nel quartier generale dell'AFE, imparando a controllare la sua straordinaria capacità, che le consente di assumere le sembianze di chiunque tocchi. Questo la rende il soggetto perfetto per un incarico molto pericoloso: prendere l'identità di Madison Chambers, l'ultima vittima di un serial killer, infiltrarsi nella sua vita e smascherare il suo assassino prima che possa colpire di nuovo. Tessa inizia così la sua prima missione alla ricerca della verità, affiancata da Alec, giovane Mutante con cui condivide un'infanzia dura, un'intensa amicizia e - forse - qualcosa di più...
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Questo romanzo meritava una recensione vera e propria, ma come si dice "passato il santo, passata la festa". Ho letto Alter Ego durante le vacanze estive e come lettura da ombrellone l'ho trovata, non dico perfetta, ma piacevole. Se avessi avuto il seguito a disposizione probabilmente l'avrei iniziato immediatamente, ma adesso, a distanza di pochi mesi, so già che la serie della Winnacker sarà una delle tante che non continuerò.
E approfitto del momento per appellarmi come al solito al buon senso delle Case Editrici. Non iniziate serie per pubblicarle a intervalli di mesi e mesi, se non anni. Non fatelo. La maggior parte delle volte queste uscite sono degli esperimenti. Alter Ego ha venduto bene? Allora forse saremo fortunati e leggeremo il seguito. Alter Ego ha venduto poco? Scordiamoci di veder continuare la serie. Ma noi lettori tutto questo lo scopriremo a babbo morto.
Alter Ego - un romanzo in stile X-Men con personaggi dai poteri soprannaturali - ha la struttura del thriller. C'è un assassino da stanare, una protagonista che rischia la vita, personaggi di cui fidarsi e altri da sospettare. Purtroppo l'epilogo non regala nulla di nuovo e l'eco che lascia è di quelli che si dimenticano in fretta.
La Spiaggia del Destino di Anita Shreve
| Salani, Tea 2005 | pag. 372 | € 9,00 |
Recensione in Pillole #9In una comunità estiva nella costa del New Hampshire, agli albori del Novecento, una ragazza viene travolta da una relazione passionale con un uomo che ha tre volte la sua età. È la storia di Olympia Biddeford, ragazza di buona famiglia, privilegiata, educata nelle migliori scuole, molto matura per la sua età. Inesorabilmente attratta nella notte del solstizio d'estate, la coppia diventa protagonista di una serie di eventi con conseguenze determinanti per la vita di entrambi.
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Dire che il romanzo racconta la storia di una ragazzina molto giovane che s'innamora follemente di un uomo decisamente più maturo di lei, forse sminuisce la vera essenza del libro - libro che parla di crescita, compromessi, sentimenti e ostacoli - ma il fulcro è proprio quello alla fine. E secondo me se un'autrice decide di raccontare la storia di un amore impossibile deve saperlo fare con grande maestria e tanta, tantissima, passione. Invece io ho solo letto un romanzo che scorre senza troppe emozioni. Ho trovato belle parole, una prosa fluida, una costruzione narrativa impeccabile, ma in tutto questo è mancato l'elemento fondamentale, quello che ti fa sfogliare le pagine con avidità e vivere sulla pelle le vite dei protagonisti. Peccato. Tra me e la Shreve non è scattata la scintilla.


E adesso qualche rapido consiglio.
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Trappola per Topi è senza dubbio una delle opere che preferisco della Christie. L'autrice ripropone l'ambientazione a camera chiusa e si diverte ancora una volta a tratteggiare un assassino che uccide seguendo le battute di una filastrocca. Tutte cose già viste in Dieci Piccoli Indiani forse, ma le somiglianze sono solo apparenti. Il romanzo, che non è un romanzo ma un'opera teatrale, si ispira al racconto breve Tre Topolini Ciechi e ha un finale intricato e intrigante, uno dei più riusciti della scrittrice britannica.
Non è consigliato. Di più. E bisogna vederlo almeno una volta a teatro.
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La serie dei romanzi di Amelia Peabody la consiglio a chi ha voglia di calarsi nell'Egitto del 1800.
Elizabeth Peters ci presenta una sorta di Indiana Jones in gonnella, una donna decisamente troppo moderna per l'epoca e particolarmente difficile da tenere "al suo posto". Tutti i romanzi hanno una componente gialla (molto soft) e una romantica (altrettanto soft), e vedere Amelia battibeccare continuamente con l'archeologo Radcliffe Emerson, mentre i morti intralciano lo sviluppo della loro relazione, si rivelerà decisamente piacevole. Una lettura leggera e gradevole che al momento si compone di ben 19 romanzi (13 tradotti in italiano).


E anche per oggi è tutto!
Alla prossima!

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