Recensione: Io non sono come voi

Da Flautodipan @miriammas
Titolo: Io non sono come voi 
Autore: Italo Bonera 
Editore: Gargoyle Books 
Pagine: 256 
Prezzo:  14,90

Descrizione:
Durante una calda serata estiva del 2059, un mite professore universitario sta tranquillamente fumando la sua sigaretta seduto sul sagrato di una chiesa quando viene arrestato per aver difeso un ragazzo nordafricano da un poliziotto. Da quel momento la sua vita finisce stritolata fra i tentacoli di un regime totalitario mascherato da democrazia. Penserà lo Stato ad ammansirne la ribellione, condannandolo - per scontare il suo inesistente debito con la giustizia - a uccidere come mercenario al servizio della Divisione Terza del Direttorato. Ma qualcosa, dentro di lui, si spezzerà irrimediabilmente, alterando per sempre la sua natura e lasciando posto solo a una bramosia di sangue e a un implacabile desiderio di vendetta contro tutti coloro che hanno svegliato in lui il demone senza pietà. Al culmine di questa guerra personale, però, si renderà conto che qualcosa non torna, che alcuni importanti dettagli sono stati trascurati e che la sua vita, come quella dei suoi amici, è in pericolo.
L'autore: 
Italo Bonera è nato a Brescia nel 1962. Nel 2004 con American Dream ha vinto il premio Fredric Brown per racconti brevi indetto da Delos Books. Ha firmato insieme a Paolo Frusca il romanzo di storia alternativa Ph0xGen!, finalista al premio Urania 2006 e pubblicato nel 2010
da Mondadori nel volume Un impero per l’inferno per la collana Urania Millemondi. La storia sta per diventare un graphic novel in uscita nel 2013.
Io non sono come voi si è qualificato tra i cinque finalisti del premio Urania (Mondadori) assegnato nel luglio 2012.

La recensione di Miriam:
Non sempre è necessario commettere un reato per essere arrestati e condannati. A volte basta davvero poco − o addirittura niente − per finire negli ingranaggi del sistema giudiziario ed esserne stritolati. È quanto accadeva al protagonista del celebre romanzo di Kafka, Josef K., processato per motivi ignoti, ma è qualcosa che, purtroppo, accade anche nella realtà.
Italo Bonera, volgendo uno sguardo disincantato al futuro, ci racconta una storia simile , almeno nell’incipit. Siamo nel 2056, la tecnologia si è ulteriormente sviluppata e la nostra forma di governo si è evoluta in Totaldemocrazia ma la qualità della vita non sembra essere migliorata e il livello di corruzione di chi maneggia i fili del gioco è sempre alle stelle. D’altra parte, un sistema democratico il cui stesso nome ammicca al totalitarismo suggerisce subito l’idea di una contraddizione in termini, di un difetto che, sebbene non si veda, sicuramente si annida da qualche parte. È questo il contesto in cui ha inizio la personale odissea di un professore universitario dal curriculum impeccabile e la vita anonima. Una sera come tante, si concede due passi in centro; a un certo punto si siede sui gradini della piazza per gustarsi una sigaretta e la debolezza gli costa l’arresto. A differenza del Josef K. di kafkiana memoria, il nostro docente ha commesso davvero un’infrazione e ne viene anche messo al corrente: si è accomodato lì dove non è permesso. L’uomo cerca di giustificarsi facendo notare che l’amministrazione comunale ha rimosso tutte le panchine ma ciò serve solo a scatenare l’ira funesta del gendarme che lo ha preso di mira. Qualche parola di troppo è sufficiente perché scattino le manette.
Un reato minore di tal fatta, nella peggiore delle ipotesi, si risolverebbe con il pagamento di un’ammenda in un mondo “giusto”, però non è così che vanno le cose nella Totaldemocrazia.
Un processo ai limiti del grottesco è il preludio a una condanna esemplare: tre anni di arruolamento forzato nella Divisione Terza. È così che un mite docente si trasforma in un soldato programmato per uccidere, ma non finisce qui perché questo è solo l’inizio di un incubo. Allo scadere della prima, scatta una seconda condanna, il poveruomo realizza di essere al centro di un vero e proprio complotto ordito ai suoi danni e comprende di non poter più tornare indietro.
Ecco allora che organizza l’evasione e dà il via alla sua rappresaglia. Tutti coloro che hanno contribuito a rovinargli la vita dovranno pagare con il sangue. Lì dove il protagonista di Kafka soccombeva, quello di Bonera fa sì che la vera storia abbia inizio trasformandosi da vittima in carnefice.
Quello che in principio suonava come il suo grido di dolore da cittadino onesto − “Io non sono come voi” − andando avanti assume piuttosto il significato di un grido di battaglia, il grido di chi   decide di ribellarsi e di farsi giustizia da solo, finendo inevitabilmente per somigliare ai suoi aguzzini.
È una storia cruda quella racchiusa in questo romanzo, scandita da un ritmo serrato e da uno stile narrativo diretto, affilato come una lama di coltello. Un agghiacciante thriller del futuro ma che ha tutto il sapore di un’ordinaria follia del presente. Se fantascientifico è il contesto in cui si sviluppa, assolutamente realistica e attuale è la trama. Gli MTC, la Totaldemocrazia, gli ologrammi proiettati sulle pareti di un edificio storico della piazza appartengono a uno scenario futuristico,  ma la corruzione dei potenti, il malfunzionamento della macchina giudiziaria, lo scarso rispetto per la dignità umana (quando a essere in gioco non sono  le persone che contano), rispecchiano con grande lucidità la realtà in cui già viviamo e, a me personalmente, hanno ricordato alcuni tristi episodi di cronaca. Il protagonista di questa terrificante avventura potrebbe essere chiunque di noi − non a caso l’autore omette di dirci il suo nome − e proprio questo rende la sua esperienza oltremodo inquietante.
Dalla prima all’ultima riga si respira un’atmosfera angosciosa. Non si fatica a entrare nei panni del personaggio, che è anche voce narrante, a condividere il suo senso di attesa, di smarrimento, di sconcerto. Quella in cui matura la sua disperazione e il suo bisogno di vendetta è una prigione che spaventa soprattutto perché non ha confini ben definiti; le sue vere sbarre sono costituite dall’intera società ormai guasta. Quando gli organi che dovrebbero garantire sicurezza e giustizia diventano il perno di un giro di corruzione, quando chi dovrebbe difendere i cittadini diventa motore di un’accusa priva di fondamento, non c’è luogo in cui si possa fuggire.
La giustizia fai da te non è mai una risposta adeguata, ma seguendo il diabolico piano di rivalsa del protagonista non si può fare a meno di comprendere in pieno le sue ragioni − anche quando la ragione sfocia in lucida follia − e di provare un pizzico di soddisfazione per i suoi successi.
D’altra parte in un mondo in cui i buoni sono tutti corrotti e non seguono altra regola che il tornaconto personale, il minimo che possa capitare è ritrovarsi a parteggiare  per i criminali.







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