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Recensione Io non sono Mara Dyer di Michelle Hodkin.

Creato il 17 gennaio 2014 da Valentina Seminara @imatimehunter
L'ho letto in poco più di un giorno, ma continuerà a perseguitarmi per settimane. Me lo ritroverò la notte in sogno, e di giorno quando camminerò, e fra le pagine dei libri di matematica, storia, latino... ma buongiorno, lettori. Diciamo solo che è un libro così emozionante da imprimersi sulla pelle, e ho provato a tradurre questa mostruosa dipendenza a parole, qui sotto. Io non sono Mara Dyer di Michelle Hodkin non solo è un ottimo sequel, all'altezza del primo, ma addirittura più alto. Un miglioramento spettacolare, gustato di poco dal finale. Curiosi?
Recensione Io non sono Mara Dyer di Michelle Hodkin.Io non sono Mara Dyer (The Evolution of Mara Dyer)
Michelle Hodkin
Mondadori Chrysalide
461 pagine
3 Settembre 2013
17,00€
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★ ★ ½

Trama: Mara Dyer sa di aver commesso un omicidio. Jude voleva farle del male, e lei si è difesa, grazie al terribile potere che le permette di uccidere con la forza del pensiero. Ma ora Jude è tornato, e nessuno le crede anche se giura di averlo visto con i suoi occhi. Quel ragazzo dovrebbe essere morto, e Mara rischia di finire i suoi giorni nell'ospedale psichiatrico in cui è tenuta in osservazione con una diagnosi di probabile schizofrenia. L'unica possibilità di salvezza è assecondare i medici e fingere di avere avuto un'allucinazione. Così la sera è libera di tornare a casa e vedere Noah, l'unico che ancora crede in lei e cerca di aiutarla a fare luce sui misteri che circondano la sua vita, proteggendola da Jude. Ma i fatti inquietanti si moltiplicano, e Mara rischia di impazzire sul serio: qualcuno entra in camera sua la notte e la fotografa mentre dorme, e un giorno le fa trovare una bambola appartenuta alla nonna, che soffriva dei suoi stessi disturbi. Mara, esasperata, cerca di bruciarla, ma nel fuoco rinviene un talismano complementare a quello in possesso di Noah...
Recensione Io non sono Mara Dyer di Michelle Hodkin.
Un'amica mi aveva raccomandato di leggerlo durante le vacanze, perché diceva che Io non sono Mara Dyer mi avrebbe shockata talmente tanto da rendermi impossibile concentrarmi, durante e dopo, a qualsiasi altra cosa che non fosse il libro stesso.
Avrei dovuto prestarle ascolto.
Vi confido di aver interrotto la lettura un paio di volte, semplicemente perché sentivo di doverlo fare e assimilare lentamente quel che leggevo. Certi momenti surreali mi hanno messo i brividi, e potevo anticipare gli incubi che avrei avuto la notte perché li rivedevo nelle parole di Mara. Non è stato, credo, il semplice fatto che alcune scene fossero abbastanza impressionanti e crudeli, quanto l'atmosfera pesante che iniziavo a respirare mentre leggevo. Ero talmente dentro la protagonista che sentivo... tutto. Tutto ciò che sentiva lei, in qualche modo aveva un effetto totalizzante anche su di me. Quando un libro ti coinvolge al tal punto da metterti a soqquadro l'animo, di solito è un fattore positivo. Significa che l'autore è un genio della scrittura, che i personaggi sembrano così veri da uscire dal libro, che le situazioni in cui si muovono e agiscono influenzano la sensibilità del lettore. E non so quale sia la vostra opinione, ma per la sottoscritta la Hodkin è un genio. Un genio del male. Non le basta seminare dolore in ogni suo romanzo, no. Lei deve uccidere anche i suoi lettori! Che tu sia dannata, donna... però. Però è anche vero che hai creato Noah Shaw, e che questo complichi tutto. In ogni caso, questo libro supera il primo in ogni aspetto, perché ogni cosa è amplificata in modo tale da far paura.
Partiamo col dire che Mara, per me, è sempre stata un tipo un po' impressionante. Sin dal primo libro, si è presentata ai miei occhi sia come una vittima, che come carnefice -verso se stessa e verso gli altri-, mostrando innocenza e consapevolezza della propria colpevolezza. Una combinazione alquanto complessa, che ha permesso all'autrice di far emergere la profondità di questo personaggio, e del romanzo di conseguenza -più il secondo libro che il primo-, e a me di coglierne e apprezzarne le caratteristiche. Se nel volume di apertura Mara tentava di respingere il suo passato, doloroso al punto da non ricordarlo, e ignorare in tutti i modi quel qualcosa che dimora in lei, ora non può più sfuggire alla realtà dei fatti. Studiare il suo micidiale potere, con i suoi effetti e le circostanze in cui deve vivere, è l'unica cosa che può fare per indagare sul ritorno di Jude e proteggere la sua famiglia da lui. Jude, che teoricamente avrebbe dovuto essere morto, è ancora a piede libero, in carne ed ossa, privo della più felice illusione cui Mara sarebbe stata ben più serena di relegarlo -il fatto che, magari, vederlo non implicava che fosse reale, ma solo un'allucinazione. Ha paura, ma è decisa ad andare fino in fondo e dovrà rifugiarsi dietro la maschera più convinta e sorridente che riuscirà a creare, per sfuggire all'occhio critico dei genitori -specie la madre- e della dottoressa che la segue, la Kells, al fine di scongiurare la possibilità di venir rinchiusa in una residenza psichiatrica, lontana da casa e dalla minaccia che perseguita quelli che ama. Nei tratti marcati di un vero film horroh, Mara non avrà altra scelta se non quella di destreggiarsi fra mille possibilità e nessuna certezza. Nessuna, eccetto Noah, l'unica persona che ancora le crede, l'unica che comprende il pericolo in cui si trova, e che cercherà di aiutarla in tutti i modi. Ci speravamo tutti, no? Che, dopo quel che era accaduto al padre di lei per via dell'errore di Mara, stesse ancora dalla sua parte. Anche se l'enigmatico e arrogante Noah in certi, intensi momenti mi ha strappato diversi sospiri -naturalmente, direbbe lui-, l'impressione è stata quella di vederlo sfuocato per buona parte del libro, come se l'autrice avesse preferito concentrarsi di più su Mara e sul fitto mistero che la circonda.
Se questo era il suo scopo, l'ha fatto maledettamente bene.

-Sai- continuò la dottoressa Kells, appoggiandosi allo schienale della sedia -alcuni ragazzi frequentano il programma di trattamento da anni. Magari hanno cominciato qui al Centro diurno e poi sono stati trasferiti alla nostra struttura residenziale e da lì non si sono più mossi. Ma non credo che tu abbia bisogno di quello. Penso che per te questa sia una fase di passaggio. Per aiutarti a tornare alla vita a cui appartieni. Sei stata travolta da tutto ciò che è accaduto nei mesi scorsi, e questo è comprensibile. Sei sopravvissuta a un incidente di proporzioni catastrofiche.

Non era un incidente.
-La tua migliore amica è morta.
L'ho uccisa io.
-Ti sei trasferita.
Per cercare di dimenticare quello che ho fatto.
-La tua professoressa è morta.
Perché io volevo così.
-Hanno sparato a tuo padre.
Perché io ho costretto qualcuno a farlo.
A questo punto, come per un compromesso fra pazzi, Mara viene mandata in un centro psichiatrico diurno, una sorta di scuola e centro di "riabilitazione" per i suoi problemi allo stesso tempo, che le da la possibilità di vivere una vita quasi normale, tornando a casa ogni giorno dopo aver seguito le "lezioni". Lì ritrova Jamie, l'unico amico che aveva alla Croyden -la scuola in cui aveva anche incontrato Noah- e che era stato cacciato in seguito ad un malinteso, e questo le mette addosso un po' di ottimismo. Il che è utile, dovendo recitare ogni giorno la parte dell'adolescente matta in via di guarigione. Ogni brandello di sorrisi e risate le servirà contro la persecuzione di Jude, le rivelazioni su una strana bambola di pezza che apparteneva a sua nonna e che la avvicina a Noah ancora più di quanto lo sia già, e una serie di ricordi e sensazioni che crescono in lei, portandola a dubitare di tutto, persino di sé e a rendere la paura sua unica compagna.
Vi ho spaventati abbastanza? No davvero, se non l'avete ancore letto vorrei prepararvi all'essenza inquietante che questo libro contiene. Sono molto sensibile a certe cose, odio i film horroh -quelli che lo sono sul serio- con tutta me stessa, e tuffarmi in questo libro è stato come gettarsi in un mare di petrolio, troppo denso per muoversi liberamente come in acqua. Ma anche molto intenso ed emozionante, senza ombra di dubbio. Tutto ciò che vede Mara al centro, i segreti che lei stessa custodisce senza saperlo, sono incredibilmente affascinanti, e la lettura è impossibile da arrestare davvero. A parte qualche minuto per riprendermi, non sarei mai riuscita ad abbandonarla per ore, figuriamoci giorni. Il bisogno di sapere come finiva si faceva sentire ad ogni pensiero.
Quel che ha reso migliore questo rispetto al precedente, oltre ai dovuti approfondimenti, è stata la vena di mistero legata al vero passato di Mara. O meglio, del suo potere. Delle sue origini. Non avrei mai potuto non apprezzare una cosa simile. Il legame che intercorre fra lei e la nonna, che pare avere qualcosa di molto interessante da raccontare nonostante sia morta, è evidenziato da sfumature incollocabili e ambigue. Amo il modo in cui le digressioni vengono presentate, chiare e dettagliate, eppure avvolte nel più insondabile dei misteri, incomprensibili se non affiancate da spiegazioni esaustive. Spiegazioni che, pian piano, Mara e io abbiamo scorto nel suo presente, in piccoli atteggiamenti che, alla fine, si sono sommati fra loro in un climax tachicardico, ingestibile. La trama si sviluppa in maniera disarticolata, sconnessa, spargendo pezzi di puzzle che a volte s'incastrano nel punto giusto, altre no. Ci sono ancora un sacco di parti di questo disegno da sistemare, perché il libro dice molto, moltissimo, ma non abbastanza. Frustrante da morire, nonostante fossi fin troppo occupata dondolare sul letto alla fine del libro, un po' come Phoebe, la psicopatica compagna-di-esercizi di Mara. In quanto a colpi di scena, però, credo che il finale cliffhanger più inaspettato sia quello del primo. Non tanto per il contenuto -quel che è successo qui mi ha tolto il fiato, completamente, ma un po' me lo aspettavo-, quanto per gli scenari a confronto: in Chi è Mara Dyer, l'instabilità di Mara fa perdere un po' il contatto con la realtà del romanzo, motivo per cui mai mi sarei aspettata quel che è successo; qui, invece, è tutto più accorto, furbo, razionale, e l'inevitabile consapevolezza dei sospetti che diventano reali non lascia scampo a equivoci, così che diventa facile anticiparlo. Come Mara, sentivo il panico serpeggiarmi nello stomaco, e come lei ogni rivelazione su ciò che la riguardava, cose che lei non ricordava, erano estenuanti, intollerabili, una lama che affonda ritmicamente, senza fermarsi, senza concedere respiro. Continuavo a pensare che sarei diventata matta al posto suo!
Ciò rende il romanzo un vero e proprio viaggio introspettivo. Qualcosa che mi suggeriva espressioni come "chi è senza peccato scagli la prima pietra", perché Mara sarà anche tremenda, ma va sottolineato il fatto che sia circondata da persone tremende. La sua famiglia non le crede, Noah un po' le da il beneficio del dubbio, la residenza in cui dovrebbero "aiutarla" sembra un covo di matti, e non mi riferisco solo ai pazienti. Il resto l'accusa, la tiene prigioniera anche solo con lo sguardo per il semplice fatto che lei sia Mara Dyer. Per citare Jamie, metti un piccolo delinquente in una prigione di massima sicurezza e quando ne esce sarà capace di stuprare e uccidere; tratta un presunto assassino come tale ed è ciò che diventerà. E qui sta il fulcro dell'intera vicenda, la decisione che Mara ha paura di prendere: sarà quel qualcosa dentro di lei a decretare la persona che diventerà, o lei riuscirà a controllarla? Il conosciuto scontro tra Bene e Male all'interno della stessa persona, ma che la Hodkin condisce di dettagli totalmente coinvolgenti e ipnotici quanto ingiusti e dolorosi.
I capitoli sono brevi, concisi e diretti, e danno un'immagine chiara e nitida dei fatti che si imprime subito nella mente, e che mi ha impedito di distogliere l'attenzione dal libro anche quando non lo avevo davanti. Lo stile dell'autrice scandisce perfettamente l'intero romanzo come se ogni capitolo fosse stato concepito per aumentare la suspance. Non mi ero resa conto di quanto fosse subdola e calcolatrice, finché non ho letto completamente questo secondo volume. Torturatrice provetta, fredda e senza cuore, la Hodkin ha una vena horroh marcata e intrigante, suscita la stessa identica sensazione di quando la coscienza ti urla di "non aprire quella porta" e tu, da brava deficiente in preda al terrore, lo fai comunque. Quando ho iniziato a leggere, ero già finita nella rete, bellamente fregata. Evviva. Sapevo che, andando avanti, mi sarei solo cacciata nei guai, ma erano guai davvero grossi e intriganti, e mi sono ritrovata ad avere il cuore pesante e stretto dall'angoscia, persa in un'atmosfera così pesante e irrespirabile da far girare la testa. Travolta è l'espressione giusta, direi. Questo connubio di sensazioni ha contribuito, insieme ad altri fatti, a rendere la lettura brillante e intensa, emozionante oltre ogni descrizione possibile, una continua corsa contro il tempo, alla ricerca di indizi e risposte il cui provvisorio capolinea è una promessa vagamente inquietante.
Spero fortemente che venga mantenuta.

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