Sono in ritardo, lo so, e mi sento in colpa. Lunedì era festa, ma soprattutto era il compleanno del babbo e tempo per buttar giù questa recensione non c’era, fondamentalmente perché, per scriverla, volevo esserci al cento per cento e non buttar giù righe insensate nella fretta. Ma ieri pomeriggio ho trovato un momento, tra lo studio, per dedicarmici appieno per cui, eccola qui: Io prima di te, di Jojo Moyes. Un libro che, nonostante tutto, non vi pentirete mai d’aver letto.
Scappo a prendere il treno, ho un seminario bellissimissimo sul doppiaggio a cui prender parte e non vedo l’ora! Buona giornata, amicetti <3"><3"><3"><3
Titolo: Io prima di te
Autrice: Jojo Moyes
Traduttrice: Maria Carla Dallavalle
Editore: Mondadori
Anno: 2013
Pagine: 391
A ventisei anni, Louisa Clark sa tante cose. Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell’autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione. A trentacinque anni, Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un’esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti. E nessuno dei due sa che sta per cambiare l’altro per sempre.
Vaffanculo. L’autrice, la storia, Lou e Will e tutti quanti. Vi odio tutti, dal primo all’ultimo. Vi odio come poche volte ho odiato un’autrice, una trama, dei personaggi. Vi odio perché sto piangendo e non ho nessuno da incolpare, perché colpe da attribuire non ce ne sono, in un intreccio dal quale nessuno esce né vincitore né vinto e in cui le lacrime si mescolano alle risate lasciandomi stesa sotto le coperte, alle quattro di notte, a soffocare singulti e parolacce pur di non svegliare mia sorella che dorme e certamente non mi riterrebbe sana di mente se mi vedesse ora.
Ma la realtà è che non odio nessuno e non potrei farlo neanche se mi sforzassi con tutta me stessa, perché quel che questo libro mi ha dato è stato certamente più di quel che in apparenza, a volume appena concluso, sembrava mi avesse tolto. Non è qualcosa a cui avvicinarsi con leggerezza – forse il nome della Kinsella in copertina potrebbe trarre in inganno qualcuno -, è, anzi, un libro che dà tanto, più di quello che, anche a distanza di tre giorni, riesco a dire, perché costringe a mettere in gioco non solo la pancia ma anche la testa, imponendo di riflettere e dibattere su questioni così delicate e personali da non poter essere giudicate ma solo accettate e, in qualche modo, comprese. Un libro che mi ha regalato così tanto che, nonostante il terrore dell’intraprendere questa lettura, devo ringraziare la vocina della Claudia che per giorni mi ha spronata a cominciarlo e mi ha definitivamente convinta ricordandomi che Sam Claflin sarà il protagonista del film tratto dallo scritto della Moyes e, capirete, rimandare non è stato più possibile. Ma non è stato semplice. Quel che Io prima di te racconta è una storia d’amore, certo, fino a un certo punto, ma anche qualcosa di più: un inno alla vita e alla possibilità di scelta da e per sé, un manifesto dell’amore di se stessi dal quale dipendono e derivano tutte le decisioni che si prendono, un delicato canto che affronta senza paura argomenti che spesso sono solo sussurrati, per paura che ci colpiscano, per paura di pensarci. Ché anche solo il prenderli in considerazione sembra renderli possibili. Ma quel che rende questo libro meraviglioso è anche il fatto che quest’autrice non si limita solo a parlarne: temi che non vorremmo mai appartenessero al nostro piccolo mondo ci vengono mostrati nella loro cruda realtà, anche quando fa male vedere un uomo di trentacinque anni, che dalla vita ha avuto tutto e tutto poteva conquistare, doversi lasciar lavare, cambiare il catetere e imboccare da qualcuno, dipendere sempre e comunque nelle più banali azioni quotidiane da altri. È disturbante, perché costringe a farci i conti, ma drammaticamente vero.
“Non pensi che, in un certo senso, sia più difficile per te… adattarti? Voglio dire, proprio perché hai fatto tutte quelle cose?”
“Mi stai chiedendo se vorrei non averle mai fatte?”
“Mi sto semplicemente chiedendo se sarebbe più facile per te se tu avessi vissuto una vita più tranquilla. Vivere così, intendo.”
“Non rimpiangerò mai e poi mai quello che ho fatto Perché se sei inchiodato su una di queste, l’unica cosa che puoi fare è ripercorrere i luoghi della tua memoria.” Sorrise. Era un sorriso tirato, come se gli costasse fatica. “Perciò, se mi stai chiedendo se preferirei ricordare la veduta del castello dal minimarket o quella bella fila di negozi nei pressi della rotonda, allora no. La mia vita era perfetta com’era, grazie.”
Ci sarebbero tantissime cose da dire, su questo libro, e su tutto ciò che leggerlo comporta, e io non mi sento ancora capace di farlo né voglio aprire dibattiti su questioni che, ripeto, ritengo personali e ingiudicabili. Quel che mi preme, però, sottolineare è l’assoluta bravura di un’autrice che, con uno stile lucido, semplice e ironico, ha saputo trattare una materia delicatissima in maniera magistrale e coraggiosa. Fin dalla prima pagina del romanzo, si ha la netta percezione che non potrà che esserci un solo finale e che quello ti lascerà a pezzi. Ma completa. Perché fin dal primo incontro di William e Louisa si capisce qual è la piega che gli eventi prenderanno, quanto l’essere l’assistente di lui la costringerà a diventare più di quello e la spingerà oltre la sua zona di conforto, così come si intuisce quanto la presenza talvolta eccessiva e chiacchierona di lei sia la medicina che serve a riempire di luce le grigie giornate che lui trascorre in attesa che arrivi il buio della notte. Si comprende che Will e Lou sono due tessere di un puzzle che combaciano alla perfezione e se il destino, la tragedia della vita e le casualità o chi per loro non avessero congiurato contro di loro si sarebbero potuti incontrare in modo differente, in un lieto fine che ci avrebbe fatto sospirare. Ma qualcosa ci avrebbe tolto. Perché il Will che conosciamo non è più quello che era prima dell’incidente, lui ne è ben consapevole e tende a ribadircelo costantemente e quel Will del passato una come Louisa non l’avrebbe mai notata, figuriamoci presa in considerazione. E il William Traynor che ne risulta è quel che non avrebbe mai potuto essere se non l’avesse mai incontrata, se non fosse finito su una sedia a rotelle con costante bisogno di aiuto per la minima esigenza. Allo stesso modo in cui la Louisa che ne esce non è quella che conosciamo all’inizio, la timida ragazza dall’abbigliamento esuberante e dalle abitudini semplici e rassicuranti: una famiglia affettuosa ma talvolta soffocante, un lavoro che non prospetta alcun futuro, un fidanzato da sette anni che è più interessato alle corse che a lei. È una Louisa col cuore a pezzi, distrutta in una maniera che posso solo cercare di immaginare, ma consapevole di aver davanti una distesa di possibilità infinite, progetti da poter intraprendere, luoghi da visitare, emozioni da vivere.
Will cambia Lou e le offre il mondo che mai aveva avuto il coraggio di immaginare nello stesso modo in cui lei modifica la sua vita e gli mostra che è possibile vivere e godere delle piccole grandi cose anche nelle sue condizioni. Un incontro, il loro, che mai avrebbe avuto questa portata se fosse avvenuto in altre circostanze. Per questo non faccio che rimuginare da giorni. Vorrei qualcuno da incolpare, su cui scaricare la rabbia per una tragedia già scritta in partenza che non si può far altro che leggere con lo stesso attonimento immobile di chi osserva un imminente scontro tra due auto e niente può fare per cambiare ciò che, nel giro di qualche attimo, succederà. Vorrei sapere a chi indirizzare le mie lacrime perché sono senza un destinatario specifico e tutti gli “e se…?” che potrò formulare da qui in avanti non saranno che domande vuote, perché così doveva essere.
“Ehi, Clark” disse. “Raccontami qualcosa di bello.”
Guardai fuori dalla finestra l’azzurro terso del cielo svizzero e gli raccontai la storia di due persone. Due persone che non avrebbero dovuto incontrarsi e che non si erano piaciute molto quando si erano conosciute, ma che presto scoprirono di essere le sole due anime al mondo in grado di capirsi. E gli raccontai delle avventure che avevano vissuto, dei luoghi che avevano visitato, delle cose che avevano visto e che non mi sarei mai immaginata. Evocai per lui cieli elettrici e mari iridescenti e serate piene di risate e di battute stupide. Disegnai un intero mondo per lui, un mondo lontano da una zona industriale svizzera, un mondo in cui lui, in qualche misura, era ancora la persona che aveva desiderato essere. Dipinsi il mondo che lui aveva creato per me, pieno di meraviglia e possibilità. Gli dissi che la mia ferita era stata sanata in un modo così straordinario che lui non poteva nemmeno immaginare, e che solo per questo una parte di me sarebbe stata per sempre in debito nei suoi confronti. E mentre parlavo, sapevo che queste sarebbero state le parole più importanti che avrei mai pronunciato.
Avrei voluto una fine differente? Certamente. L’empatia che si riesce a creare coi personaggi, l’indossare i panni non solo di Lou e Will, ma anche dei genitori di lui, dell’assistente medico Nathan, della sorella di Lou, è qualcosa che spinge a tifare per un finale felice, perché tutti loro si meritano solo quello. Ma avrei voluto un libro differente? Mai. Neanche per un istante ho pensato che la Moyes avesse sbagliato qualcosa o avesse usato tematiche particolari per regalare lacrime in quantità, come ho letto qua e là sul web. La maniera ricca di tatto e misura con la quale ha affrontato qualcosa di difficoltoso e il modo delicato col quale è tratteggiata la nascita delicata di un sentimento così forte da mutare il corso delle vite coinvolte in maniere impensabili sono due delle cose che più ho amato in questo libro. Ma, di nuovo, non c’è niente che cambierei in uno dei libri più belli che abbia mai letto. Tutto è perfetto e quei sorrisi tra le lacrime che sa donare non sono che la conferma.
Voto: ❤❤❤❤❤