Buonasera, mia affezionatissimi lettori. Dopo ore di lotta interiore, finalmente ho finito di scrivere il mio parere su questo capolavoro che è Jane Eyre di Charlotte Brontë, un romanzo che è entrato nei miei preferiti in assoluto.
Titolo: Jane Eyre
Autrice: Charlotte Brontë
Editore: Giunti Y
Data pubblicazione: 4 maggio 2011
Data prima pubblicazione: 1847 (editore Smith, Elder & Co.)
Pagine: circa 700
Prezzo: € 7,00 (€ 5,95 su Amazon.it)
Sinossi: Dopo un'infanzia difficile, di povertà e di privazioni, la giovane Jane trova la via del riscatto: si procura un lavoro come istruttrice presso la casa di un ricco gentiluomo, il signor Rochester. I due iniziano a conoscersi, si parlano, si confrontano e imparano a rispettarsi. Dal rispetto nasce l'amore e la possibilità per Jane di una vita serena. ma proprio quando un futuro meraviglioso appare vicino, viene alla luce una terribile verità, quasi a dimostrare che Jane non può essere felice, non può avere l'amore, non può sfuggire al suo destino. Rochester sembra celare un tremendo segreto: una presenza minacciosa si aggira infatti nelle soffitte del suo tetro palazzo.
Rating:
Un po' mi vergogno di ammettere che fino ad ora non avevo mai letto Jane Eyre, non so perché, semplicemente è sempre passato in secondo piano rispetto ad altre letture, e probabilmente mi sentivo anche un po' restia, in quanto l'esperienza che ho avuto con l'altra sorella Brontë, Emily, non è stata piacevole, anzi credo che raramente abbia odiato tanto dei personaggi come quelli in Cime Tempestose. Poi una domenica pomeriggio di qualche settimana fa entrai nella Mondadori del Vulcano Buono e comprai questo mattoncino che, una volta aperto, non sono più riuscita a richiudere.
Trovo molte difficoltà nello scrivere una mia opinione a riguardo, non certo perché non ne abbia, di opinioni, ma cosa si può dire su un classico che non sia già stato detto? Dove trovare le parole per descrivere in modo adeguato e soddisfacente il capolavoro della maggiore delle sorelle Brontë?
Mi limiterò, quindi, ad esporre il mio umile e ridondante pensiero nella maniera più breve e semplice, sperando che qualcuno possa trovarlo gradevole.
Nell'Inghilterra vittoriana di inizio '800, dove la società intimava un certo rigore e lo status della donna non era molto privilegiato, Jane Eyre è una bambina orfana e povera le cui cure sono state affidate alla ricca e austera zia Reed. Costretta a subire gli atti di bullismo da parte del cugino, l'indifferenza delle cugine e dei domestici, e la forte antipatia che la signora Reed prova per lei, Jane dimostra subito la forza del suo carattere difendendosi da suo cugino ed affrontando verbalmente l'ira insensata della zia.
"Io non sono falsa. Se lo fossi, direi che vi voglio bene, ma dichiaro che non ve ne voglio. Vi odio più di qualsiasi altra persona al mondo a eccezione di John Reed, e questo libretto sulla bambina bugiarda datelo a vostra figlia Georgiana, perché è lei quella che dice bugie, non io."[...]
"Sono felice che non mi siete parente. Non vi chiamerò mai più zia finché vivrò. Non verrò mai a trovarvi quando sarò grande e, se mai qualcuno mi chiederà se mi piacevate e come mi trattavate, dirò che il solo pensiero di voi mi fa star male e che mi avete trattata con sciagurata crudeltà"
All'età di dieci anni viene mandata a studiare a Lowood, un istituto di carità, dove le regole e il duro lavoro sono all'ordine del giorno, i pasti disgustosi e i vestiti delle studentesse logori e inadatti. Ma nonostante queste difficoltà, è qui che Jane trova per la prima volta una casa, un luogo dove è amata e rispettata.
In questo prima fase del romanzo, viene dato spazio a due personaggi in particolare: Helen Burns, che diventerà sua amica insegnandole ad abbandonare la rabbia e il rancore verso chi le ha fatto del male, e la signorina Temple, direttrice dell'istituto, che diventerà il suo modello di vita.
A Lowood, Jane sente che i suoi pensieri "erano più armoniosi" e che il suo animo "aveva accolto sentimenti più moderati", ma soprattutto impara ad apprezzare i risultati del duro lavoro, diventando così, nonostante il suo status di povertà, una giovane donna indipendente con una buona istruzione.
Jane Eyre però è un'anima irrequieta, sempre in cerca di emozioni e cambiamenti, e dopo otto anni a Lowood - sei come studentessa e due come insegnante - in seguito alla partenza della signorina Temple, perde quel senso di serenità che l'ha accompagnata fino al compimento dei suoi diciotto anni. Per la prima volta Lowood non è più una casa, ma una prigione, il suo spirito vuole librarsi oltre quelle mura e scoprire il mondo. Così decide di mettere un annuncio su un giornale proponendosi come istitutrice.
E qui vorrei soffermarmi. Un annuncio sul giornale, che cosa semplice che è, vero? E invece no, non per quell'epoca e soprattutto non per Jane. Il coraggio dimostrato dalla nostra protagonista con questo semplice atto è ammirevole. Abbandonare l'unica sicurezza che abbia mai conosciuto, doversi recare più volte all'ufficio postale per inviare e ricevere lettere, affrontare un lungo viaggio per andare a vivere in un posto ignoto con gente sconosciuta. È proprio a questo punto, a pagina 135, che Jane Eyre è diventata uno dei miei personaggi letterari favoriti.
Una settimana più tardi riceve una risposta, dove le viene offerto un posto da insegnante per un'allieva. Qui termina la prima fase del romanzo.
Nella seconda parte, lo scenario cambia. Jane si trasferisce a Thornfield dove passa le giornate facendo da insegnante alla piccola e vivace Adèle e chiacchierando con la signora Fairfax, la governante, ma ancora non si sente soddisfatta. È sfuggita a una prigione per ritrovarsi in un'altro, più sfarzoso ed elegante, carcere.
Questo è un altro punto su cui vorrei soffermarmi: in un periodo dove la donna era considerata solo un'allevatrice di bambini, costretta al silenzio e alla sottomissione, Jane Eyre non ha paura di mostrare la sua forza e di rivendicare i suoi diritti, di desiderare avventure e passioni, dimostrando così di essere un personaggio fuori dal comune per l'epoca.
È insensato condannare le donne o deriderle se cercano di fare qualcosa di più, di imparare più di quello che la società ritiene necessario per loro.
La stessa Charlotte Brontë, che pubblicò Jane Eyre sotto lo pseudonimo Currel Bell, nome che non rendeva chiaro se l'autore fosse uomo o donna, in una lettera a un critico crisse: "Ai vostri occhi io non sono né un uomo, né una donna, ma soltanto un autore. Ed è proprio questo il solo principio su cui dovete basare il vostro diritto di giudicarmi, nonché l'unico in base al quale io accetterò il vostro giudizio" (A questo proposito, vi consiglio di leggere la prefazione di Joyce Carol Oates).
La noia viene finalmente a mancare con l'arrivo del signor Rochester, un uomo sarcastico, un po' burbero e molto imponente.
Vorrei soffermarmi particolarmente sul rapporto tra Jane Eyre e Rochester. Entrambi non particolarmente belli ("...non siete bella più di quanto non lo sia io..."), ma dotati di una grande intelligenza, la prima umile e forte, il secondo dal carattere dispotico e sarcastico, instaurano il loro rapporto con divertenti scambi di battute e piacevoli momenti passati insieme. La loro è un'amicizia appagante nella mente e nello spirito.
Rochester conquista l'amore di Jane con metodi affascinanti e non esattamente corretti.
Nonostante la differenza di classe sociale, lui un ricco gentiluomo, lei un'umile istitutrice, c'è un profondo rispetto tra i due e una giustissima, ma alquanto insolita per l'epoca, equità.
Non saranno infatti le differenze di scala sociale a dividerli, ma un terribile segreto nascosto tra le mura di Thornfield.
Nella terza parte del romanzo, Jane si trova a Whitecross. Qui la nostra protagonista affronta l'ultima ed essenziale parte della sua formazione, affrontando difficoltà ancor maggiori e riuscendo, alla fine, a trovare un equilibrio in se stessa e nella vita.
Personaggio di spicco di questa terza e ultima parte è il reverendo St. John Rivers. A Jane infatti viene data la possibilità di avere una nuova vita con un uomo che non poteva essere più diverso da Edward Rochester, perché mentre quest'ultimo è tutto passione ed emozioni, St. John è pragmatismo e ambizione. Davanti a questo bivio, quindi, Jane Eyre dovrà compiere una scelta.
Il finale, così drammatico e dolce, così imperfetto, l'ho trovato meraviglioso. Jane ancora una volta si dimostra una persona dai forti valori che riesce, finalmente, a trovare il suo lieto fine.
La trama di Jane Eyre può risultare forse alquanto melodrammatica, ma mai piatta e noiosa. La storia viene narrata in prima persona dalla protagonista, Jane Eyre, che ci racconta la sua vita con uno stile semplice e colloquiale, mai pesante e ampolloso, appellandosi direttamente al lettore come se entrambi, Jane e il lettore, si trovassero in uno degli sfarzosi salotti vittoriani davanti a un tè, dando l'idea di star leggendo un'autobiografia. Le descrizioni sono tante, ma non sono minuziose fino alla noia, piuttosto le definirei evocative. La lettura risulta semplice, scorre fluida e piacevole, priva di quelle lunghissime descrizioni tipiche della letteratura dell'800.
Jane Eyre è un romanzo di formazione senza tempo, adatto a tutti, dai più giovani ai più maturi, per chiunque abbia voglia di lasciarsi travolgere dai sogni della protagonista, dalla passione travolgente di Rochester e dall'affascinante Inghilterra vittoriana.