Titolo: L'albero degli amanti perduti
Autore: Santa Montefiore
Editore: Sonzogno
Data uscita: 18 giugno 2003
Pagine: 500
Prezzo: 5,95 euro
Sofia cresce in una grande famiglia nel mezzo della pampa argentina, fra partite di polo e privilegi. Orgogliosa e testarda, è adorata da tutti, ma lei stravede solo per i cugini: Maria, la sua migliore amica, e Santiago, di cui è perdutamente innamorata. Ma quando Sofia e Santiago diventano amanti, la famiglia non può più tollerare la relazione proibita e spedisce la ragazza in Europa, dove Sofia piano piano si ricostruisce una nuova vita. Finché un avvenimento drammatico non la riconduce nell'amata Argentina dall'uomo che non ha mai davvero dimenticato.
GIUDIZIO:
Il titolo del romanzo di Santa Montefiore riesce a riassumere in tre parole la trama del romanzo: c'è un albero tipico della pampa argentina, l'ombu, che per i due giovani protagonisti - Sofia e Santiago - è una sorta di "albero dei desideri"; ci sono i due amanti, che sono loro: giovani, affiatati, spensierati e... cugini di primo grado; e poi c'è il loro destino "perduto", fatto di ostacoli, allontanamenti e nuovi incontri.
Prezzo accessibilissimo, il romanzo è però fuori catalogo ormai da diverso tempo: non mi risulta sia reperibile nella versione e-book, quindi occorre affidarsi a qualche mercatino o meglio ancora a un sito di libri usati (ad esempio su www.comprovendolibri.it ce ne sono spesso diverse copie, alcune a un prezzo davvero stracciato).
L' ombu
Molto bella l'ambientazione, l'amore dell'autrice nei confronti di quella terra così affascinante quanto lontana trapela da ogni singola descrizione: colori, suoni e profumi arricchiscono la lettura, scandita da orizzonti mozzafiato e dal nitrire di cavalli al galoppo. L'ombu, poi, è il simbolo di questo panorama spettacolare: un albero gigantesco e maestoso, che riveste un ruolo significativo anche all'interno della narrazione. I suoi rami contorti sono il luogo di ritrovo di Sofia e Santi, il loro posto segreto, dove incidere con un temperino i propri desideri, nella speranza - spesso vana - che si avverino.E' un romanzo, questo, che presenta sicuramente alcuni pregi ma che non manca di diversi difetti. In primis, le troppo alte aspettative. In molti siti viene proposto quale lettura perfetta per chi ha adorato la trilogia di Paullina Simons. Ora, diamo a Cesare quel che è di Cesare (o a Paullina, in questo caso) e cominciamo col dire che i due romanzi sono distanti anni luce, per quanto riguarda la qualità della storia e la capacità di emozionare. Sofia e Santiago non sono Tatiana e Alexander, e non lo saranno mai. Se come me sperate di trovare un'altra lettura tanto appassionante, prima o poi, sappiate che l'attesa non è ancora terminata: non troverete certo nel romanzo della Montefiore un racconto alla pari. Niente specchietti per le allodole e - di conseguenza - niente delusioni... Così forse arriverete ad apprezzare "L'albero degli amanti perduti" più di quanto abbia fatto io.Ogni tanto il confronto tra parole e fatti stride, per quanto riguarda i protagonisti: la tenacia e la caparbietà si Sofia si traducono più spesso in capricciosa ostinazione ed infantili fissazioni. Santiago in molte occasioni è altamente apprezzabile... finché non "sfora", assumendo un'aria troppo da duro nel promettere di smuovere mari e monti, per poi lasciarsi travolgere dagli avvenimenti due pagine dopo. "Per te farei tutto, Chofi", afferma a un certo punto il bel ragazzo. Ecco, il suo "tutto" si scopre essere molto riduttivo, dato che lascia che Sofia - a cui lui da sempre affibbia il buffo soprannome di Chofi - venga allontanata da casa e spedita in Svizzera. Giusto lo sforzo di spedirle delle lettere, per poi arrendersi senza troppi problemi di fronte alle mancate risposte.
Sempre lei, la piscina!
Ci sono poi elementi che davvero stridono nel romanzo: in primis, la piscina. Ok, Santa Catalina sarà anche una bella tenuta, tanto da meritarsi la modernissima pozza d'acqua blu, ma dopo aver più volte decantato il meraviglioso paesaggio argentino c'era proprio bisogno di trascinare ripetutamente i personaggi in ammollo nella piscina di casa? Ogni due per quattro li ritroviamo lì a sguazzare, e se l'intento dell'autrice era quello di scoprire generose porzioni di pelle nuda, allora c'erano sicuramente altre strade percorribili, certo più originali e interessanti.Come tutte le grandi storie d'amore, la vita di Santi e Sofia sembra dover essere costellata di ostacoli insormontabili: le idee per la componente drammatica del romanzo certo non mancano all'autrice, ma la voglia di svilupparle a quanto pare sì. Nel portare avanti gli eventi che determineranno il procedere del racconto si denota un'evidente superficialità che pesa inevitabilmente sull'intera storia. Ci sono cose che non si possono perdonare, essere cacciate di casa e spedite in una clinica per abortire, abbandonare il proprio figlio, ritrovarlo inaspettatamente ma fare finta di niente. La vita di Sofia è segnata da fatti che dovrebbero restare incisi nella pietra, ma che vengono spazzati via come polvere. Ci si ritrova, a distanza di anni, e ci si parla come se niente fosse. Si perdona, si perdona tutto, senza nemmeno spiegarsi più di tanto, senza il minimo rancore. Davvero poco credibile. Soprattutto perché da questo atteggiamento deriva la sensazione che i protagonisti si lascino trascinare alla deriva verso un futuro a detta loro scritto nel destino, ma che di fatto altro non è che il risultato delle loro pessime scelte e scarse azioni. Per la serie: con tanta buona volontà si può smuovere il mondo, senza si fa invece la fine di Santiago e Sofia.Sul finale non mi soffermo, è un racconto che va calando, quindi è anche il punto dove si tocca veramente il fondo: tirato per le lunghe, banale, sconclusionato. Concludendo, tre stelline stiracchiate per un romanzo con diverse scene graziose, un'ambientazione senz'altro insolita e interessante e uno stile che tutto sommato rende il romanzo una lettura sufficientemente scorrevole.