Magazine Cultura
Titolo: L'anello dei FaitorenAutore: Emily Croy Barker Editore: GiuntiPagine: 621Prezzo: 16 €Il mio voto: 3 piume
Trama
E se bastassero poche, enigmatiche parole a trasformare una ragazza molto delusa in una creatura dai poteri eccezionali? Nora Fischer non ha mai pensato di possedere doti straordinarie o di essere destinata a grandi cose. Anzi, da quando il fidanzato l'ha lasciata e la speranza di una promettente carriera universitaria è svanita nel nulla, è convinta di valere ben poco. Finché un giorno, dopo una festa in campagna, si imbatte in una vecchia lapide su cui legge alcuni versi dal significato oscuro. Pochi istanti e Nora stenta a riconoscere il luogo in cui si trovava fino a una attimo prima: davanti a lei si staglia un maestoso palazzo circondato da un parco lussureggiante, e una donna vestita di bianco la accoglie con entusiasmo. Nora non sa ancora di trovarsi al cospetto di Ilissa, la potente regina di Faitoren. Trascinata in un turbinio di feste, passeggiate a cavallo e cene fastose, coperta di splendidi abiti e gioielli, Nora diventa la donna seducente e irresistibile che ha sempre sognato di essere: la compagna ideale per il bellissimo principe Raclin, che la chiede in sposa. Ma qualcosa stride in quell'universo perfetto. C'è un pericolosissimo sortilegio da sciogliere, quello dell'anello che Raclin ha messo al dito di Nora.
La recensione
Guardando le recensioni online, lo ammetto, mi ero fatta diversi pregiudizi su questo romanzo. Leggevo, soprattutto, lamentele circa il fatto che non si trattasse di un romanzo autoconclusivo ma del primo di una trilogia. Vi dirò la verità, a me non è dispiaciuto affatto che non fosse un romanzo autoconclusivo. È vero, siamo d’accordo, sul mercato ormai sono più le storie narrate a puntate che quelle autoconclusive, ma se si ha l’accortezza di non leggere sempre le stesse cose e, quindi, di variare genere di lettura ogni tanto – e casa editrice magari – non si percepisce come fastidiosa una trilogia. In sostanza, per me che non leggo libri a puntate da un po', il fatto che si trattasse di una trilogia ha contribuito ad avere un punticino in più nel mio giudizio. Vediamo insieme la trama, molto brevemente. Nora, una ragazza di trent’anni, durante un’escursione per puro sbaglio oltrepassa un varco dimensionale e si ritrova in un mondo parallelo che nulla ha di uguale al nostro mondo. La donna che le offrirà ospitalità e, secondo Nora, anche aiuto è Ilissa, la bellissima regina del popolo dei Faitoren. Come potete ben immaginare, Ilissa altri non è che una donna sì bellissima – all’apparenza! – ma anche malvagia e decisa a far tutto pur di ottenere ciò che vuole: potere e un regno degno di questo nome per il suo popolo. Nora, però, non si accorgerà presto di chi Ilissa è nella realtà perché vittima di incantesimi che riescono a confonderla e a farla agire secondo quanto desidera Ilissa. Questa, forse, è l’unica critica che mi viene da muovere nei confronti del romanzo. Ok gli incantesimi, siamo d’accordo che confondevano Nora e le facevano credere cose che non erano reali. Però, ecco, diciamo che il suo affidarsi totalmente e incondizionatamente alle mani di Ilissa, fidandosi ciecamente di una persona appena conosciuta… Ecco, questo non depone esattamente a suo favore. Nessuna donna di trent’anni si farebbe convincere così facilmente e, soprattutto, nessuna donna di trent’anni agirebbe come non solo la Nora di inizio romanzo, ma anche come la Nora – diversa e più matura – in cui la protagonista si trasformerà.
Leggendo L’anello dei Faitoren ho avuto l’impressione che, in realtà, la protagonista iniziale che la mente dell’autrice aveva modellato non fosse una trentenne ma bensì una ragazzina, forse appena diciottenne e che, per esigenze, sia stata successivamente trasformata in una donna più adulta. Nulla, negli atteggiamenti di Nora, fa pensare a una donna che abbia già vissuto determinate esperienze. A ogni modo, proseguendo con la lettura, si riesce facilmente a dimenticare quanti anni abbia la protagonista. Dicevamo, Nora e Ilissa. Ilissa farà sì che Nora si innamori non solo del suo nuovo stile di vita – così distante da quello condotto fino a ora dalla ragazza – composto principalmente da feste e sfarzo, ma anche del figlio Raiclin. Se non che, un giorno, Nora si imbatte in uno strano tizio che dice di chiamarsi Aruendiel, di essere un mago e che sarebbe meglio se lei non si fidasse ciecamente del popolo dei Faitoren. Della trama non vi svelerò altro, perché non voglio fare spoiler, ma posso dirvi che tra Nora e Aruendiel ho preferito quest’ultimo come personaggio, ho trovato che fosse più credibile, caratterizzato in modo migliore. Inoltre, trovo che la parte in cui Nora si approccia alla magia è ben scritta, coerente e soprattutto credibile. Perché, si sa, il rischio di ogni fantasy è che venga meno la credibilità quando vengono descritte delle creature o i poteri magici dei personaggi. Questo, invece, con il romanzo della Barker non succede, anche perché l’autrice è riuscita a descrivere personaggi normali che, per una volta, non possiedono sorrisi sghembi, fisici statuari, bellezza mozzafiato e capelli biondi affetti da moto ondoso permanente. Un’altra delle critiche lette qua e là, in particolar modo grazie alle recensioni su Goodreads dei lettori americani, è che il romanzo sia troppo lungo e molte parti avrebbero dovuto essere eliminate o dall’autrice o dall’editor. Vero e falso, allo stesso tempo. Mi spiego meglio. Si tratta di un romanzo dedicato a un pubblico di adolescenti – dai 14 anni in su, più o meno – che si approcciano al fantasy semi-classico (non ci sono elfi e nani, ma alcuni elementi del fantasy classico vengono presentati e anche spiegati, passatemi il termine) per la prima volta o che hanno da poco cominciato a leggere libri fantasy. Come diversi libri dedicati a un pubblico giovane scritti e pubblicati ultimamente, i cosiddetti young adult o new adult, questo romanzo presenta un discreto numero di pagine – esattamente 621 – e una struttura narrativa che, sebbene a un lettore più esperto possa dare fastidio, risulta funzionale a uno scopo: rendere i personaggi verosimili e far sì che il lettore (giovane, non dimentichiamolo!) si affezioni ai personaggi e si cali nella parte. Sì, sono d’accordo, anche secondo me alcune parti potevano essere ridimensionate e la storia narrata non avrebbe subìto alcun danno. È vero anche, però, che a me non ha dato alcun fastidio leggerle, anzi! Non trovo nemmeno che si trattasse di parti poco interessanti semplicemente perché non vi era azione o dinamicità, come ho letto in diverse recensioni (intese come una probabile guerra o uno scontro non necessariamente armato, credo). Ebbene, le parti poco dinamiche – per utilizzare lo stesso termine di altri recensori – servono, invece, per conoscere Nora e i suoi sentimenti verso un mondo che non le appartiene e verso le persone che lo abitano. Tenendo sempre bene a mente di possedere decisamente qualche anno di troppo rispetto al destinatario finale di questo romanzo, l’ho trovato piacevole da leggere e con un ottimo potenziale. La storia è intrigante e mi ha lasciato quel pizzico di curiosità che mi spinge a voler leggere gli altri volumi per sapere come va a finire.
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