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Recensione: "L'Inquilino del terzo piano"

Creato il 14 dicembre 2015 da Giuseppe Armellini
Recensione:
Un grande thriller psicologico che ne richiama tanti altri sia prima che dopo di lui.
Cinema della minaccia e della follia.
Con un finale che, forse, ribalta tutto.
presenti spoiler giganteschi e letture molto personali, vedere dopo
"Che diritto ha la mia testa di essere me?" dice ad un certo punto monsieur Trelkowski mentre una
dea che risponde al nome di Isabelle Adjani lo sta spogliando.
A parte che trovarsi in fondo al letto un essere sovrumano di quel tipo uno se ne dovrebbe solo sta zitto, ringrazià tutto l'Olimpo e certo non lanciarsi in considerazioni filosofiche, a parte tutto dicevo, credo che quella frase pronunciata dal personaggio interpretato da Polanski sia la vera chiave di questo film, un thriller psicologico quasi superbo.
Polanski, per capirsi subito, è anche dietro la macchina da presa. E sappiamo quanto lui ami il perturbante, il minaccioso, lo psicologico. Senza ombra di dubbio con Hitchcock, Lynch e pochi altri è uno dei più grandi di sempre nel campo.
E Hitchcock richiama molto questo L'Inquilino del terzo piano, specialmente all'Hitchcock di Rebecca, film che vidi in una quasi deserta aula magna universitaria.
Recensione:
Ma torniamo alla nostra frase.
Una testa che è me.
Ovvero una testa che è centro di tutto, una testa che può creare qualsiasi cosa, una testa che comanda tutto il resto.
E se io sono soltanto la mia testa il mio corpo non esiste più, o non riesco nemmeno più a riconoscere quale possa essere.
Ecco, io credo sia veramente incredibile che io abbia visto questo film, per purissimo caso, appena dopo Enter the Void. Perchè se è vero che in quest'ultimo è abbastanza esplicito ciò che succede, una delle possibili letture del film di Polanski, o almeno quella che è venuta in mente a me, è molto simile all'incredibile viaggio del film di Noè.
Una fantasia creata soltanto dalla propria testa (o coscienza, o anima), forse, addirittura, e qui le analogie sarebbero davvero perfette, post mortem.
Dirò di più, anche in questo film potremmo parlare di reincarnazione.
Dico la verità, tutto questo mi è venuto in mente soltanto grazie al finale del film, proprio gli ultimi 20 secondi, altrimenti è una lettura che probabilmente non sarebbe mai saltata fuori.
Tutto quello che abbiamo visto potrebbe essere solo un ultimo sogno (o, come detto, un'esperienza extracorporea post mortem) della morente Simone. Trasferire la propria mente in un altro corpo, proiettarla in un altro corpo, quello dell'ultima persona che è venuta a visitarla all'ospedale.
Tra l'altro lei vede lui vicino alla sua amata Stella, e magari proprio il desiderio di poter vivere ancora una vita vera e di conseguenza quel rapporto con lei portano a quello che ho scritto, torna tutto.
Risultati immagini per l'inquilino del terzo piano
Il grande pregio di questo film è nel darci quindi almeno 3 possibili chiavi. Quella reale, quella fittizia, creata o comunque modificata dalla paranoia di Trelkowski e anche l'altra fittizia creata praticamente ex novo dalla mente di Simone.
Ed ecco qua che abbiamo un film che richiama in maniera impressionante il mio Synecdoche, con questo confondere in una sola persona il maschile e il femminile, questo non riuscire a capire chi sia proiezione di chi.
E c'è anche quel piccolo gioiellino di Calvaire. Nel film di Du Weltz, infatti, una figura maschile veniva scambiata dalla comunità per quella femminile scomparsa. L'unica differenza è che mentre nel film belga questa paranoia, questa trasfigurazione della realtà, era della collettività verso di lui, in quello di Polanski, semmai, è in lui (o, secondo la mia lettura, nella donna morente) verso di loro, l'opposto.
A prescindere da tutto -che alla fine ho scritto tanto senza dir nulla- questo è un film che anche senza tante letture funziona a meraviglia. Una lenta discesa in una paranoia sempre più assoluta e castrante. Cinema della minaccia che ad un certo punto richiama lo stesso Polanski di Rosemary's Baby e il Kubrick di Shining (specie nella scena degli applausi collettivi, un luogo e i suoi "abitanti" che gettano nella follia il protagonista).
E non lo faccio per continuare a mettere riferimenti e link a cazzo, ma a me questo film, (vi giuro che è l'ultimo dell'elenco-rece che ho fatto) ha ricordato moltissimo anche un altro in cui lo stesso Polanski era attore, lo splendido Una pura formalità di Tornatore.
Le atmosfere si somigliano, il ritmo anche. E c'è questa ricerca della verità, molto "trascendentale", unita a quella di capire chi si è realmente.
Recensione:
Ma potrei andar avanti, citare Psycho e tanti altri.
Meglio parlare di questo film, un film di interni, di personaggi ambigui, di piccoli accadimenti sempre più sinistri.
E di scene davvero inquietanti come quella in cui lui vede sè stesso, o quella appena successiva e da posizioni ribaltate (attenzione, nella lettura che dò è perfetto questo campo e controcampo) in cui lui vede lei togliersi le bende o quella specie di rito satanico con tanto di maschera.
Quello che non mi ha convinto del tutto è il vedere la trasformazione di Trelkowski in Simone, e non tanto perchè l'ho trovata affrettata come cosa  il film dura molto e si prende i suoi tempi) ma forse perchè sono io che non mi sono trovato così "dentro" per giustificare l'accaduto.
Anche se, alla luce della lettura che solo il finale ti può regalare, anche questi passaggi sono assolutamente plausibili.
Insomma, una rece pastrocchio piena di altri film citati, chiavi di lettura e poco altro.
Vedetevelo che è meglio.
Anzi, spero che leggiate questo "vedetevelo" dopo che l'avete già fatto.

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