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Recensione: "L'ultima possibilità" di Seita Parkkola

Creato il 01 agosto 2011 da Lauragiussani
Titolo: L'ultima possibilità
Autore: Seita Parkkola
Editore: San Paolo
Data uscita: 13 maggio 2011
Pagine: 316
Prezzo: 18,00 euro
Borea, 12 anni, viene iscritto a una nuova scuola, la Casa delle possibilità, una scatola di vetro e acciaio che trasforma i ragazzi impossibili in allievi modello. Borea è un tipo impossibile ma la sua famiglia si aspetta che cambi. Non importa se il prezzo da pagare per avere un futuro è alto, e tutto nella scuola, persino l’amicizia, deve obbedire a delle regole ferree. Se Borea dovesse fallire, non avrà speranze. I genitori lo dimenticheranno, il suo nome non potrà essere nemmeno pronunciato. Sarà un Ragazzo Perduto. Ma Borea evade dalla scuola e scopre una fabbrica abbandonata. Cunicoli, graffiti, polvere, fruscii. E fantastiche piste su cui volare con lo skate. È poi c’è India, una strana ragazza che sa vedere al buio e tendere trappole. E pensa che i Ragazzi Perduti non abbiano fallito ma...

RECENSIONE:"Quest'autunno comincio una nuova scuola. Si chiama Casa delle Possibità. Per me è l'ultima. Così mi hanno detto."(Attenzione: spoiler!) “L’ultima possibilità” di Seita Parkkola si è rivelata una lettura particolarmente apprezzata. Come già nel caso di un altro romanzo pubblicato dalla casa editrice San Paolo – Vango, di T. De Fombèlle – devo ammettere che anche in questo caso, se me lo fossi trovata di fronte su uno scaffale della libreria, l’avrei probabilmente bypassato senza degnarlo di un’occhiata. Invece il romanzo merita, merita davvero. Un racconto adatto non solo a lettori giovanissimi – come si potrebbe erroneamente pensare – ma indicato anche per un pubblico più adulto.
Cominciamo da una mia piccola curiosità, che temo non troverà risposta: l’ambientazione. L’autrice è finlandese, nel racconto non ci sono riferimenti a luoghi specifici o a nomi di città (tanto meno la nazione), i vari personaggi hanno nomi di chiara origine latina ma, a parte Chiara Rusconi e Baldo Bacchetti, con poca probabilità italiani (Borea, Brina Iemalia, Pirja, Vezio). Nel libro si parla di un ristorante russo, di uno cinese, la madre di Borea pondera di trasferirsi a Parigi e mentre le illustrazioni riportano graffiti in una lingua a me sconosciuta (finlandese?) alcune frasi all’interno del testo sono riportate in inglese. Un bel grattacapo, insomma. Prima di passare alla recensione vera e propria, due parole sull’autrice e su una cosa che mi ha dato un po’ fastidio: in molti siti il suo nome è stato affiancato a quello di Stieg Larsson. Ora, i due sono "vicini di casa", nel senso che Larsson era svedese, la Parkkola finlandese. Punto. Non c’è altra cosa che li accomuni, e tutto questo richiamare il nome del famoso scrittore sinceramente ha poco senso, soprattutto perché in certi casi non è affatto necessario. Seita Parrkola è brava, molto brava. Non ha bisogno di paragoni simili per mettere in evidenza il suo talento. L’autrice possiede infatti uno stile veramente interessante, diretto e incisivo ma allo stesso tempo originale e ricco di riferimenti. Scorrevole e ad effetto, riesce a mettere in risalto i momenti salienti del racconto senza mai distrarre il lettore dall’evolversi dei fatti. Un cosa curiosa – e simpatica, aggiungerei – è che Borea da del “tu” al lettore. Accade raramente, ad inizio libri e poi un altro paio di volte più avanti, ma fa chiaramente intendere l’impostazione dell’intero romanzo: Borea, 12 anni, racconta la sua incredibile storia a ognuno di noi.
Ad impreziosire il racconto, una serie di illustrazioni in bianco e nero molto azzeccate e insolite: tramite l’uso di una prospettiva volutamente distorta, Jani Ikonen traccia con pochi ma sapienti tratti alcune delle scene più interessanti del romanzo (si veda ad esempio la casa della madre di Borea – sarta di abiti da sposa - il cui salotto viene descritto come una giungla di vestiti nuziali che pendono fitti dal soffitto, con strascichi, perle, veli e merletti annessi.)
Nel raccontare la propria storia Borea non si limita a narrare solo i fatti: vi aggiunge spunti e riflessioni, congetture e pensieri talvolta ironici, talvolta intrisi di una tale e innocente logica che fa quasi sorridere. Ad esempio, vi è un punto in cui il ragazzo è intento a spiare una scena e, muovendo piano un passo, il pavimento sotto di lui scricchiola. A questo appunto si sente in dovere di aggiungere, non senza una punta di ironia: “Se non lo avete mai notato, pavimenti, scale e porte scricchiolano sempre in situazioni del genere”
Sono due i principali luoghi del racconto: la scuola – meglio nota come Casa delle Possibilità - e la fabbrica. Agghiaccianti entrambe, sebbene sotto diversi punti di vista. Belle entrambe, ognuna a modo proprio.
Borea è un ragazzo come tanti. Non del tutto buono, non del tutto cattivo. Vivace e scapestrato, ma non per questo un piccolo delinquente. Capelli rasta, una vera e propria adorazione per lo skateboard e molta simpatia per i graffiti. Per via del suo temperamento viene espulso da diverse scuole… ed è così che arriva alla Casa delle Possibilità, una scuola particolare nonchè l’ultima chance prima di finire nell’irrecuperabile gruppo dei Ragazzi Perduti.
La scuola appare moderna e basata su tecniche di educazione innovative ed efficaci. Molte sono le regole che il ragazzo deve imparare a rispettare, così come sembrano fare – di buon grado, forse fin troppo - tutti i suoi nuovi compagni di classe. Particolarmente azzeccata è l’insegnante Chiara Rusconi, una professoressa dall’indole macabra se non addirittura sadica. Torture e strumenti di morte i suoi argomenti preferiti, che riprende più e più volte nelle sue lezioni parlando della Rivoluzione francese e del Periodo del Terrore.
Molto originale è poi il “gioco” da lei stessa ideato, che si rifà al noto rompicapo conosciuto come “gioco dell’impiccato” e che in questo caso ribattezza con “la collina del patibolo”: sulla lavagna vi è disegnata una collina per ogni studente. Quando uno studente si comporta male, sulla sua collina l’insegnante aggiunge un nuovo tratto della forca. Sbaglio dopo sbaglio, tratto dopo tratto, la forca si completa. E a quel punto, arriva la punizione. Oltre alla forca, l’insegnante arriverà poi a “costruire” altri strumenti, quali ad esempio la ghigliottina. Per gli studenti buoni e virtuosi, sulla collina spuntano fiori e farfalle.
Come nel caso di Pirja, ragazzina che verrà appioppata a Borea in qualità di “fidanzatina”: questa infatti è la punizione che tocca al ragazzo una volta che la sua prima forca viene completata. Una fidanzatina che lo segue ovunque, che fa i compiti insieme a lui… Che lo tiene d’occhio.
Altri personaggi significativi sono i genitori di Borea, separati; Brina Iemalia, matrigna di Borea nonché consulente della scuola, che avrà un ruolo davvero centrale nel racconto; Mona, l’odiosissima figlia di Brina Iemalia; Vezio, studente modello affibbiato a Borea in qualità di “nuovo migliore amico”, benché il suo comportamento sia tutto tranne che amichevole; Baldo Bacchetti, vice preside. E poi ci sono loro, i Ragazzi Perduti, che Borea incontra quasi per caso. In primis fa la conoscenza di India, nella vecchia fabbrica. India che – come sottolinea lui stesso – è una ragazza, non un paese o un continente. Poi ci sono i gemelli, Ra e Luna, e infine l’inquietante Mau. Ex studenti della scuola delle Possibilità, fuggiti per sottrarsi da una disciplina insensata, crudele e intollerabile, i ragazzi vivono nascosti negli edifici dismessi, si lavano nei bar di centri commerciali e ristoranti, si cibano di topi arrostiti o di ciò che riescono a rubare nei negozi.
E’ India, più di tutti, a colpire Borea. Una vera e propria maga dello skateboard, la ragazza si definisce una “cacciatrice della giungla” e passa il suo tempo a tenere d’occhio la scuola e l’intera città. Una ladruncola che ha ormai da tempo imparato l’arte di rendersi invisibile agli occhi dei passanti (“tu esisti troppo” dici in un’occasione a Borea, incapace di confondersi tra la folla).
Immagini di punizioni troppo severe e studenti troppo modello si alternano, mentre Borea comprende ben presto che la scuola nasconde un cupo segreto. Un sotterraneo, un piano diabolico, delle maschere mortuarie che “respirano”. Il racconto alterna momenti spensierati a situazioni cariche di adrenalina e suspence, mentre l’avventura del giovane protagonista continua tra l’odiato ritrovo degli Amici dei Pesci e le sue fughe notturne alla fabbrica.
Non aggiungo altro sulla trama, è giusto che ognuno scopra da solo l’evolversi della storia e soprattutto il finale. Mi limito solo a ribadire che si tratta di un libro davvero ben scritto, ben studiato e ben pensato.
Una lettura da quattro stelline piene, una piacevolissima scoperta che -al pari del sopracitato “Vango” - mi ha davvero incantata, pur non essendo nella fattispecie il mio genere preferito. Quattro stelline piene e abbondanti per un romanzo che – non ci sarebbe nemmeno bisogno di dirlo – consiglio caldamente a tutti!

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