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Recensione: "L'uomo che metteva in ordine il mondo" di Fredrick Backman

Creato il 27 gennaio 2015 da Saraguadalupi
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Ove ha 59 anni. Guida una Saab. La gente lo chiama "un vicino amaro come una medicina" e in effetti lui ce l'ha un po' con tutti nel quartiere: con chi parcheggia l'auto fuori dagli spazi appositi, con chi sbaglia a fare la differenziata, con la tizia che gira con i tacchi alti e un ridicolo cagnolino al guinzaglio, con il gatto spelacchiato che continua a fare la pipì davanti a casa sua. Ogni mattina alle 6.30 Ove si alza e, dopo aver controllato che i termosifoni non stiano sprecando calore, va a fare la sua ispezione poliziesca nel quartiere. Ogni giorno si assicura che le regole siano rispettate. Eppure qualcosa nella sua vita sembra sfuggire all'ordine, non trovare il posto giusto. Il senso del mondo finisce per perdersi in una caotica imprevedibilità. Così Ove decide di farla finita. Ha preparato tutto nei minimi dettagli: ha chiuso l'acqua e la luce, ha pagato le bollette, ha sistemato lo sgabello... Ma... Ma anche in Svezia accadono gli imprevisti che mandano a monte i piani. In questo caso è l'arrivo di una nuova famiglia di vicini che piomba accanto a Ove e subito fa esplodere tutta la sua vita regolata. Tra cassette della posta divelte in retromarce maldestre, bambine che suonano il campanello offrendo piatti di couscous appena fatti, ragazzini che inopportunamente decidono di affezionarsi a lui, Ove deve riconsiderare tutti i suoi progetti. E forse questa vita imperfetta, caotica, ingiusta potrebbe iniziare a sembrargli non così male...
Recensione:
Nuova recensione per un libro arrivato a Natale. Dunque, premetto che non ho mai letto nulla di questo autore né avevo mai sentito parlare di questo libro..fortunatamente però, ho una mamma che si fida ciecamente del proprio istinto "letterario" e che, anche questa volta, ha fatto un'ottima scelta. Protagonista di queste 300 pagine, è Ove, un uomo di quasi sessantanni che, come tutti, ha le sue manie: come ad esempio oliare i ripiani della cucina e controllare che le automobili non occupino i parcheggi oltre le 24 ore concesse dai cartelli..dopo la morte della moglie ed il prepensionamento, tutte queste manie vengono amplificate per il semplice fatto che Ove non ha più nulla da fare e non si capacita di come si possa essere contenti di andare in pensione, senza più uno scopo, con tante tempo per fare mille cose..ma cosa può fare, in questa condizione, un uomo che ha sempre vissuto per il lavoro e per la sua adorata moglie? Per Ove non c'è più niente di così importante e trova ogni scusa possibile per lamentarsi ed essere scorbutico, quasi fosse in un'eterna lotta contro quel mondo che non gli ha lasciato più nulla se non sé stesso. Il mondo però, non è il solo colpevole ed il nostro protagonista lo sa bene, tanto che cerca ogni giorno di farla finita: con il gas di scarico della macchina, con un cappio appeso al collo. Eppure ogni santa volta accade qualcosa che lo distrae dal suo intento, costringendolo a fare altro..soprattutto da quando sono arrivati i nuovi vicini, che non sono in grado di parcheggiare un rimorchio né tanto meno di aggiustare una finestra senza finire all'ospedale. 
La storia di Ove mi ha commossa diverse volte, fin dal momento in cui Backman ci racconta la sua mania di controllare che sua moglie non abbia alzato il riscaldamento (che si sa, costa parecchi soldi), anche dopo mesi dalla sua morte. Sono rimasta con un mezzo sorriso, mentre leggevo di quell'amore incredibile tra i due, di tutte le volte che Ove porta dei fiori sulla sua tomba, di tutte le volte che si ferma a pensare "Cosa farebbe Sonja?", quando non sa come comportarsi con quei casinari dei suoi vicini. 
"«I nuovi vicini. Stranieri. Mangiano riso al curry, e roba del genere. Non è male, anche se io continuo a preferire la nostra carne con le patate e la salsa.»
Lei rimane in silenzio. Anche Ove resta zitto, e si fa ruotare la fede intorno al dito. Come se cercasse qualcos'altro da dire. Fa ancora parecchia fatica a essere quello che porta avanti la conversazione. Era una delle cose che aveva delegato a sua moglie. Lui, di solito, si limitava a rispondere, dunque quella in cui si trovano ora è una situazione nuova per entrambi. Ove si accovaccia, toglie la rosa che ha piantato la settimana prima e la infila con cura in un sacchetto di plastica. Poi vanga bene la terra, che è tutta congelata, per piantare nuovi fiori.
«L'elettricità è aumentata ancora» la informa, alzandosi.Resta fermo a guardarla con le mani in tasca. Alla fine, posa il palmo della mano sulla lapide e l'accarezza dolcemente, come se fosse la sua guancia.
«Mi manchi» sussurra. Sono sei mesi che è morta. E Ove gira ancora per casa due volte al giorno per tastare i radiatori e controllare che lei non abbia alzato il riscaldamento di nascosto."
Così, contrariamente da quanto si percepisce dalle prime pagine, durante la lettura, il lettore viene a conoscenza di un nuovo Ove: un Ove non così tanto scorbutico e burbero, ma che ha un'umanità infinita sepolta sotto il dolore che la vita gli ha riservato fin da piccolo, nella sua infanzia da orfano, fino alla perdita della moglie e del lavoro. L'uomo che nelle prime pagine sembra essere solo incavolato con il mondo, in realtà, viene scoperto come un personaggio dai grandi valori e molto rispettabile, pronto ad aiutare gli altri (seppur continuando a borbottare)
"Aveva lavorato alla ferrovia per cinque anni. Poi, una mattina, era salito sul treno e l'aveva incontrata. Per la prima volta da quando era morto suo padre, si era messo a ridere. E, in seguito, la sua vita non era stata più la stessa.
Perché la gente diceva che Ove vedeva il mondo in bianco e nero. Ma lei era il colore. Tutto il suo colore."
"L'uomo che metteva in ordine il mondo" sembra un'estratto di verità dei giorni nostri, con un insieme di temi trattati che vanno dai rapporti di vicinato, alla solitudine, all'amore perduto, alle manie ossessive compulsive di chi non sa più se ha uno scopo in questo mondo, oppure no. Lo stile narrativo di Backman mi è piaciuto molto ma, soprattutto mi è piaciuto il personaggio che è riuscito a creare: in un contesto quotidiano e normalissimo, ha inserito un uomo molto complesso nel suo essere tormentato, un personaggio che si evolve ad ogni pagina mostrandoci quel cambiamento - in meglio - nudo e crudo che, forse troppo poco spesso, accade nella realtà. La storia, nella sua interezza è un po' come Ove, in un mutamento continuo, in un'avventura con il vicinato dietro l'altra, mentre il nostro protagonista piano piano perde i pezzi della sua corazza, mostrandoci il suo vero animo. Tra le pagine di questo romanzo non c'è una sola sfumatura, come ormai avrete capito, ma ci sono tutte le sfumature di una vita intera: dalla dolcezza dell'amore alla crudeltà di un'infanzia che poi tanto infanzia non è stata. Dall'irritabilità per quei vicini arrivati a creare scompiglio, all'affetto per le loro bambine e per quel Gatto che, nonostante tutto, sembra non volerlo lasciare mai solo.
"E se qualcuno glielo avesse chiesto, Ove avrebbe risposto che una vita, prima di lei, non ce l'aveva. E nemmeno l'avrebbe avuta dopo."
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