Titolo: La bambina numero ottoAutore: Kim van Alkemade
Editore: DeAgostini
Prezzo: 16,00
Pagine: 384
Data uscita: 12 Gennaio 2016
New York, Anni Cinquanta.Per Rachel, infermiera dalla vita regolare e solitaria, il passato è un buco nero dal quale è riuscita a fuggire per miracolo. Quando però incontra Mildred Solomon, anziana paziente senza più speranze di guarigione, d’un tratto qualcosa nel suo subconscio si slaccia, i ricordi rimossi tornano a galla, prendono il sopravvento. Perché Rachel e la Dottoressa Solomon, come la donna vuole essere chiamata, si sono già conosciute tanto tempo fa, quando Rachel non era ancora Rachel, ma solo la bambina numero otto, un’orfana di pochi anni affidata a un istituto nel Lower East Side di Manhattan. Ma chi è veramente la Dottoressa Solomon? La madre surrogata che si prendeva cura degli sfortunati orfani - unico raggio di luce nella tormentata esistenza della piccola Rachel - o una donna fredda e cinica, votata alle proprie ambizioni e pronta a tutto nel nome della scienza? Solo chiamando a raccolta i fantasmi della memoria Rachel potrà trovare le risposte di cui ha bisogno, e diventare finalmente padrona del proprio destino. Kim van Alkemade prende spunto da fatti realmente accaduti per mettere in scena un dramma incalzante sui temi dell’abbandono, del tradimento e del riscatto. Creando, nella figura di Rachel, un’indimenticabile eroina in bilico tra luce e ombra, tra vendetta e perdono.“«Ho tanta fame. Ho fatto qualcosa di brutto? Per questo non mi danno niente da mangiare?». «Non sei stata cattiva, anzi, stai facendo una cosa molto importante per la scienza». La bambina la guardò senza capire. «Una cosa importante per me»” - da La bambina numero otto, Kim van AlkemadeLa verità è che siamo fortunati. Fortunati nel ricevere cure, nel sopravvivere a malattie che ad oggi chiamiamo innocue grazie ai farmaci distribuiti per curarle. Ai medici competenti in grado di riconoscerle. Giù una pillola, o via un vaccino. E' vero, che senza la sperimentazione non saremmo in grado di definire molte cose, di averne scoperte tante altre. Ma c'è un limite a tutto, soprattutto quando c'è in gioco la vita di un essere umano, ancor peggio quella di un bambino. Senza consenso diventa tortura, i soggetti diventano cavie.La bambina numero otto non è un libro facile da affrontare, soprattutto nelle prime pagine. Detto sinceramente, le sperimentazioni scientifiche per il progresso sono uno di quei temi che trascuro, o trascuriamo. Ne siamo a conoscenza, ma le ignoriamo. Raramente ci capita di approfondire.
La dottoressa Solomon, antagonista della storia, non si pente, si giustifica. Continua a farlo dopo tutta la sua carriera. Giustifica i suoi mezzi, con la scusa di trovare cure. Ma quando un bambino, già strappato alla famiglia e orfano, ma soprattutto ignaro, viene involontariamente preso e obbligato a sottoporsi a certi trattamenti per puro "esperimento", non è ingiusto? Un bambino che diventa cavia. E poi cresce, ignaro del corpo che col tempo si distrugge, più in fretta di altri.“A volte bastava un unico evento isolato per spezzare, interrompere o deviare il corso di una vita, come un colpo da biliardo che ridisegna posizioni e traiettorie delle palle sul tavolo.” - La bambina numero otto, Kim van AlkemadeIl bambino in questione è una bambina, Rachel il suo nome. Piccola e quindi non in grado di intendere, volere o rifiutarsi. Ebrea di famiglia, strappata dalla madre dopo la sua violenta morte avvenuta per "incidente". Un padre che non può nemmeno definirsi tale, che scappa e abbandona lei e suo fratello maggiore Sam. Orfanotrofio per lui, Brefotrofio per lei. Una promessa di famiglia, di riunione. Per l'unica famiglia che gli sono rimasta, lei e lui. Ma il destino li allontana, forse per sempre, forse solo temporaneamente.
Rachel c'è nel momento sbagliato. Nonostante gli agi di vitto e alloggio in periodo di crisi e di guerre, ha la sfortuna di capitare come paziente tra le mani di una dottoressa giovane e ambiziosa. Ecco quindi partire gli esperimenti, continui, crudeli, estenuanti.Passano anni, Rachel è infermiera. Rachel è calva. Lo è sempre stata, sin da piccola. Credendo di avere avuto una malattia da curare, curata con questo risultato.Ma quando le capita in mano la paziente Solomon, riaffiorano piccoli ricordi. Una ricerca la porta finalmente a capire. Vendicarsi? O essere migliore?
Un esordio davvero impressionante. Ho iniziato la storia con in mente un'idea data dalla trama. Poi mi sono ritrovata immersa tra passato e presente della protagonista. Un passato davvero duro, difficile. Quante sfortune possono capitare tutte insieme ad una povera bambina? Tante. A volte sembra che il destino ce l'abbia con noi. La lettura è andata un po' rallentando verso la metà, dovuto al fatto che viene effettivamente dato ampio, ampissimo spazio al conoscere la Rachel del prima. Il dopo è poco, come se l'importante non fosse la vendetta, ma scoprire il male di Rachel, dell'umanità. E' difficile non compatire la protagonista, sbuffare per alcune sfortune, gioire nel vederla poi in qualche modo indipendente.Ho apprezzato molto la lettura del romanzo, ho imparato molto. A livello umano, fa riflettere. Voi cosa scegliereste, cura o vendetta?Un romanzo che consiglio caldamente a chi nell'innocenza di un anima vede la crescita e la forza di subire ma di rialzarsi.
3.5