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[Recensione] La carezza leggera delle primule di Patrizia Emilitri
Creato il 20 ottobre 2014 da Lafenicebook @LaFeniceBookScritto da un italiana e pubblicato da Sperling e Kupfer, la quale ringrazio.
Ci sono libri, che senti tuoi dal primo istante. Ci sono libri, che ti chiamano e ti spingono a leggerli. Ci sono libri, che ti strappano l'anima e te la estirpano facendola propria. Ci sono libri, che rimangono nel cuore ed è il caso di questo " La carezza leggera delle primule".
Questo scritto è qualcosa di unico, di sentito, di vivo e vero. Parole strappate al vento, sfiorate con lacrime di sangue. Parla di vita, di morte, di resurrezione in un circolo vizioso e controverso. Parla della forza delle donne e di scelte che si devono compiere per poter sopravvivere a una vita troppo infame per quella che è, a una vita che ti mette davanti morte, vita e dolore. All'ipocrisia della gente, alla finzione che ognuno di noi compie davanti a un malato, alla propria famiglia, alla vecchiaia. Come se nulla di tutto questo ci toccasse, come se la nostra vita scorresse senza un perché o senza una ragione. Una giostra che non si ferma e noi saliamo ogni volta ma purtroppo alcune volte la perdiamo, rimaniamo immobili ad osservare. L'essenza che scorre, passa e ci lascia .Ho apprezzato questo romanzo dalla prima all'ultima riga, l'ho sentito mio, l'ho sfogliato e amato dalla prima all'ultima pagina. Ho adorato i protagonisti, soprattutto lei Clorinda, cinica, cattiva, testarda ma inconfondibilmente severa e giusta, con la sua vita e con quella degli altri. Una maledizione, che non può mai finire, una storia di pentimento, di colpevolezza non voluta, di persecuzione non dettata da niente se non per la sola colpa di un uomo avido ed egoista. Una discendenza bruciata fin nelle viscere, per colpa della superbia. Così scorre il romanzo, come se volesse piano portarti a una realtà che non conosci. A una visione della vita del tutto nuova, appannata da un senso di ribellione. Scuote l'animo, lo scarnifica e lo rende nudo a quell'ipocrisia che si nasconde ogni giorno dietro volti che non vogliamo nemmeno guardare. Ce ne accorgiamo quando è troppo tardi, come la protagonista. Lei sul quale pende una spada di "Damocle" che mai la ucciderà, vivere oltre ogni cosa, questa è la sua condanna. Una punizione che avrà per la vita, un esistenza bruciata che non può essere chiamata tale. L'aroma del testo è profondo, invisibile, seppur con una nota sensibile. La scrittura è fluida e la scrittrice perfettamente in tono con tutto il testo. Segue un filo conduttore marcato, deciso e nient'altro che frivolo. Affronta temi importanti, velati sotto forma di parole romanzate. Delle volte in alcuni libri ci sono personaggi che mi risultano antipatici ma qui nonostante Clorinda fosse l'artefice di molti mali, di molte morti e la sua cinicità tocchi livelli alti, l'ho trovata perfettamente conforme al suo modo di essere, alla vita passata e vissuta, ai dolori che l'hanno sconvolta, a un male non suo che si porta nel ventre. Alla crudeltà che si sente palpabile come carne fresca. Claudia l'ultima discendente, una giovane donna concitata dagli eventi, prima incredula e poi partecipe di questa storia senza fine. Lascia il segno, una cicatrice bella grossa sulle spalle e senti ogni parola rimarcata a fuoco nelle ossa, il dolore di leggere tali struggenti parole ti fa sentire male .
Vivere o Morire chi può decidere? Cosa può essere più duro? Vedere i propri cari soffrire, tenere a mente ogni viso e vederlo invecchiato. L'ipocrisia di quei figli che si ritengono tali e invece non lo sono nemmeno lontanamente. Di quelle grida che la vecchiaia da, di quell'amore di cui si ha bisogno e nessuno sa dare. Della gioia di un genitore che accudisce il proprio bambino ma non della gioia di un figlio che accudisce il proprio genitore, ormai in fin di vita. Struggente, come nessun coltello potrebbe essere. Colpi inferti, violenti alla vita di una discendenza condannata a morire ancora prima di esistere. La colpa dei padri si paga, la colpa di ogni singolo essere umano si ripercuote pesantemente su qualcun'altro e noi ignari ancora non riusciamo a comprenderlo. Ammettere che si è nel torto è cosa giusta.Tirarsi indietro o chiedere scusa è il più bel dono.
L'anima, quell'anima che si troverà solo fra mille anni, solo ed esclusivamente a lei si ricorderà di esprimere tutti i tormenti, anche solo per cinque minuti perché si saprà che è quella giusta per sempre. Alla fine quell'atto di amore che ci completa, quella sensazione di vita vissuta che si è conclusa come degna. Quella maledizione che deve finire, con una nota stauaria, come un capitolo che prima o poi avrà una fine. Questo libro è un memorabile, gioiello che si porta nel cuore e terrò a mente tutte le ricette che io possa creare delle pietre o della dissenteria non importa a me ha stimolato la bellezza dell'anima, l'essenza della scrittura e l'avvolgente sensazione di esprimere sempre e comunque la libertà. MAGNIFICO. Da leggere in maniera surreale, diversa e sentita. Da tenere in un cassetto e rileggerlo ogni volta che se ne ha la possibilità.
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