Questo libro è molto diverso dai primi due, infatti, lo scrittore smette di usare la narrazione in prima persona, attraverso il diario, e racconta la storia in terza. Inoltre, il lettore non vedrà più, solo il punto di vista di Kil, l'eroe sopravvissuto agli zombie conosciuto in precedenza, ma quello di molti altri personaggi.
Anche la veste grafica si adatta al cambiamento, niente più schizzi di sangue, macchie, disegni e mappe, solo negli appunti vediamo un mutamento di font.
Il secondo romanzo si era concluso con il botto, e con delle interessantissime, e sconvolgenti, teorie sulla natura dei non morti, ma per avere delle certezze bisogna arrivare alle ultimissime pagine di: La Clessidra Infranta, cosa che mi ha lasciato un po stupita, l'autore poteva sfruttare molto meglio questa grande idea sviluppandola di più e non concedendogli sono poche pagine.
Soprattutto, considerando il fatto che ne usa parecchie per raccontare storie secondarie, che anche tolte non avrebbero cambiato la storia.
Rispetto agli altri, il ritmo è molto più lento e, in generale, risulta un po meno avvincente.Ci sono troppi personaggi e si fa un più fatica a stare dietro a tutte le storie, anche se ce ne sono alcune ricche d'azione e che ti tengono con il fiato sospeso.Il finale mi è piaciuto, per prima cosa perché, una volta finita la missione, non si sistema tutto, come per magia, e poi perché è particolare e lascia stupiti.Tirando le somme di questa trilogia, posso dirvi che: