Magazine Cultura

[Recensione] La logica del desiderio di Giuseppe Aloe

Creato il 23 luglio 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] La logica del desiderio di Giuseppe Aloe

Titolo: La logica del desiderio
Autore: Giuseppe Aloe
Editore: Giulio Perrone editore
ISBN: 9788860041821
 Numero pagine: 212
 Prezzo: 13,00 €
Voto: [Recensione] La logica del desiderio di Giuseppe Aloe

Trama: (dal risvolto di copertina)
Il cortile interno di un palazzo di inizio secolo, un posto tranquillo. Un ragazzo passa interi pomeriggi, sul ballatoio, a correggere un romanzo che non riuscirà mai a pubblicare, a leggere e a seguire i curiosi movimenti dei gatti. Poi un giorno, su una bella macchina grigia, in compagnia del marito, arriva Vespa, “l’inappuntabile ritratto dello splendore”, che ha gli occhi più irrefrenabili che lui abbia mai visto. In poco tempo i due diventano amanti. Non è il solo, però. E presto la donna si stanca di lui. La passione che aveva sconvolto quella calma solo apparente diventa allora morbosa e alimenta inquietudini e nevrosi rivelando di quali elementi sia fatta, in fondo, la materia del desiderio e dove possa portare, senza averne quasi cognizione, la sua imprevedibile logica, ammesso che ne esista una.

Recensione:

Tutto comincia con l’arrivo di una coppia di vicini. Il sonnolento equilibrio che sosteneva la vita quotidiana viene improvvisamente intaccato. Non  il rimbombo di discussioni furibonde, magari prive di un perché, ma qualcosa di più insidioso coinvolgerà tutti: il ragazzo che sosta da mane a sera sul ballatoio a spiare la vicina o a correggere le bozze di un romanzo che non pubblicherà mai, Vespa la dirimpettaia, succube del ménage familiare, il marito di lei,

“Eravamo tutti e tre disonesti. Io, lei, suo marito. Ognuno con la propria percentuale di disonestà”.

Nulla di straordinario fin qui in fondo, vi sono gli ingredienti di una storia fra tante che si sono lette, si leggono e si leggeranno, se non fosse per la piega che prende il racconto, che conduce a una dimensione particolare.

Nel romanzo ci si chiede se vi sia una logica dietro il desiderio, una giustificazione rintracciabile in un comportamento da disapprovare. Se così fosse si potrebbe scriverne la formula, redigere il codice di una regola, in modo da muoversi in una direzione piuttosto che in un’altra, obbedire alla sua disciplina, scegliere la strategia vincente. La ricerca di “un baricentro, un asse, una ragionevolezza”, questo sta nel piatto: una sfida non da poco, che ricorda la quadratura del cerchio.

Chi ci ha provato ha visto la fatalità, vi sia stata o no la completa adesione del proprio spirito. Se di fatalità si tratta, la logica del desiderio è tanto insidiosa quanto invincibile e ingiustificabile. Anzi no: giustificabile proprio perché invincibile. E’  questa l’intuizione di Charles Bovary che, scoperta la doppia vita della moglie e lo scorno subìto, nulla rimproverava alla sua Emma, malata (succube e schiava) del desiderio.

Se in Madame Bovary il desiderio, purtroppo, è destinato a lasciare il segno perché è vissuto come vizio, corruzione dello spirito, nella storia raccontata da Giuseppe Aloe assume un contorno ulteriore. A un certo momento chi legge si rende conto che gli amanti (in prevalenza Vespa) comprendono a poco a poco che più che cedere (con pesantezza) al desiderio, inavvertitamente  lo fanno proprio, vi aderiscono pienamente:

“…sembrava che il suo desiderio (di Vespa) non riuscisse a trovare freni, neanche nelle consuetudini sociali, alle regole del vivere comune. Lei semplicemente le metteva da parte, glissava, le aggirava senza ritegno…”

fino a giungere a un’ altra intuizione importante, sebbene inconsapevole:

“…(il desiderio)  non lega tra loro il prima e il dopo, non sembra lasciar segni di quel che può essere stato. Il prima e il dopo rimangono identici a loro stessi. Si continua (o si finge di continuare) la vita di sempre, come la continuano gli altri, che di nulla s’accorgono”.

Cosa che era chiaramente impensabile per Madame Bovary che sognava un’altra vita, un’altra dimensione, essere quella che non era e non sarebbe mai stata.

Diventa per tutti una sorta di esame, di “iniziazione”, una prova del fuoco con le sue battaglie e i suoi caduti. Si pensi solo alla rosa comprata da un ambulante, un regalo di quart’ordine che Vespa getta nell’immondizia senza tanti complimenti. La logica del desiderio impone un cerimoniale (un codice non scritto) da non violare impunemente, esige un prezzo da pagare, ma alla fine, per chi resta, promette un premio: alla rottura dell’equilibrio ex ante permette una nuova simmetria, una “metamorfosi irreversibile”. Si entra in una dimensione parallela, in un altrove dopo il varco che si ha avuto il coraggio (accettandone tutte le conseguenze) di oltrepassare.

Si scopre che il desiderio “non lega tra loro il prima e il dopo…”, non ammette strategie e calcoli. La logica che si insinua tra le pieghe, è un’illuminazione istantanea che seduta stante nega se stessa. Se a volte fa vittime e prigionieri, è tuttavia la medicina, la spinta per recuperare la propria libertà. E’ un paradosso palpabile nel romanzo, la logica fino a ora cercata risiede in questo: prevede il legame più intimo che si possa immaginare, ma anche l’improvviso distacco, la rinuncia. Secondo la sua logica (a questo punto può dirsi inafferrabile se non addirittura inaffidabile) il desiderio è destinato ad arenarsi laddove si pensi d’aver acquistato un diritto, la relazione si fa pretesa, abitudine. Solo in questo modo si diventa parte attiva della propria vita e della propria storia, conservando o recuperando “una sorta di innocenza primordiale” ed essere capace, come Vespa, di mostrare “un viso che non sarebbe riuscito a nascondere niente, tanto era limpido e sgombro da ogni vizio.” Non sembra esservi un altro guado. Superatolo si è in grado di guardare oltre, paradossalmente di avere una “relazione”, cioè un dialogo, scoprire un amico, un confidente. Sempre che l’altro sia all’altezza e non ci si trovi in solitudine. Non è questo il caso di Anna Karénina?

Ci sarà una promessa mantenuta, la conquista di un nuovo equilibrio, qualcosa da costruire dopo e tuttavia senza la necessità di demolire quanto vi sia stato prima (in questo senso si può parlare di iniziazione, di maturazione). La logica che si insinua tra le sue pieghe, è un’illuminazione istantanea che seduta stante nega se stessa, sfuggente quanto la sua definizione:

“La mancanza di tutto l’occorrente che serve per vivere. Questo era il desiderio. Nient’altro”


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :