Autore: Rebecca Brandewyne
Editore: Sonzogno
Data uscita: 8 maggio 2002
Pagine: 464
Prezzo: 6,00 euro
Maggie è figlia del ricco sir Nigel e futura padrona di Highclyffe Hall. Draco, per metà gitano, è un figlio illegittimo, e nella Cornovaglia dell'Ottocento essere un bastardo è una colpa imperdonabile. Accomunati da un indomito orgoglio ma divisi dal rango sociale, seguiranno strade diverse... Fino alla fredda notte in cui, nel silenzio della brughiera, si incontranno di nuovo, l'una con il cuore a pezzi, l'altro con il cuore in fiamme.
RECENSIONE: Romance storico davvero molto piacevole, dai risvolti in aspettati e con due protagonisti di tutto rispetto.(Attenzione: spoiler!)
Primo libro che leggo di questa autrice, e credo non sarà nemmeno l’ultimo. Il nome di Rebecca Brandewyne viene nominato spesso quando si parla di romance storici, eppure – non so davvero perché – ho sempre avuto non poche perplessità al riguardo. Un’inspiegabile diffidenza che mi porta oggi a dovermi ricredere, e in gran parte.Ho acquistato “La luna sulla brughiera” quasi un anno fa, in uno dei miei maxi ordini online (l’epoca d’oro dei grandi sconti… Ormai un lontano ricordo, ed è forse meglio non toccare questo tasto dolente) ed è poi rimasto a prendere la polvere sullo scaffale della mia libreria per tutti questi mesi. Poi, l’altra sera, il desiderio di una lettura rosa, storica e non troppo impegnativa ha fatto si che il mio sguardo cadesse finalmente su questo piccolo volumetto economico della Sonzogno (è un’edizione un po’ vecchiotta ormai, del 2006).Si tratta di un romance storico ambientato nella Cornovaglia di inizio ‘800 e i cui protagonisti devo dire mi hanno molto affascinata. Maggie, orfana di madre fin dalla nascita, vive con un padre benestante, freddo e insensibile, che sembra sopportare a fatica l’esistenza della figlia.
L’incontro con il protagonista maschile avviene in giovane età, quando Maggie ha solo dieci anni circa. Nello stesso periodo di concentrano infatti tutta una serie di importanti avvenimenti: il padre di Maggie, Sir Nigel, torna da un viaggio a Londra con tanto di nuova moglie e figlioccia al seguito. Inutile dire che la matrigna, Lady Chandler, si dimostra fin da subito tutt’altro che premurosa nei confronti di Maggie, anche se la vera spina nel fianco ha più o meno la sua stessa età, si chiama Julianne ed è la sua sorellastra. Diverso sarà il suo rapporto con il fratellastro maggiore, Wellesley , nel quale la piccola Margareth troverà invece una sorta di amico. Lui ed Esmond, l’adorato cugino al quale è promessa, sono gli unici punti fermi per la ragazzina, spesso ignorata o peggio ancora bistrattata da tutti gli altri. Questo fino a quando Draco non entra in scena: poco più di un ragazzino, si rivela essere il cugino di Maggie, da parte di padre. Draco è però un figlio illegittimo, per metà gitano, e dopo la morte del padre viene sì accolto nella tenuta di famiglia dallo zio “Sir Nigel”, ma costretto a guadagnarsi vitto e alloggio lavorando nelle stalle. Tra Draco e Maggie nascerà un’amicizia segreta, poi un fatto tragico li costringerà a restare separati per diversi anni e, quando si ritroveranno, ormai giovani adulti, dovranno fare i conti con una situazione ben più complessa.Maggie è senz’altro un buon personaggio, una spilungona e ossuta ragazzina acerba che – tanto di cappello all’autrice - non si trasforma nella classica bellezza sfolgorante. Acquista comunque un suo fascino, sebbene resti ben lontana dai comuni canoni di bellezza. Draco - nome che ho adorato, perché mi ricorda il caro Malfoy potteriano - appare sì un filino stereotipato, ma è comunque un protagonista maschile di tutto rispetto (e molto, molto affascinante). Cresciuto senza affetto e conscio di poter contare solamente sulle proprie forze, si trasforma da adolescente taciturno, selvatico ediffidente in un giovane uomo non solo cinico, autoritario e vendicativo, ma anche appassionato, possessivo e indipendente.Il romanzo si pone al lettore come una storia dalla crescita graduale, che non si riduce al classico “lui e lei, lei e lui”, ma lascia spazio all’evolversi dei diversi personaggi, protagonisti e non, riflettendone i pensieri, le paure e le convinzioni, e tratteggiandoli come figure estremamente dinamiche, la cui maturità li poterà - col passare del tempo - a relazionarsi diversamente gli uni con gli altri. Un altro aspetto positivo riguarda il rapporto tra Draco e Maggie, soprattutto per quanto riguarda il punto di vista della ragazza. Mentre lui la rivendica senza farsi troppi scrupoli e, da un certo punto in avanti, non facendone mistero, Maggie invece attraversa una serie di stadi emotivi ben differenti. Innamorata di Esmund e poi lasciata a un passo dal matrimonio dal futuro sposo a causa dell’insopportabile Julienne, troverà in Draco tutta una serie di cose… Eccetto l’amore. Per lei sarà una via di fuga, un sostegno, il suo salvatore ma anche un mezzo per vendicarsi del padre. Farà fatica ad apprezzarne i pregi, mentre soffrirà a lungo i difetti dell’improbabile marito, dall’arroganza alla possessiva autorità con la quale Draco sembra volerla comandare a bacchetta. E non basteranno due baci e uno sguardo intenso – come invece accade in moltissimi altri romanzi di questo genere – per farle perdere il contatto con la realtà, dimenticando il resto del mondo. Esmund sarà, per volere di Maggie, sempre tra loro. Lo sarà a lungo, senza sosta, diventando però via via una macchia sempre più sbiadita. Fino al giorno in cui la ragazza dovrà fare finalmente i conti con la verità.I difetti che ho riscontrato sono sostanzialmente due. La parte iniziale, nella quale viene introdotta la storia e si descrive la Maggie bambina, appare a tratti un po’ confusa e distaccata, quasi fosse un passaggio forzato che l’autrice non vede l’ora di gettarsi alle spalle. Poi c’è la famosa notte nella brughiera, scena clou del romanzo, un punto di svolta dai contorni forse un po’ troppo surreali. Passi che lei ha il cuore a pezzi e che lui stia aspettando quell’occasione da tutta la vita, ma le cose precipitano praticamente su due piedi, a una velocità tanto insostenibile quanto poco credibile. Va poi sottolineato il fatto che la Brandewyne sfiora più e più volte temi dalle tinte forti, che potrebbero infastidire alcuni lettori (per intenderci, Draco non è dipinto come il classico protagonista dal fascino rude che si traduce nei fatti in sguardi sdolcinati dettati da un cuore morbido come un budino. Rude e selvaggio vuol dire esattamente rude e selvaggio, nel bene e nel male).In conclusione, tre stelline abbondanti, senza dubbio. Un buon romance storico che si posiziona una spanna sopra qualsiasi libriccino da edicola (e tranquillamente anche sopra diversi romanzi prestigiosamente rilegati e presentati in pompa magna), pur non essendo – va detto -un capolavoro indimenticabile. Consigliato per una piacevole serata all’insegna del rosa antico.