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Recensione: "La Mennulara" di Simonetta Agnello Hornby
Creato il 18 aprile 2014 da Simonbug78 @simonbug78Circa nove anni fa, ho avuto la fortuna di aver vissuto in Sicilia, per la precisione a Catania, per un anno intero. Mi sono trasferito per motivi di lavoro e forse, inconsciamente, per cambiare aria: ma questa è un'altra storia.L'impatto con una realtà completamente diversa dalla mia non mi aveva creato molti problemi, infatti, la mia scelta era ricaduta su quel luogo per il fatto che vi ero già stato molte volte per brevi periodi di tempo, prima di quel momento.Sono molto attaccato alla Sicilia perchè in quell'anno penso di averla vissuta veramente. Ho imparato ad immergermi nella sua bellezza e nella sua diversità facendomi coinvolgere, piano piano, da tutto quello che mi poteva offrire quella bellissima terra, posta ai confini del nostro paese. Chi è siciliano, o chi ha avuto l'opportunità di viverci, sa benissimo cosa intendo dire. Insomma, mi sono sentito a casa sin dal primo giorno.Leggere Simonetta Agnello Hornby è come rivivere alcune di quelle atmosfere e sapori che, a dirla tutta, mi mancano parecchio.Le storie di questa scrittrice, si svolgono nel passato di una Sicilia che le ha fatto da balia, prima di prendere il volo e stabilirsi nella allora lontana Inghilterra. Per chiunque di voi avesse avuto il piacere di vedere la signora Agnello Hornby in televisione, durante un'intervista o ad una presentazione dei suoi libri, sono più che sicuro che sarete rimasti colpiti all'istante dalla sua forza e dalla sicurezza che ipnotizzano il suo spettatore.Così sono i suoi romanzi e così è per il libro che me l'ha fatta conoscere: "La mennulara", per l'appunto.La storia della mennulara, inizia di settembre, anno 1962. Rosalia, questo il suo vero nome, è una donna che ha prestato servizio presso la famiglia Alfallipe, con infinita devozione e cura, salvandola addirittura da un possibile crollo economico. Donna forte, tutta d'un pezzo questa Mennulara, che molto ha da raccontare o, nel caso specifico di questo romanzo, da essere raccontata. Proprio così, il romanzo della Hornby inizia esattamente con la morte della sua protagonista, la cui storia si sviluppa nel racconto di chiunque la ricordi, nel bene e nel male, come ogni cittadino di Roccacolomba, il paese dove ha casa il romanzo.Tantissime sono le voci che ha utilizzato questa scrittrice per delineare il suo personaggio. Ha utilizzato un'intero paese per far prendere forma a questa incredibile e fredda donna, un personaggio che difficilmente dimenticherete. Ogni lettore potrà farsi un'idea ben precisa della Mennulara, sono certo che ci sarà chi la amerà, chi la odierà e chi la troverà addirittura un'eroina. Pensandoci bene è uno dei pochi personaggi che abbia mai incontrato, in un romanzo, che riesca a suscitare in me sentimenti contrastanti di ammirazione prima e di diffidenza dopo, così fino al termine del romanzo.Ma ora torniamo al giorno della sua morte, cruciale per capire certe dinamiche. Per molti dei cittadini di Roccacolomba ( un paese come tanti ma inventato ) è stata una morte prematura e alquanto insolita. I figli della famiglia Alfallipe, appena venuti a conoscenza della morte della donna, sono accorsi al suo capezzale. Un gesto che a prima vista sembrerebbe dovuto, viste le premesse fin qui illustrate, ma non appena si ritrovano nella casa della Mennulara scoprono le loro carte al lettore, le motivazioni che li ha spinti a compiere quel gesto. Litigano, si agitano, si interrogano, chiedendosi chi dovrà pagare per il funerale e se qualcuno è a conoscenza dell'esistenza di un testamento. Fatto curioso pensò il medico; cosa poteva lasciare di tanto prezioso una donna che per vivere ha dovuto prestare servizio tutta la sua vita? A favore di chi avrebbe intestato un ipotetico testamento, non avendo amici o parenti vicini? Domande che insospettiscono ma che in quel momento infuocano solo il pettegolezzo e il chiacchiericcio delle piazze.Una donna chiacchierata, rivoluzionaria, un'instancabile lavoratrice ma, allo stesso tempo, odiata per i suoi metodi poco diplomatici e la sua scarsa capacità di socializzare. Morto il Signor Alfallipe, il padrone di casa, la donna si era continuata a prender cura della moglie, accudendola e trattandola come fosse sua madre. Per far questo, la Mennulara, se l'era portata in casa sua, lontano dal palazzo di famiglia.Serva nella sua stessa casa, per citare l'autrice, il pensiero di chi, lontano dal coro, reputava Rosalia detta la Mennulara una santa donna, che molto aveva fatto per gli altri e così poco per se stessa.In questo romanzo di infinita bellezza, Simonetta Agnello Hornby ci racconta noi stessi, quanto diamo importanza alle apparenze e quanto siamo pronti a giudicare senza conoscere tutti i fatti. Un mondo infinito quello di Roccacolomba, un passato che niente ha di diverso dal presente, qualora si parlasse solo di persone. Dinamiche di pensiero magistralmente intrecciate, una quantità enorme di personaggi che, alla morte della Mennulara, tirano le somme di molto più della vita di una sola persona ma quelle dell'intera cittadinanza.Un romanzo scritto in italiano ma che, in alcuni punti, per sintassi, piuttosto che per qualche parola o verbo "rubati" al dialetto, crea lo scenario perfetto nell'immaginario del lettore.Ho letto questo romanzo prendendomela con calma, senza fretta, e così vi consiglio anche a voi di fare per gustarvelo e per addentrarvi tra le strade di Roccacolomba e commentare, anche voi, assieme ai suoi abitanti, la morte della Mennulara.
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