Magazine Cultura

[Recensione] La militanza del fiore di Carlo Cuppini

Creato il 16 ottobre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] La militanza del fiore di Carlo CuppiniTitolo: La militanza del fiore
Autore: Carlo Cuppini
Editore: Maschietto
ISBN: 9788863940299
Numero pagine: 159
Prezzo: € 15,00
Voto:[Recensione] La militanza del fiore di Carlo Cuppini

Contenuto:
La poesia di Carlo Cuppini procede per scarti e sobbalzi, cercando di sgretolare il linguaggio delle cose per aprire varchi nel codice interno della mente. Le sette sezioni del libro parlano della “Funzione del corpo”, dei “Passaggi dell’angelo”, della strage di Ustica; presentano un ciclo di “coreografie”, un viaggio nei territori palestinesi, un “Kit per i superstiti”; riscrivono l’Inno nazionale attraverso variazioni e traduzioni automatiche. La prefazione di Adriano Sofri contestualizza la poetica di Cuppini nel panorama culturale contemporaneo. Il volume è arricchito da sette tavole grafiche realizzate da artisti contemporanei.

Recensione:
Doverosa nota introduttiva: io sono un classicista e un maniaco dell’ordine. Ho sempre preferito poesie con rime e ritmi stabili e regolari, e la forma che ho sempre prediletto sia come autore che come lettore rimane il sonetto: due quartine e due terzine, endecasillabi rimati e accentati secondo le regole trecentesche, frutto di un labor limae che non ammette l’approssimazione. Le Avanguardie di inizio Novecento, che pure non ho mai apprezzato, esprimevano comunque una forma poetica nuova, un volersi staccare da rigidi schemi tradizionali fino a sovvertire l’essenza stessa del testo; e in quanto tali sono state un passaggio fondamentale nella letteratura italiana.
Per tutto questo, quando ho sfogliato il libro per la prima volta ero più diffidente che mai. Nessun segno di punteggiatura, nessuna metrica, versi frammentati dal simbolo grafico slash (/): un lettore rimane spaesato, difficilmente riesce a inquadrare il senso della frase e necessita nella maggior parte dei casi di una seconda lettura per trovare un’interpretazione.
La prima impressione è stata quella di un caos totale e fastidioso. Per questo ho provato a staccarmi dai miei schemi scolastici: ho preso il libro e mi sono messo a leggere ad alta voce, immaginandolo non come testo poetico ma come copione teatrale, concentrandomi sull’intonazione e sul linguaggio del corpo (che è una presenza ricorrente in questi versi).
Allora hanno cominciato a delinearsi le immagini, generate dalla musicalità delle parole. Trattandosi di temi forti di attualità, è stato come camminare in una galleria di edicolanti e vedere centinaia di titoli di giornali, tutti gettati alla rinfusa ma con un fondo di coerenza tra loro, un filo logico difficile ma che con un certo sforzo mentale lascia identificare un denominatore comune.
Non una sequenza cinematografica di inquadrature, ma un viaggio in cui il lettore è trascinato, alla scoperta di una società corrotta e nota, ma posta in modo diverso.
Avete presente quei viaggiatori un po’ hippy e un po’ bohémien che si possono incontrare nelle stazioni, perennemente con una Moleskine in una mano e un mozzicone di matita nell’altra? E avete presente cosa si può delineare su quelle pagine, in toni di grigio che spesso assumono un significato diverso a seconda di chi li guarda?
Per me, l’impressione è stata questa: un universo conosciuto ma mutevole, visto come attraverso un pezzo di vetro, quello smerigliato della poesia. Scelte stilistiche complesse ma fonte di riflessione, una lettura ardua ma ricca per chi abbia la pazienza di coglierne la prospettiva, tematiche abusate e sbandierate da giornali e televisione ma esposte in una forma del tutto nuova.
Non è il mio genere, ma riconosco il valore dell’opera nel suo insieme.

Questa recensione è stata letta da Livin Derevel per Radio Base il 1 ottobre 2012, che volete di più?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :