“Alcune storie sono troppo vere per essere raccontate”
Questa citazione dall’opera di Michael Cuesta può riassumere l’indagine di Gary Webb.
Quando la verità è scomoda, soprattutto in ambienti potenti come può essere il governo degli Stati Uniti, si va inesorabilmente verso lo screditamento e la distruzione.
Ci troviamo a Los Angeles, anno 1996, Gary Webb (Jeremy Renner) è un giornalista del San José Mercury News, ma è soprattutto un marito e un padre affettuoso.
Per questo quando deciderà di mettere al corrente il mondo di uno degli scandali americani più grandi di sempre, a pagarne le conseguenze è la sua vita, la sua reputazione e la sua famiglia.
Webb infatti viene a sapere che il governo degli Stati Uniti d’America, in particolare la CIA, è parte attiva nel commercio di cocaina proveniente dal Sud-America.
Lo spaccio per lo più viene usato dalla CIA per finanziare i ribelli del Nicaragua.
Nella seconda parte della pellicola, quella che segue la pubblicazione di “A Dark Alliance”, cioè l’articolo di Webb, assistiamo ad un exploit di violenza psicologica, calunnia, screditamento e false accuse verso Webb, addirittura mollato dai suoi stessi colleghi di testata.
Proprio da “A Dark Alliance” e da “Kill The Messenger” (biografia di Gary Webb) è tratto questo film diretto da Michael Cuesta, che condensa benissimo in un ora e quaranta una storia molto forte ed emozionante.
Jeremy Renner, che ha voluto fortemente questo film, essendo anche produttore, dà l’anima creando un personaggio talmente intenso che rende onore al vero Gary Webb. Interpretazione potente, rabbiosa che soprattutto nella seconda parte sfiora la disperazione.
Altra perla in più di questa pellicola è il cast, perche poter ammirare in ruoli di 5 minuti (forse anche di meno) attori del calibro di Andy Garcia, Ray Liotta, Tim Blake Nelson e Michael Sheen non è da poco.
Menzione speciale per Barry Pepper, attore fin troppo sottovalutato, ma che rende intenso ogni suo personaggio.
Che dire sul finale, chi di voi conosce la storia di Webb saprà quanto anche questo film lascia l’amaro in bocca per la tragedia del suicidio di Webb. Pecca per qualcuno è il non aver raccontato i suoi ultimi anni prima del suicidio.
Per me non un errore ma un giusto omaggio a Webb, avendo raccontato solo l’arco della sua vita nel quale ha lottato per la verità.
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