Titolo: La relatività dell’amore
Autore: Jacquelyn Mitchard
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 9788820032708
Prezzo: € 9.20
Pagine: 474
Voto:
Trama:
La vicenda si svolge prevalentemente nel Wisconsin, quando i coniugi Georgia McKenna e Raymond Nye muoiono in un incidente stradale. Per Georgia il trapasso non è certo una novità, in quanto già condannata da un tumore scoperto in ritardo, ma Ray aveva tutta una vita davanti e una bambina da crescere. Gordon, l’affascinante fratello adottivo di Georgia è pronto a rinunciare alla sua vita di vizi e sregolatezza, per accogliere come una figlia la piccola Keefer, la nipotina rimasta orfana. Da qui intraprende una strada, che diventa tutt’altro che semplice quando entra in gioco Delia, che reclama i suoi diritti sulla bambina, in quanto parente diretto di Ray. Lei e il marito Craig ostacoleranno l’adozione “diretta” (comunque una modalità rapida di adozione) tanto agognata da Gordon, aggrappandosi a un cavillo legale secondo il quale il parente che richiede questo tipo di adozione deve essere un consanguineo, o perlomeno, la legge in questione verrà interpretata in tal modo dal giudice.
Così, dopo una lunga battaglia mediatica e legale, in cui entrambi le parti cercano di fare ciò che è giusto, le pratiche d’adozione inviate dalle stesse subiscono continui slittamenti e imprevisti.
Con l’esito della contesa dettato più dal destino che dai singoli voleri, si sceglierà per la bambina la soluzione migliore.
Recensione:
Un ritmo lento, sospeso, guida la vicenda, dando risalto e spessore ad emozioni, azioni, pensieri. L’intreccio inoltre è arricchito da nozioni legali sulle quali la scrittrice si è largamente documentata.
Il romanzo parla del verbo amare e cerca una definizione più specifica per la parola “famiglia”.
Un legame affettivo può avere la stessa valenza di uno di sangue? È questo l’interrogativo che solleva una questione più grande dei protagonisti stessi, che a mio avviso credono di compiere delle scelte ben precise, ma sarà l’imprevedibile a decidere per loro.
E’ una storia forte, che porta a guardare in faccia i pregiudizi ed abbatterli. Un romanzo di attesa, riflessione, speranza, che costringe a pensare, non solo con la testa, ma col cuore.
Non tutti nella loro vita saranno costretti a porsi simili domande, ma tuttavia dovrebbero farlo. Quanti sarebbero davvero capaci di provare sentimenti forti per un figlio, a prescindere da somiglianze e consanguineità? Chi riuscirebbe a guardare un bimbo altrui senza filtri, con i soli occhi dell’amore?
Personalmente ho apprezzato il tatto dell’autrice nel dare un concreto schiaffo alle discriminazioni, invitando le persone a guardare un po’ più lontano del proprio naso. Ci sprona ad apprezzare i legami perché autentici, non solo perché si trova nell’altro il proprio patrimonio genetico, una fotocopia. Ognuno dovrebbe essere orgoglioso della propria famiglia, senza cercare in essa lo specchio della propria persona, perché in fin dei conti, la somiglianza non è poi così importante come la società, in una cieca ignoranza, la fa sembrare.
Mi ha seriamente colpito il trattare di tematiche così pesanti con tale naturalezza e sensibilità, senza cadere nello scontato. Lo consiglio specialmente a chi non guarda il mondo con i paraocchi e vuole dare alla vita un’interpretazione che valga di più.
Tuttavia, nonostante l’entusiasmo creato dalla narrazione, ritengo che il libro sia stato in minima parte penalizzato proprio dall’eccessiva specificità riguardo l’ambito legale, che tende ad appesantirlo. In molti tratti richiede pertanto molta concentrazione nella lettura.