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[Recensione] La saggezza dei posteri di Cristina Lattaro

Creato il 14 agosto 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] La saggezza dei posteri di Cristina Lattaro

Titolo: La saggezza dei posteri

Autore: Cristina Lattaro

Editore: Nulla Die

ISBN: 978-88-97364-16-0

Prezzo: 23,50

Numero pagine: 419

Voto: 

[Recensione] La saggezza dei posteri di Cristina Lattaro

 Trama: Dalla quarta di copertina: ”Claudio Zeppe, come i suoi antenati, ha una particolare abilità nel trovare l’acqua, ma non è un rabdomante. Si è arruolato e ha raggiunto l’Afghanistan nel 2003, al seguito della spedizione italiana ISAF, per scavare 500 pozzi. Sette anni dopo, da civile, dovrà ricostruire nei dettagli cosa accadde dopo l’assalto subito dal convoglio militare italiano diretto a nord di Herat. Un attacco sferrato da un pugno di predoni, ma progettato da un essere senza morale che la sua famiglia chiama da generazioni l’uomo del pozzo.”

[Recensione] La saggezza dei posteri di Cristina Lattaro

Recensione: Il libro è una sorta di “raccoglitore” (capirete perché lo chiamo così, solo quando leggerete il libro stesso) in cui sono state archiviate diverse testimonianze, soprattutto del protagonista, Claudio Zeppe, che racconta al colonnello Giovanni Fiusco, al maggiore cappellano Fulvio Ferri e al tenente medico Lucilla Varese, tre inviati dall’esercito (e non solo), quello che ha vissuto in Afghanistan nel 2003. La scelta dell’autrice di usare questa struttura per il suo romanzo è molto azzeccata e rispecchia quello che infatti è lo scenario di base dell’intera trama: il mondo militare. I tre militari, infatti, sono stati incaricati di fare alcune ricerche e di approfondire la conoscenza di alcuni eventi accaduti in Afghanistan, ma non solo, anche nella vita precedente alla spedizione a cui ha partecipato Claudio Zeppe.

Se lo scenario in cui si svolgono le ricerche è strettamente militare, la storia che viene raccontata riassume in 415 pagine la vita e la convivenza con l’uomo del pozzo di ben quattro generazioni della famiglia Ariatti, a partire da Guglielmo, per poi passare ad Augusto, a Luigi e infine proprio al nostro protagonista, Claudio Zeppe, figlio a sua volta di Anna Ariatti. È una storia di simbiosi fra uomo e demone, di accettazione, di convivenza, di timore per le generazioni future e, nel caso particolare di Claudio, di resistenza e lotta.

Ed è proprio la lotta contro il demone che porta dentro sé a spingere Claudio ad arruolarsi e a raggiungere l’Afghanistan, dove crede di poter utilizzare il suo “fardello” per fare del bene. Come nella vita militare, anche tutto ciò che gli accadrà durante il suo periodo in spedizione e perfino sette anni dopo, altro non si rivelerà che il risultato di strategie e stratagemmi architettati da Latifa e da Amin Kabak. Latifa, il demone a guardia dell’abisso, e Amin, il suo più fedele alleato umano, agiscono in attesa del “giorno del grande buio” e della “rinascita”. Proprio l’arrivo di quel giorno svelerà a Claudio che, in realtà, perfino il demone delle montagne, Latifa, e tutti i suoi seguaci facevano parte di un piano più grande. Un piano che vedeva Claudio come il vero protagonista. Un ruolo importante per il finale, che secondo me è uno di quelli che lascia a bocca aperta, lo svolge il tenente medico Lucilla Varese.

L’autrice ci presenta una trama dagli intrecci ben elaborati, a tal punto da sorprendere nel finale e da far riconoscere al lettore gli indizi che ha seminato durante tutta la storia, ma che al momento della lettura non sollevano alcun sospetto. Il lettore stesso non potrà fare a meno di esclamare: “Ah! Non ci avevo pensato!” Cristina Lattaro dimostra la sua bravura anche nel passare dal semplice rapporto scritto da un militare sulla testimonianza ottenuta, alla storia vera e propria, raccontata dal personaggio che ha reso la testimonianza stessa. Il linguaggio usato è sempre appropriato e curato e non si rischia mai di perdersi fra le righe e dover rileggere per capire quello che succede.

Insomma un romanzo che mi sento assolutamente di consigliare! All’autrice vanno i miei complimenti.

Un po’ meno alla casa editrice, però. O meglio agli editor. Un punto un po’ negativo è l’abuso di punti esclamativi (che un buon editor/correttore bozze avrebbe potuto risolvere in pochi attimi) e qualche refuso verso la fine del libro (idem). Nonostante queste mancanze, continuo a sostenere che l’autrice merita e che la storia che ci racconta è certamente di un tale livello da poter chiudere un occhio e godersi la lettura.


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