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Recensione: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano

Creato il 30 settembre 2015 da Coilibriinparadiso @daliciampa

Ho letto questo libro più di un mese fa, ma credevo fosse più importante recensire delle belle novità. Oggi finalmente riesco a pubblicare questa mia opinione, che è un po’ spiazzata, come me.

La solitudine dei numeri primi

  • Titolo: La solitudine dei numeri primi

  • Autore: Paolo Giordano

  • Casa Editrice: Mondadori
  • Data pubblicazione: 1 Luglio 2008
  • Pagine: 304
  • Genere: Narrativa italiana, Romantico
  • Trama: Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano “primi gemelli”: due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d’esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.

Opinione personale:

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La solitudine dei numeri primi è uno di quei libri di cui tutti sentiamo parlare, che tutti conosciamo almeno di nome. Per me è sempre stato una fonte di curiosità: per quel titolo così bello, perché i pareri erano tutti o estremamente positivi o estremamente negativi, per quel film che è stato tanto criticato. Anche per quella frase così celebre, che scriverò qui da qualche parte. Cosa mi aspettavo? Un capolavoro, o in alternativa un’assoluta schifezza. No, ci sono rimasta male, non è stato nessuno delle due cose.

Aprì la bocca per rispondere che sentirsi speciali è la peggiore delle gabbie che uno possa costruirsi, ma poi non disse nulla.

La storia è quella di Alice e quella di Mattia: è proprio il caso di dirlo, che sono due storie separate, perché sono loro i due numeri primi, quelli sempre soli. Due numeri primi gemelli, vicini, ma mai abbastanza. Non si capisce se si amano, se si vogliono bene, se a nessuno dei due importi dell’altro. Perché sanno di essere in difficoltà ma non si aiutano: vivono soli tra anoressia, tagli e cicatrici, crisi.
E basta, questa è la storia. Piaciuta? Non succede assolutamente nulla di eclatante. Sono due bambini, poi due ragazzi, poi un uomo e una donna, segnati dalle cicatrici del passato, che soffrono dentro e fuori. Mattia è segnato dal fantasma di sua sorella, di Michela; Alice dal fantasma di sé stessa, e dall’ombra di suo padre. Che poi, no

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n ho neanche capito bene perché Alice soffre così. Forse è colpa di Mattia, in parte.
I personaggi non sono male, anzi. sono complessi, quasi criptici, però sanno raccontarsi. Lo stile cattura l’attenzione, è indubbiamente un libro ben scritto, carico di metafore, di frasi da sottolineare. Il titolo stesso è una poesia. E non è vero che Giordano scrive con i piedi solo perché è un fisico, scrive benissimo. Dà vita a luoghi e vicende mozzafiato. Ma che finiscono lì.

…perché l’amore di chi non amiamo si deposita sulla superficie, e da lì evapora in fretta.

Perché poi la sostanza non c’è. Ci sono queste due solitudini, circondate da altre solitudini, e si avvertono forti. E forse questa dovrebbe essere la sostanza: ma non va bene raccontare una sensazione, bisogna raccontare storie, che le racchiudano. Non va bene neanche caricare i personaggi come se fossero i portatori di tutte le pene del mondo, perché vi giuro, non c’è una persona, non dico felice, ma che conduca una vita normale: sono tutti sommersi da problemi, a cui non fanno mai fronte. C’è tanta di quella cattiveria, che voi direte è la realtà: ma no, non lo è, è peggio. E diventa surreale, non credibile. Da costringerti a mangiare una caramella coperta di polvere e sporco del pavimento.
Il mio voto è due cuori e mezzo. Perché è la metà. L’ho trovato un libro mediocre, senza sapore, che ti illude: si fa leggere e poi ti lascia lì, con un’angoscia assurda, a chiederti se forse hai mancato qualche passaggio. Sarà.
Non è così brutto come dicono, non è scritto male. Non è così bello come ve lo faranno sembrare, con quelle frasi sottolineate, dalle parole ricercate. Non mi spiego il premio strega, ma in fondo siamo alle solite; ma è anche vero che qualcuno lo ha apprezzato. Io dalla mia ignoranza di tutte queste belle emozioni, ve lo sconsiglio.

Tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l’11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre.

Il mio voto:

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L’autore:
Paolo Giordano: Ha conseguito la laurea specialistica in fisica delle interazioni fondamentali. È autore del romanzo La solitudine dei numeri primi (Mondadori, 2008 – Premio Campiello Opera Prima, Premio Fiesole Narrativa Under 40 e Premio Strega 2008). Un suo racconto è incluso nell’antologia Dignità! Nove scrittori per Medici Senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Del 2012 il romanzo Il corpo umano (Mondadori) e del 2014 Il nero e l’argento (Einaudi).


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