Titolo: La spada di Allah
Autore: Francesca Rossi
Editore: La mela avvelenata
Anno: 2013
ISBN: 978-88-98394-38-8
Formato: eBook
Lingua: italiana
Prezzo: € 0,99
Genere: storico, romance
Voto:
Contenuto: Cosa sarebbe accaduto se l’Impero Ottomano avesse conquistato Vienna, in quel fatidico 11 settembre 1683, quale sarebbe stato il destino del mondo?
Recensione: Nella battaglia di Vienna la Lega Santa riuscì, forse per un pelo, a contrastare l’avanzata dei turchi in Europa. Vienna era un punto strategico, in un’ipotetica scacchiera rappresentava la concreta possibilità di terminare la partita diffondendo ovunque l’egemonia dei saraceni. Un ruolo importante lo ebbe Marco D’aviano, al quale Carlo Sgorlon ha intitolato un romanzo. Alla data fatidica è stato dedicato il recente film di Renzo Martinelli, che non ho visto.
Nel racconto La spada di Allah si costruisce un universo alternativo a quello che conosciamo. Se varie circostanze avessero giocato altrimenti, se l’avanzata musulmana non avesse incontrato ostacoli, in quale Europa ci troveremmo? Avremmo avuto il secolo dei Lumi, la Rivoluzione Francese? Chi sarebbe succeduto a un cardinal Mazzarino e a un Luigi XVI?
Non sono domande nuove. Qualcuno si chiedeva per esempio cosa sarebbe accaduto se Carlo Martello, nel 732, non avesse sbaragliato l’esercito arabo nei dintorni di Poitiers.
L’Europa di sicuro sarebbe stata diversa, ma lo stesso mondo musulmano non sarebbe rimasto indifferente a ciò che avrebbe trovato. Qualcosa sarebbe stato perduto, altrettanto conquistato, in un reciproco confronto e scambio tra culture che sempre coinvolge i nuovi venuti. Non diversamente avvenne, in fin dei conti, con l’Impero Romano.
Ne La spada di Allah tutto ruota attorno alla sorte di Mehmed IV, i cui tentennamenti mettevano a rischio l’esito della conquista. Sarà il consigliere Ibrahim a prendere le redini della faccenda, sviluppando eventi che sembrano uscire dalla bocca di Sherazade. E così è, per la presenza di creature straordinarie come gli jinn, ai quali lo stesso Ibrahim appartiene, a loro modo testimoni, servitori e complici di chi li prenda per il giusto verso, corresponsabili se non fautori della vittoria sul mondo occidentale.
Ibrahim incarna un archetipo assomigliando, suo malgrado, a un personaggio shakespeariano, a Macbeth. Ibrahim uccide il sultano, mentre Macbeth si apre la via al trono assassinando il re di Scozia:
A questo pensiero un sorrisetto solcò le labbra di Ibrahim. Mentre si dirigeva verso gli appartamenti di Mehmed IV si immaginò assiso sul trono, signore incontrastato della Sublime Porta, riverito e venerato, coperto di gloria immortale. L’Islam sarebbe stato il suo vessillo, l’intransigenza la sua spada dalla lama tagliente.
In comune hanno il destino che, avverso, remerà contro. Si scopriranno non giocatori, ma pedine in un gioco più grande di loro. In comune hanno anche una volontà debole, le cui trame hanno ben poca consistenza. Entrambi sono privi di una volontà progettuale, troppe cose, inspiegabilmente, sfuggono alla loro attenzione.
Ibrahim, infatti, non conquisterà il regno. Malato di potere, sarà soggiogato dalla fiera immagine della principessa Noor, figlia del sultano che ha da poco ucciso. Non cesserà di essere una sorta di servitore, di consigliere, non avendo la stazza e la forza per farsi padrone di qualcosa.
Intervengono, manco a dirlo, piccoli e grandi ostacoli che intralciano e scombinano i piani, primo fra tutti il figlio del sultano, il principe Sharif, che non esita ad approfittarsi della situazione, pur promettendo al consigliere infedele la mano di Noor, sua sorella. Che dire poi di Abdallah, promesso sposo della principessa, che non resterà a guardare?
I canoni della fiaba sono rispettati in pieno, con in più un’atmosfera insolita trapiantata nel cuore dell’Europa, quella delle Mille e una Notte, tale da creare un sottofondo mitico plausibile e da domandarci, a fine lettura, se le cose non potessero andare così. Non sarebbe stato necessariamente un mondo peggiore. Diverso senz’altro.