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[Recensione] La stanza di Giovanni – James Baldwin

Creato il 10 maggio 2013 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] La stanza di Giovanni – James BaldwinTitolo: La stanza di Giovanni
Autore: James Baldwin
Editore: Le Lettere
Traduttore: Antonio Clericuzio
ISBN: 9788871665726
Num. Pagine: 192
Prezzo: 14,50€
Voto: [Recensione] La stanza di Giovanni – James Baldwin

Trama:
Nel 1956, quando La stanza di Giovanni uscì per la prima volta in America, si sollevò un grande scalpore per il modo esplicito e diretto con cui nel romanzo veniva trattato l’argomento omosessualità, allora, ma talvolta ancora oggi, considerato come un tabù. Il protagonista David, un giovane americano che vive a Parigi, dove si svolge tutta la storia, si trova al centro di un complesso intreccio di rapporti umani; è infatti amato da una donna, Hella, anche lei americana espatriata come lui, e da un giovane emigrato italiano, Giovanni. Tutti e due vogliono conquistarlo e legarlo a sé per la vita, ma si scontreranno con la sua totale incapacità di scegliere, che altro poi non è che la sua inadeguatezza a rapportarsi in modo autentico con gli altri, uomini o donne che siano. Il libro si chiude nel giorno in cui verrà eseguita la condanna a morte di Giovanni, che ha ucciso un uomo, mentre Hella è appena ripartita per l’America abbandonando ogni speranza di una normale vita in comune con David che, rimasto solo, anche di fronte al dramma della morte dell’amico non riesce a comunicare dolore, ma solo autocommiserazione inconsapevole del male che ha fatto agli altri.

Recensione:
Questo romanzo è stato scritto nel 1956, la bellezza di cinquantasette (57) anni fa, eppure è odierno, è un ritratto non di un’epoca ma di un modo di essere, di pensare, un modo di avere paura che ancora non è scomparso ma che anzi, è ancora moderno e serpeggia in una società che solo ora si sta rassegnando a guardare in faccia alle molte realtà da cui è sempre stata costituita.
Il protagonista è David, emigrato in Francia per staccarsi dalle sue radici che minacciavano di soffocarlo, e per caso incontra Giovanni, il quale sta cercando di dimenticare un passato ancora troppo vicino.
C’è passione nella relazione tormentata che si instaura tra loro, c’è un’intensità che si manifesta in centinaia di maniere diverse, da entrambe le parti, sia positive che negative.
Giovanni è sfacciato, si tiene stretto alla propria dignità e ha una ferita sul cuore che la presenza di David sembra sanare di giorno in giorno, rendendolo felice. Ma (come al solito) c’è un ma. David non è omosessuale. Non vuole esserlo. David ha Hella, una fidanzata in giro per la Spagna che sta raccogliendo le idee per decidere se sposarlo o meno, e intanto David si trova in contrasto con se stesso, in balia della paura di amare. Lo stesso Baldwin ha più e più volte ribadito:

La stanza di Giovanni non è veramente sull’omosessualità… è su cosa succede se hai paura di amare un’altra persona.

Le riflessioni del protagonista – opacizzate dall’auto convincimento, dal timore che non lo abbandona mai, dall’ostentare una sicurezza d’intenti che non ha nulla di vero – ci portano ad attraversare un mondo fatto di rifiuto di se stessi e degli altri, il rifiuto di rendersi consapevoli di amare e di appartenere a un’altra persona. Amare significa concedersi e vedersi concedere, condividere, aprirsi e specchiarsi, amare è un’emozione che si gioca su un piano che va ben oltre la ragionevolezza, che si alimenta con piccole cose quotidiane e non può essere controllata. Di ciò David si rende conto, si rende conto che amare Giovanni fa di lui una foglia al vento, minaccia di travolgerlo con la sua potenza, e non può permetterselo. Spulciando in internet mi sono ritrovata a leggere qualche recensione a questo libro, e l’occhio mi è caduto su un commento che riassumendo recitava “mi è difficile pensare al giorno d’oggi ci possa essere qualcuno come il protagonista che fa così tanta fatica ad accettarsi e che sia disposto a rovinare la vita di tanti altri pur di salvare la faccia”. Mi piacerebbe pensare che non sia più così, che uomini come David – incerti, così profondamente condizionati alle aspettative altrui e legati a preconcetti insiti senza fondamento – non ne esistano, ma non ne sono sicura, così come non sono sicura che non esistano individui, di qualsiasi sesso o genere, che non abbiano il terrore di lasciarsi andare e di amare incondizionatamente, preferendo relazioni sterili, blande e rassicuranti piuttosto che provare un sentimento tanto violento quanto trascendentale.
Ma tant’è, forse sono solo mie ingenue impressioni.
Un libro consigliato per il suo significato, attuale, amareggiante, e forse persino istruttivo se qualcuno si vuole prendere la briga di non voltarsi da un’altra parte.


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