Magazine Cultura

[Recensione] Last Argument of Kings di Joe Abercrombie

Creato il 24 ottobre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Last Argument of Kings di Joe AbercrombieTitolo: Last Argument of Kings
Autore: Joe Abercrombie
Editore: Gollancz
Genere: Fantasy
ISBN: 978-0-575-08416-2
Anno: 2008
Pagine: 670
Prezzo: 8,99£

Bene, ci siamo. La fine del viaggio. Last Argument of Kings, il terzo ed ultimo episodio della trilogia fantasy della First Law di Joe Abercrombie.

Il cerchio si chiude dopo un anno e un mese, giorno più, giorno meno. Nel settembre 2011, dopo aver terminato A Dance With Dragons di George R.R. Martin ero alla disperata ricerca di un fantasy brutto, sporco e cattivo che colmasse il vuoto lasciato dalla lunga estate delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Ho sentito parlare per la prima volta di Joe Abercrombie proprio sul forum di westeros.org e poi ho visto che era The Blade Itself era stato recensito positivamente anche da Zweilawyer. Long story short, alla fine è piaciuto anche a me. Così come mi è piaciuto il seguito, Before They Are Hanged.

Mi mancava solo la terza e ultima parte. E ora eccovela.

E tre…

Rifacendoci alla classica formula che divide la storia in tre atti, possiamo dire che, dove The Blade Itself costituiva la presentazione dei personaggi e Before They Are Hanged seguiva le loro vicende fino all’inevitabile crisi e conseguente raggiungimento del punto più basso, altrettanto classicamente, Last Argument of Kings chiude la trilogia della First Law con il climax e la risoluzione del conflitto.

La parola chiave è, per l’appunto, “classico”.

Sulla carta, infatti, la trilogia di Joe Abercrombie che narra le gesta di Logen Ninefingers, Jezal dan Luthar, Sedan dan Glokta, Ferro Maljinn, Bayaz il Primo dei Magi e il capitano West non è niente di innovativo o rivoluzionario. È una classica storia fantasy che segue tutte le regole. Tuttavia riesce a essere migliore di tanti altri romanzi simili grazie a un’interessante rilettura dei topói di genere e, soprattutto, a una caratterizzazione intelligente e magistrale che porta il lettore a riconoscere all’istante i protagonisti della serie e a legare con essi, per quanto le loro azioni non sempre possano considerarsi eroiche,

Dunque, dopo il risultato fallimentare della spedizione voluta da Bayaz e che ha portato Logen, Jezal e Ferro in capo al mondo ritornano a casa e le loro strade si dividono. Mentre Jezal deve riadattarsi alla propria vita, e recuperare il tempo perduto con Ardee West, Logen decide di ritornare a Nord, dove la sua vera battaglia, quella contro Bethod, sta avendo luogo. Di ritorno nell’Unione è anche l’inquisitore Glokta, scampato per miracolo all’esercito Gurkish che ha assediato e distrutto Dagoska, e sempre più stretto in un gioco politico tra due padroni troppo invadenti.

Ma le minacce dell’impero Gurkish e di Bethod e i suoi Northmen vanno anche a inserirsi in un periodo di particolare tumulto per l’Unione, dal momento che il re giace sul suo letto di morte e i due eredi sono morti, uno ucciso da West nel nord, l’altro dai Gurkish a Angland.

Va da sé che c’è parecchia carne al fuoco in questo romanzo, molta di più rispetto ai precedenti. E, nonostante Abercrombie sia passato dalle 515 pagine di The Blade Itself alle quasi settecento del presente volume, per parecchio tempo, durante la lettura, ho avuto come l’impressione che non ci fosse abbastanza spazio per risolvere le trecentomila cose lasciate insolute. In realtà poi c’è anche spazio per un lungo epilogo alla Signore degli Anelli – solo, ovviamente, in stile Abercrombie.

Last Argument of Kings è un libro con molta più azione, rispetto ai precedenti. Quasi si potrebbe dire che è un vero e proprio fantasy tradizionale. Dopotutto c’è una grande guerra e i protagonisti, eroi o antieroi che siano, devono unire le loro forze per avere salva la pelle.

Quindi, la mia impressione con il qui presente romanzo è che Abercrombie abbia scelto di rimanere in un territorio più sicuro, di giocare secondo le regole, per dare alla storia orizzontale che ha percorso la sua trilogia una chiusura. Una chiusura più che degna, va detto, ma comunque qualcosa di meno rispetto ciò che mi aspettavo dall’autore di The Blade Itself – ossia l’eccellenza.

Ci sono determinati colpi di scena che sconvolgono le carte in tavola, in questo romanzo. Ma non sono niente di drammaticamente originale. Il primo e probabilmente più importante, che per ovvi motivi non vado a spoilerare, è riuscito sul momento, sì, a sorprendermi, ma poi, una volta analizzato a mente fredda, mi sono reso conto che non solo l’avevo già visto in Dragon Age: Origins (scusate se lo cito sempre ma, assieme alla Torre Nera di King e le Cronache di Martin, Dragon Age: Origins è stato l’“oggetto narrativo” che mi ha fatto amare il fantasy), ma che è anche una cosa che accade spesso, e non solo nei fantasy. Poi ovviamente Abercrombie ha rovesciato il topos, ma anche lì, un po’ di magia si è persa, visto che perfino io avevo capito cosa sarebbe successo.

Difatti l’unico momento in cui Abercrombie, per così dire, ritorna in carreggiata, è durante l’epilogo. Quando le due guerre sono concluse e la storia sembra prossima alla fine, ecco che spuntano cento altre pagine prima della parola fine. Che cosa contengono queste cento pagine? Non l’epilogo della vicenda, che si è già conclusa, ma l’epilogo delle vicende personali dei protagonisti. Di norma non sono un fan dei – chiamiamoli così – viaggi verso i Rifugi Oscuri, dei libri che si attorcigliano su loro stessi nel disperato tentativo di non finire, ma qui, nella trilogia della First Law, ci vuole. Anzi, è necessario. Il perché è presto detto: il lettore medio (me, ad esempio) non ha seguito fedelmente la serie per sapere come andava a finire la Ricerca di Bayaz o la guerra contro l’Impero o chi avrebbe governato il Nord. Sarebbe incredibilmente riduttivo, un po’ come dire che tutto ciò che conta nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco è sapere, alla fine, quali regali chiappe si poseranno sul Trono di Spade.

Il vero motivo che ha spinto me e molti altri personaggi a leggere i tre libri sono i personaggi che ne popolano le pagine. È per Glokta, Jezal, Logen, Ferro e West che ho fedelmente seguito la storia – addirittura comprando una copia cartacea di ogni libro da mettere in bella mostra nella libreria. La ricompensa che come lettore mi aspettavo era sapere del destino dei protagonisti che ho imparato a conoscere e ho visto crescere, non la risoluzione di una serie di conflitti che, in fondo, esistono solo per portare i personaggi all’azione. Last Argument of Kings, come i due romanzi che l’hanno preceduto, è una storia guidata dai propri personaggi, e visto che l’epilogo mi rivela il loro destino, per quanto sia lungo, non è affatto un inutile prolungamento della storia, ma la vera ragione per cui sono arrivato a leggere fino a quel punto.

In conclusione

Ho poco da dire su una serie di romanzi che mi è piaciuta e che è rimasta di qualità costantemente alta, una volta arrivato al terzo capitolo.

Last Argument of Kings, come i suoi predecessori, è un buon fantasy. Un fantasy eccellente, a dire la verità. Uno da consigliare.

Si può rimproverare a Joe Abercrombie di aver cercato un gioco più sicuro, questa volta, di aver osato meno del solito, ma basta questo per fare di Last Argument of Kings un romanzo leggibile e niente di più? Io penso di no. C’è un passettino indietro rispetto agli altri due titoli? Sì, per certi versi, ma è meno godibile come romanzo per questo? Assolutamente no.

Abercrombie, ormai lo si è capito, penso, è uno scrittore che mi piace parecchio, con un’ottima abilità a caratterizzare i personaggi e uno stile invidiabile, molto visivo, lucido, cinico e a volte perfino divertente. La trilogia della First Law è stato un gran bel viaggio – uno che consiglio di intraprendere anche a voi, se già non l’avete fatto – e sono curioso di vedere come se la caverà con i tre romanzi stand-alone ambientati nello stesso universo, Best Served Cold, che ho appena comprato, The Heroes, che mi interessa come pochi (anche se ho parecchie riserve nei confronti dell’edizione italiana curata da Gargoyle, visti soprattutto i problemi che ho avuto con l’adattamento di The Steel Remains di Richard K. Morgan) e Red Country, in uscita a fine mese.

Voto finale
[Recensione] Last Argument of Kings di Joe Abercrombie


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :