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[Recensione] Le case degli altri di Jodi Picoult

Creato il 02 settembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Le case degli altri di Jodi PicoultTitolo: Le case degli altri
Autore: Jodi Picoult
Editore: Corbaccio
ISBN: 9788863802337
Numero pagine: 624
Prezzo: € 19,60
Voto: [Recensione] Le case degli altri di Jodi Picoult

Trama:
Jacob Hunt è un adolescente autistico. Non sa interpretare i comportamenti e i gesti degli altri e gli altri non capiscono i suoi. Come molti ragazzi affetti dalla sindrome di Asperger, Jacob ha degli interessi spiccati, anzi ossessivi: la sua passione sono i casi giudiziari e più di una volta si è presentato sulla scena di un crimine per offrire il suo aiuto – spesso risolutivo – alla polizia. Il fratello minore Theo, invece, è un tipo del tutto diverso, cioè… normale. Fin da piccolo però ha dovuto confrontarsi con le stranezze di Jacob e anche lui ha finito per sviluppare una personale ossessione: spiare le case degli altri, quelle delle famiglie diverse dalla sua, cioè delle famiglie normali, che a lui sembrano più felici. La sua gli sembra una famiglia con una vita troppo complicata, che diventa addirittura impossibile quando accade un fatto terribile: l’insegnante di sostegno di Jacob viene ritrovata uccisa, sul corpo segni di violenza.
Molti indizi sembrano condurre a Jacob, che finisce in tribunale, dove, inevitabilmente, tutti i segni della sua sindrome – l’incapacità di guardare negli occhi, i suoi tic, i suoi gesti compulsivi – vengono interpretati come indizi di colpevolezza. Ma che cosa è successo davvero quel giorno?

Recensione:
Solo scrittori veramente validi riescono a tenere viva l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina; tuttavia, siccome si tratta di personaggi rarissimi, è sempre bene partire dal presupposto che un romanzo, per quanto possa piacere, avrà sempre uno o due capitoli più pesanti degli altri.
In questo caso sono arrivato alle ultime pagine senza mai staccare gli occhi dal libro, incapace di fermarmi per una pausa e leggendo perfino mentre mangiavo o ero fuori casa. Semplicemente, mi è stato impossibile. Per questo è stata una delusione, quando negli ultimi capitoli la narrazione da dettagliatissima e coinvolgente è diventata pesante e ripetitiva, fino ad arrivare a un finale che mi è sembrato frettoloso e non accurato. Un thriller non dovrebbe risolversi nell’ultimo paragrafo accennando la soluzione di un caso che va avanti da seicento pagine!
Lasciando da parte questo dettaglio, che ha comunque abbassato l’iniziale giudizio a cinque stelle che avevo pensato, è da sottolineare la maestria stilistica con cui il resto della storia è orchestrato.
I capitoli sono contrassegnati dal punto di vista dei vari personaggi che prendono parte alla vicenda: in prima persona, e così ben caratterizzati che questo non crea confusione nel lettore. Ogni figura ha un suo stile narrativo inconfondibile, così si ha l’impressione di seguire la storia vedendola in tutte le sue molteplici sfaccettature; il tutto, però, senza mai riuscire a intravedere una qualsiasi soluzione. È un complicato intreccio di personalità contrastanti che spesso non riescono a trovare un punto di incontro, degenerando in frustrazioni e incomprensioni, un gioco di indizi e allusioni che sembrano suggerire e un attimo dopo depistare.
Jacob Hunt, il centro dell’intero romanzo, è il personaggio più particolareggiato che mi sia mai capitato di incontrare come lettore, tanto che non mi sono stupito leggendo nella postfazione i ringraziamenti a tutto lo staff che ha collaborato nella stesura dell’opera.
Descrivere una persona autistica stile Rain Man è complicato, ma fino a un certo punto: bastano i tratti distintivi (le disfunzioni del linguaggio, le ossessioni e i movimenti ripetitivi) per inquadrare la situazione. Nel caso della sindrome di Asperger, invece, chi ne è affetto è spesso penalizzato dall’essere considerato soltanto un po’ eccentrico. Una persona esterna vede segni di timidezza o imbarazzo dove si sta svolgendo una lotta interiore, dipendenza nei tentativi di avere un aggancio “normale” con la realtà come un punto di riferimento, esibizionismo nell’impulso di parlare fin nei minimi dettagli di un argomento o nell’uso di parole troppo ricercate, disadattamento in una miriade di piccole manie che servono però ad avere una qualche forma di routine e di controllo su un mondo reale a volte sfuggente e insidioso.
Un autistico vive nel suo piccolo mondo mentale. Un “Aspie” si vede diverso e cerca affannosamente di apparire normale, spesso con esiti drammatici: una delle cose peggiori è proprio il voler esprimere un concetto e non essere in grado di farlo, il tentare di assumere lo stesso atteggiamento degli “altri” rendendosi conto di fallire.
In questo libro le sensazioni sono in primo piano, e descritte nel modo più efficace possibile: sembra incredibile poter tradurre in parole il disagio di una persona che non sa sostenere gli sguardi né il contatto fisico, che non sa comprendere gli altri e per questo si chiude in atteggiamenti egocentrici e apparentemente insensibili, in funzione di se stessi.
È proprio questo il punto che più mi è piaciuto durante la lettura, e che purtroppo è finito relegato in poche righe dell’ultima pagina: un “autistico ad alta funzionalità”, per quanto gravemente danneggiato sul piano delle relazioni sociali, può provare sentimenti diversi da un semplice attaccamento emotivo a figure stabili: il voler bene ai propri familiari o l’innamorarsi di qualcuno sono irrimediabilmente compromessi ma drasticamente sinceri, e Jacob espone con la sua pragmatica semplicità ciò che gli studiosi stanno ancora tentando di elaborare.
In ogni caso, uno dei miei libri preferiti. Un legal thriller geniale e magnetico, un saggio di psicologia, uno spaccato di vita quotidiana, un approfondimento scientifico in termini agili ed eloquenti. Da leggere per capire.


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