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Recensione: "Le cattive ragazze non muoiono mai" di Katie Alender
Creato il 11 aprile 2011 da LauragiussaniAutore: Katie Alender
Editore: Newton Compton
Data uscita: 7 aprile 2011
Pagine: 336
Prezzo: 12,90 euro
Alexis ha un’unica passione, la fotografi a, e passa molto tempo da sola. Odia le ragazze ricche e viziate della scuola, e sua madre è troppo presa dai suoi problemi per curarsi di lei. E poi c’è sua sorella Kasey, di dodici anni, che è ossessionata dalle bambole. Ma ultimamente in casa sta succedendo qualcosa di strano. A volte una luce inquietante avvolge le stanze, e le porte sembrano aprirsi da sole. Anche gli elettrodomestici si accendono all’improvviso… E cosa sta accadendo a Kasey? I suoi occhi sembrano diversi, quasi verdi. Parla in modo strano, dice di non ricordare più ciò che è accaduto soltanto poco tempo prima e solleva gli oggetti con una forza che non può appartenere a una ragazzina. Ma soprattutto, diventa sempre più cattiva… E se quella creatura dagli occhi verdi non fosse più la sorellina di Alex?
RECENSIONE: Una miscela ben congegnata di Young Adult e Paranormal, capace di catturare l'attenzione in una storia a tratti piacevolmente inquietante.
Tre stelline e mezza (arrotondate a tre) per questo libro insolito, dai molti risvolti positivi e originale, ma non senza qualche pecca. Ad incuriosirmi è stata la trama e l’immagine del libro nella sua versione originale. La copertina italiana, invece, delude parecchio: è piatta e banale, non attira affatto l’attenzione. Primo capitolo di una nuova serie spesso definita urban fantasy ma in realtà caratterizzata da fenomeni paranormali più che da leggendarie figure soprannaturali, il romanzo riesce a mio avviso ad emergere dalla moltitudine proponendo qualcosa di insolito e per certi versi nuovo.
Sempre più spesso mi ritrovo a criticare l’età dei protagonisti (ormai il cosiddetto genere Young Adult è molto di moda, e moltissimi autori sembrano affibbiare ai propri personaggi un numero a caso compreso generalmente tra i 13 e i 17 anni). In questo libro i tredici anni di Kasey ci stanno, ma alla sorella maggiore Alexis ne avrei dati almeno tre o quattro di più (nel libro ne ha 15). Mi sono sforzata di dimenticare questi numeri, immaginandomi le due ragazze sulla base del loro comportamento più che sulla loro età anagrafica. Così facendo, devo dire che tutto sembrava avere un senso logico.
L’autrice ha uno stile che mi piace molto, non si dilunga eccessivamente nelle descrizioni, perdendo tempo a riportare ogni minimo dettaglio. Preferisce di gran lunga descrivere le emozioni, le sensazioni, e ci riesce benissimo mettendo nero su bianco la paura, il silenzio, il sospetto.
Per via del tema trattato, la scelta della fotografia come hobby preferito da Alexis calza a pennello e rende il lettore estremamente curioso di scoprire quale misterioso segreto è rimasto impresso sul negativo. Alexis dice di preferire la classica pellicola alla fotografia digitale. Il libro, per certi versi, segue lo stesso ragionamento.
Come in molti romanzi Young Adult, non poteva mancare un accenno di love story tra Alexis e Carter. In questo particolare caso io avrei però evitato: ne esce una storiella di contorno, immotivata e per nulla importante. Alexis e Kasey sono già di per loro due personaggi molto originali e ben delineati, non c’è alcun bisogno di aggiungere altri ingredienti alla miscela base del libro. Passi per l’evolversi del rapporto tra Alexis e Megan, del resto tutto si ricollega agli strani - e vendicativi – fenomeni che si verificano fin dalle prime pagine del racconto. Ma Carter…che c’entra? E’ al pari di un satellite che gravita lì attorno, senza un ruolo o uno scopo preciso. Non è antipatico ma al tempo stesso non cattura. Semplicemente, è privo di significato…anche perché nella parte centrale del libro, dove il ritmo diventa più incalzante, viene messo da parte dalla stessa autrice. A che pro quindi tirarlo in ballo? Molto interessante invece il rapporto tra le due sorelle. Kasey a tratti mette davvero i brividi. Il passato si mescola al presente, mentre il lettore riesce a immedesimarsi perfettamente in Alexis, procedendo in punta di piedi lungo il corridoio di quella casa dal passato oscuro, per poi voltarsi e trovarsi davanti – nel più assoluto silenzio – una ragazzina di tredici anni con un inquietante sguardo a tratti verde e a tratti blu.
Non ci sono scene splatter o passaggi particolarmente impressionanti. E’ una paura più sottile, un senso di puro disagio che trapela dalle pagine e avvolge il lettore, spingendolo a leggere pagina dopo pagina, sospettoso e curioso, con un occhio puntato sul libro e l’altro dietro le spalle.
L’ossessione di Kasey per le sue bambole è spettacolare. L’autrice semina indizi fin dalle primissime pagine, piccole tracce che sfuggono al lettore, ma che trovano posto in un complesso disegno man mano che la storia procede e si sviluppa. Intuire un mistero a lungo taciuto non è come individuarlo, e individuarlo non significa avere la certezza che si tratti proprio della verità. Quello scritto da Katie Alender è un percorso, una strada lunga che, si presume, non sia sempre rettilinea. Presenta infatti una svolta, m dopo questa, altre ancora, in un effetto domino che tiene alta l’attenzione e soprattutto l’interesse di chi legge.
Non mi dilungo ulteriormente, i dettagli ho preferito saltarli a piedi pari dato che in un libro come questo parlare di cosa succede o di cosa non succede equivale a rovinare quella che è senz’altro una buona lettura. Manca ancora qualcosa per raggiungere le quattro stelline, ma l’autrice è certamente sulla buona strada. Per quanto mi riguarda, una lettura che mi sento di consigliare e che spero troverà conferma nel prossimo libro.
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