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recensione: LE NOTTI BIANCHE di Fedor M. Dostoevskij
Creato il 21 agosto 2013 da Silviadaveri @SilviaDaveriScheda del libro:
Titolo: Le notti Bianche Autore: Fedor M. Dostoevskij Editore: Newton Compton Pagine: 124 Prezzo: 0,99 euro Versione letta: cartacea
Trama:
Le notti bianche è, insieme a Delitto e castigo, la più amata e la più letta delle opere di Dostoevskij. Protagonista è la figura del sognatore, nella cui esistenza, chiusa in un mondo di fantasticherie, irrompe per un breve attimo la giovane Nasten’ka.
Simbolo del pulsare delle emozioni, Nasten’ka offrirà per la prima volta al sognatore scampoli di vita vera, finché una sua lettera, con l’annuncio delle proprie nozze, non lo “risveglierà” per riportarlo al suo destino di illusioni. Sullo sfondo di una Pietroburgo deserta e quasi magica, si inserisce l’intenso dialogo tra i due protagonisti, pure voci, la cui identità è l’oggetto stesso delle loro riflessioni e della loro autocoscienza.
Il mio pensiero:
Ho scelto questo libro per avvicinarmi ai classici della letteratura russa, non avendo mai letto niente di Dostoevskij sono stata catturata dalla possibilità di leggerlo nella versione "low cost" che la Newton Compton ha messo in commercio con i libri a 0,99 euro. Si, perchè fra le tante manie che ho, molte delle quali definisco preoccupanti :), c'è quella di non riuscire a leggere i classici in formato digitale. Sono ormai una lettrice digitale per quanto riguarda manuali e narrativa contemporanea, ma dei classici devo sentire il frusciare della carta quando volto pagina. E' assurdo, me ne rendo conto. Delle Notti Bianche mi ha incuriosito il personaggio principale: il sognatore, e dato che mi ritengo a pieno titolo parte della categoria mi sono immersa nella lettura. Contrariamente alle mie aspettative le prime pagine sono scivolate via velocemente. Certo, la sintassi è quella che chiamo "classic style", ovvero proposizioni lunghe e ricchissime di punteggiatura. Avete mai fatto caso alla differenza che c'è nella sintassi tra i classici e la maggior parte della narrativa contemporanea? Sembra che con l'andar del tempo le frasi si stiano restringendo come dopo un lavaggio sbagliato in lavatrice. Sono sempre più corte, sintetiche. Le utilizzo anch'io come si può vedere, è un trend credo, o forse abbiamo sempre meno tempo, sempre troppe cose da leggere e l'attenzione del lettore sfugge. O magari è colpa dei Social, frammentare i pensieri in tweet e stati di facebook non ha fatto bene alla longevità delle frasi. Oggi divago, mi dispiace per voi miei followers ma vi tocca prendermi come sono :) Insomma la sintassi è impegnativa, le frasi sono lunghe e a volte ho dovuto rileggerle perchè mi perdevo nel flusso di pensieri. La narrazione è divisa in notti, quattro per l'esattezza, durante le quali il nostro sognatore incontra una donna, Nasten’ka, di cui s'innamora. I due si raccontano senza veli, come è solito fra due sconosciuti che si giurano di non volere niente l'uno dall'altra, ma quando sono un uomo e una donna che raccontano tanta parte della propria intimità è possibile non innamorarsi? Per Dostoevskij è possibile. Il nostro sognatore non riuscirà a sfuggire al destino che lo vuole vedere ancora soffrire, ma la giovane e scaltra Nasten’ka, che sembra così fragile e dolce, e bisognosa di cure, si rivelerà la peggiore .... che un uomo possa conoscere. Quando sono arrivata alla fine, sono rimasta a bocca aperta. Può una donna essere tanto stronza? Scusate il termine ma del resto la dolce Nasten’ka si rivela tale. Questo classico viene spesso definito come la storia di un abbandono, ma direi che è più la storia di una delusione. E io che nel sognatore mi rivedo in pieno, oso dire che è una metafora per ogni delusione. Chi ha la fortuna (o sfortuna, decidete voi) di nascere con l'animo del sognatore - chi cioè vede in ogni sguardo distratto una storia, nel gesto di uno sconosciuto un saluto silenzioso - incappa, prima o poi, nel mondo reale, quello fatto di persone dalla duplice faccia, capaci di amarti per un istante e dimenticarti subito dopo. Nasten’ka rappresenta la cruda realtà, la vera essenza materiale dell'umanità che mal si sposa con il candore delle emozioni di un sognatore. Bene, ho finito i "discorsoni deliranti". Il libro mi è piaciuto. Lo consiglio perchè regala ottimi spunti di riflessione, come ogni buon classico.
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