Autore: Diana Gabaldon
Editore: Corbaccio
Traduttore: Chiara Brovelli
ISBN: 978-8863804225
Num. Pagine: 176
Prezzo: 14,90€
Voto:
Trama:
Nel pieno della Guerra dei sette anni Lord John Grey, brillante ufficiale dell’esercito inglese e figlio cadetto di un’aristocratica famiglia, si trova a combattere su più fronti: ha appena scoperto che il suo amore segreto lo tradisce, non riesce a venire a capo del mistero che si cela dietro le pagine strappate del diario di suo padre, morto suicida anni prima, e viene catapultato in pieno nella terribile battaglia di Hückelsmay, dove inglesi e prussiani fronteggiano le forze imperiali e francesi. Ferito, è costretto a far ritorno a casa, dove riuscirà, con l’aiuto di uno scozzese giacobita, James Fraser, a scoprire che dietro il suicidio del padre in realtà si cela un omicidio commesso da qualcuno che lui conosce bene.
Recensione:
Terza avventura del protagonista John Grey, che ci porterà direttamente sui campi di battaglia contro francesi e austriaci, dandoci una gradevole panoramica della Guerra dei sette anni, dei luoghi e delle usanze prima e durante le battaglie, affermando la Gabaldon come ottima narratrice in grado di documentarsi sulle epoche e sugli usi e costumi.
Peccato che in questo romanzo l’autrice abbia dato fondo a tutte le sue dotte conoscenze – interessantissime, ci mancherebbe altro – ma a pieno discapito sia dei protagonisti, sia della storia stessa.
Alla fine del secondo volume avevamo lasciato John con una cocente delusione, una sofferenza d’amore e allo stesso tempo con un peso sul petto, l’angoscia derivata dallo scoprire qualcosa in più sulla morte del padre. Bene, in questo libro entrambe le questioni vengono liquidate in poche righe, risolte con una bella lavata di mani e via.
Non dico che mi aspettassi un romanzo epico che fondesse l’amore proibito – per quel tempo, le travagliate faccende d’onore e la guerra in corso, ma almeno un minimo di introspezione ben fatta, qualche conflitto interiore, avrei voluto assaggiare l’emotività che John aveva dimostrato nei precedenti libri e che l’aveva reso un personaggio degno di essere ricordato, piuttosto che leggere paragrafo dopo paragrafo e non incontrare quasi mai un’intensità emozionale. La pecca di questo terzo capitolo temo sia stata la superficialità: rispetto ai primi due, questo ha un considerevole numero di pagine in meno, e si nota.
La trama è bene in vista, decisamente troppo, è rapida e automatica, non lascia il tempo di ragionare un po’ di più su alcuni aspetti ma va subito al sodo. Mancano i dettagli, mancano gli intermezzi neutri che fanno tirare un sospiro di sollievo al lettore e ricamano la storia colorandola e rendendola speziata, manca l’approfondimento stesso della psiche di John e di tutte le altre personalità con cui eravamo venuti a contatto durante la saga. Anche i momenti che avrebbero dovuto essere permeati di pathos – la conversazione con Percy o la lettura della sua missiva – si sono risolte in niente; medesima cosa per quanto riguarda l’enigma di fondo che ha mosso la trilogia, ovvero l’assassinio di Gerard Grey.
Non essendo una fan affezionata della Gabaldon non sono informata e non so dire se sia in stesura un quarto volume, che in tal caso potrebbe giustificare la povertà e la blandizia di questo. Da lettrice non solo affezionata alla tematica LGBT, ancora di più se trattata con dovizia e documentazione storica, ma anche da amante di romanzi storici in genere, per di più con personaggi di cui è stato facile innamorarsi, aspetterei con ansia un seguito che possa ridarmi un po’ dell’interesse che avevano suscitato in me le vicende di Lord John, almeno per non lasciarmi con la sensazione di aver letto una bozza incompleta e fatta male.
L’opera nel complesso è sufficiente, ma proprio nulla di speciale.