Recensione: Lupo cattivo

Da Flautodipan @miriammas
Titolo: Lupo cattivo Autrice: Nele Neuhaus Traduzione dal tedesco di Emanuela Cervini Editore: Giano Collana: I libri della civetta Pagine: 496 Prezzo: 18 euro Descrizione: A Eddersheim, nei pressi di Francoforte, le acque del Meno restituiscono il cadavere di una ragazza di circa sedici anni.
Dall’autopsia emerge che la giovane è stata oggetto di una feroce violenza: prima seviziata e poi annegata. Stranamente, però, non risulta alcuna denuncia di scomparsa. Chi è, allora, quella ragazza? E quale pista seguire per scoprire il «lupo cattivo»?
Inizia così un’altra indagine della strampalata coppia di agenti del Taunus: il saggio e riflessivo Oliver von Bodenstein e la scapestrata Pia Kirchhoff. Le settimane passano, ma i due non hanno ancora nessun indizio riguardo all’identità della vittima.
Mentre nell’ufficio 11 del comando regionale di Hofheim si comincia a respirare aria di sconfitta, un nuovo cadavere fa la sua comparsa: è la celebre conduttrice televisiva Hanna Herzmann. Anche lei è stata picchiata e violentata selvaggiamente. A differenza della ragazza ritrovata nel Meno, però, lei almeno è sopravvissuta e, anche se non può fornire alcuna informazione a causa delle gravi ferite riportate, racconta che stava lavorando a una storia esplosiva da mandare in onda nel suo programma.
Una storia di cui nessuno, eccetto lei, era al corrente. Possibile che durante le ricerche si fosse avvicinata troppo alle persone sbagliate?
Mettendo insieme i pochi elementi a disposizione, i due investigatori scavano sempre più a fondo e, di indizio in indizio, si addentrano nell’abisso di brutale malvagità che si nasconde sotto la facciata della società più perbenista. Fino al momento in cui le indagini si trasformano in qualcosa di molto personale e Pia non si vedrà costretta a dubitare persino del suo stesso capo.
Un nuovo tassello della saga degli investigatori Pia Kirchhoff e Oliver von Bodenstein che regala ai lettori una storia coinvolgente e spiazzante che si muove veloce tra ricatti, omicidi efferati e vendette personali, e che conferma ancora una volta il talento di una delle scrittrici più lette e apprezzate dal pubblico europeo. 

L'autrice: Nele Neuhaus è nata in Germania nel 1967 e, prima di diventare scrittrice, ha studiato Giurisprudenza, Storia e Letteratura, e ha lavorato in un’agenzia di pubblicità. Biancaneve deve morire è stato, e continua a essere, un successo straordinario in Germania. Oliver von Bodenstein e Pia Kirchhoff, i due investigatori, sono diventati dei personaggi popolari e il romanzo si è conquistato larga parte dei lettori e del credito dei thriller di Stieg Larsson. L’autrice ha un sito internet ricco di informazioni: www.neleneuhaus.de.   La recensione di Miriam:
Il lupo cattivo non ha sempre zanne fameliche e occhi di brace. Può indossare un sorriso ammaliante alla stessa stregua dei vestiti della nonna, può vezzeggiarti e farti regali; all’occorrenza, sa chiamarti principessa e fornirti l’illusione di esserlo sul serio prima di cominciare a sbavare e ad allungare gli artigli sulla tua innocenza.
Non è una favola horror quella che sto per raccontarvi, ha il triste tanfo della cronaca nera e prende spunto dalla realtà eppure somiglia tanto a una storia del terrore perché rimesta nel più aberrante dei crimini: la pedofilia.
L’incubo ha inizio − ammesso che di principio si possa parlare − quando le acque del Meno restituiscono il cadavere di una ragazzina: sedici anni, fisico anoressico, decesso avvenuto per annegamento. Fin qui gli indizi suggeriscono l’ipotesi del suicidio o di un fatale incidente, ma l’autopsia ribalterà tutte le congetture spalancando le porte sull’orrore.
Il corpo martoriato della vittima denuncia maltrattamenti, sevizie reiterate nel tempo, digiuno, sete e mancata esposizione alla luce. La fragile creatura che nessuno sa identificare e che nessuno reclama per offrirle degna sepoltura, sembra essere giunta al capolinea di un lungo calvario di cui la morte è forse il male minore.
Toccherà al commissario capo Oliver von Bodenstein e alla collega Pia Kirkhoff indagare per dare un nome alla vittima e al suo assassino. Un’impresa ardua che finirà per complicarsi ulteriormente quando la celebre conduttrice televisiva Hanna Herzmann verrà ritrovata in fin di vita nel bagagliaio della sua auto. Le percosse e le violenze subite dalla donna, insieme ad alcune rivelazioni circa uno scoop a cui stava lavorando per il suo programma, faranno scorgere agli investigatori un sottile filo di collegamento tra i due casi. Sarà questo l’input inatteso che darà una svolta alle indagini e, nel contempo, farà saltare il coperchio di un macabro vaso di Pandora.
Acclamata, non  caso, come regina del giallo tedesco, Nele Neuhaus, tesse una trama fitta di svolte imprevedibili e colpi di scena di quelle che irretiscono il lettore e lo spingono a divorare una pagina dopo l’altra. Lupo cattivo, tuttavia non è solo una detective story messa a punto nei minimi dettagli, è anche un romanzo corale in cui i vissuti dei tanti personaggi si intrecciano componendo un mosaico dalle mille sfaccettature.   
Man mano che le indagini procedono, diversi drammi familiari prendono forma e, pur senza perdere di vista il caso da risolvere, l’autrice ci narra di matrimoni falliti, di rapporti conflittuali tra genitori e figli, di segreti indicibili sepolti tra le mura domestiche. Ci racconta di una donna di ferro, superficiale e completamente dedita al lavoro ma fragile nell’intimità, costretta  a fare i conti con un matrimonio fallito e a gestire un rapporto conflittuale con la figlia adolescente. Ci narra di una mamma che si appresta a partorire per la seconda volta proprio quando il marito l’ha tradita e la figlioletta di sette anni manifesta improvvisi raptus di violenza; e ancora, di un uomo caduto in miseria per aver guastato la festa alla persona sbagliata.
Storie di umana miseria, ordinaria follia e debolezza che rappresentano la punta di un iceberg con cui si prepara lo scontro finale.
Seguendo un percorso labirintico, attraverso un gioco di specchi e incastri al millimetro, si giunge infatti dietro le quinte di una realtà che si maschera di perfezione ma che ha un volto malato e perverso, un volto che ammicca all’abuso sui minori, al traffico di esseri umani, al torbido commercio di carne fresca e snuff movies.
Ma più che l’efferatezza dei crimini con cui siamo chiamati a misurarci, a sconvolgere è l’impossibilità di riconoscere il male e difendersi perché, come dicevo all’inizio, il lupo cattivo non sempre è immediatamente riconoscibile. Di lupi cattivi ce ne sono tanti in questo romanzo, sono travestiti da buoni, sono persone rispettate e insospettabili, burattinai di un teatro infernale  in cui l’infanzia viene stuprata, non dissimili da quelli che si aggirano nella vita reale.
Un thriller dalle tinte forti che reca in sé anche il coraggio della denuncia sociale, un tuffo nell’abisso teso a portare in superficie una verità scomoda ma che reclama attenzione perché il lupo è più vicino di quanto immaginiamo e torna a colpire ogni volta che distogliamo lo sguardo.






  






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