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Recensione: Marina Bellezza di Silvia Avallone, il successo nonostante tutto

Creato il 14 novembre 2013 da Annare

AvalloneMARINA300dpi - coverMarina Bellezza di Silvia Avallone è un romanzo senza trama, o meglio, la storia è lei, Marina, il resto non esiste. Mi dispiace essere così categorica in merito a questo libro, perché le doti dell’autrice si intravedono, ma a mio avviso il mostrato non è sufficiente per creare un bel romanzo. Nonostante il ritmo sia decisamente veloce e alcune descrizioni di questa Italia notevoli, il tutto appare come una centrifuga di stereotipi privi totalmente di quelle sfumature che dovrebbero differenziare ogni personaggio valido di una storia.

Lei, Marina, vuole diventare una Diva, e ha tutte le carte in regola per riuscire nel suo sogno, anche il capriccio tipico delle Star, peccato che tale capriccio si manifesti prima della vetta. Lui, Andrea, è un filosofo, anche se ha abbandonato la facoltà di Filosofia per Agraria, e non desidera altro se non tornare alle sue origini, comprare 15 mucche e vivere creando formaggio e spalando letame.

Ora, nemmeno il più sognatore e innamorato trentenne del mondo, può, in tutta onestà e intelligenza, credere che una donna come Marina, bella e ambiziosa, scelga di sua spontanea volontà di lasciare il successo per una vacca. Suvvia…

Andrea tornò agli esperimenti nel suo laboratorio, Marina raggiunse gli studi televisivi. Un connubio improbabile, sì; ma forse poi, alla prova dei fatti, neanche così peregrino. Alla fine lei aveva un lavoro, e lui – incrociando le dita – pure. E tutto sarebbe filato liscio, si convinse Andrea quel giorno. Perché no?

La trama, fondamentalmente, si sviluppa sui capricci di Marina, giovane donna con un passato difficile, genitori inesistenti, e capace solo di concentrarsi su se stessa (perché a vent’anni che altro devi fare?), dipinta come un’irresponsabile, ferita, egoista. Marina è indubbiamente innamorata di Andrea, il margaro (per chi non conoscesse la parola significa addetto all’allevamento del bestiame bovino e ovino). Andrea, a sua volta egoista a mio avviso, non intende rinunciare al suo sogno delle vacche, famiglia ricca ma assolutamente indifferente, è  innamorato di Marina. Si prendono, si lasciano, si odiano, si amano, ecc.

Gli adulti over quaranta sono dei falliti, tutti. Ricchi o poveri che siano, alcolizzati, ladri o avvocati. Tutti hanno fallito il rapporto con i figli. I giovani, si arrovellano nel loro essere giovani, nei loro sogni.

I drammi familiari sembrano usciti da Beautyful, mamma alcolizzata che tenta di uccidere il padre, mamma casalinga apatica e padre innamorato del successo del figlio oltreoceano, che poi si scopre non essere tale, amici padri con figli da vedere solo il Natale.

Ciliegina sulla torna: lo stupro. Ma per amore non viene denunciato, e nemmeno chiamato col suo vero nome.

Tutto questo si annoda, si scioglie, si incaglia nella scrittura di Silvia Avallone.

Marina Bellezza entrò nel cerchio di luce proiettato sul palco. Vi entrò come una sostanza eterea che si materializza, come l’aura di un’insegna al neon sprofondata nella notte.
Era la creatura più bella di questa Terra. Come lo sono le donne immaginate, quelle che non si vedono. Quelle su cui puoi solo fantasticare leggendo un romanzo di Tolstoj o di Flaubert.
Andrea non respirava più.

L’idea di due giovani egoisti, innamorati ma contemporaneamente concentrati a realizzare i loro sogni, è ottima. Lo sviluppo si è a mio avviso perso nel dramma troppo costruito a tavolino e decisamente prolisso.

 Titolo: Marina Bellezza

Autore: Silvia Avallone

Editore: Rizzoli

Anno: 2013

Prezzo: Euro 18,50


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