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[Recensione] Moon Trance, video musicale di Lindsey Stirling #

Creato il 04 novembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

[Recensione] Moon Trance, video musicale di Lindsey Stirling #

Moon Trance – di Lindsey Stirling

Voto:[Recensione] Moon Trance, video musicale di Lindsey Stirling #

Stavo ponendo mano a un articolo che riguardava il romanzo di Bulgakov, Il Maestro e Margherita, quando mi sono imbattuto in Moon Trance (QUI il video) pubblicato su youtube in questi giorni dalla sua autrice.

Mentre scrivo Halloween è alle porte e in questo nuovo video di Lindsey Stirling non manca niente. È ispirato, si dice, a Thriller di Michael Jackson, ma chiaramente non è una parodia, né una caricatura. Piuttosto è un pretesto per dar sfogo alla creatività di una compositrice di cui si è parlato poco tempo fa (vedi QUI).

Il paragone tra Moon Trance e Thriller non è agevole. Gli stili sono diversi, le storie raccontate appartengono per lo più allo stesso genere, ma non le assimilerei più di tanto. Comune è l’involucro, l’idea – non originalissima- di una finestra che inavvertitamente si apre sul mondo reale, proiettando il protagonista in un’atmosfera che non sai mai quanto sia fantastica o vera. Tra l’altro è proprio grazie a questo varco ipotetico che l’universo dei vivi si apre a quello dei morti. A ciò rimanda la stessa tradizione di Halloween. In quel frangente noi vivi potremmo porre a essi delle domande, sperando di avere il tempo di ricevere una risposta. Lo stesso Leopardi ci ha lasciato un dialogo memorabile in merito, tra il romantico e il raccapricciante, dove il mondo dei morti è palpabile e consistente quanto il nostro. Mi riferisco al Dialogo di Ruysch, contenuto nelle Operette morali: 

ogni grande anno… i morti si svegliavano, cantavano dovunque fossero sepolti, nel mare o nella terra, una loro canzoncina, e poi avevano un breve periodo di tempo per parlare… Queste mummie si trovano nello studio di Ruysch e si mettono a cantare. Qui inizia un lungo dialogo tra Ruysch e le mummie… Il tema di questo discorso è il torpore, il languore che noi conosciamo dormendo o prima di morire. La morte, sostiene il capo delle mummie, non è affatto dolorosa… Ruysch sta per rivolgere un’altra domanda alle mummie quando esse tacciono per sempre. Il tempo concesso per parlare è finito (Pietro Citati).

Se Thriller e Moon Trance fossero due racconti horror, magari preparati per il concorso Asylum, sarebbero evidenti i diversi timbri, tali da non renderli raffrontabili se non per quanto trapela in superficie. Ciò che li accomuna è solo il pretesto per una espressione artistica del tutto personale.

In Thriller è manifesto uno spartiacque tra i due mondi, la comunicazione pare esclusa, l’unico contatto possibile è quello fisico, che si cerca in tutti i modi di evitare urlando e fuggendo a rotta di collo. Michael Jackson balla zombie tra zombie e si diverte a terrorizzare la bella  di turno che lo accompagna. Thriller, anche il titolo è un segnale, si presenta come un incubo e nient’altro, dal quale non si chiede che di uscire, al fine di archiviarlo e tornare al proprio quotidiano. A differenza di Moon Trance non si è badato a spese, a tratti è pesante, barocco.

In Moon Trance cambia tutto. Il contatto tra la dimensione dei vivi e quella dei morti non è soltanto fisico: lo è all’inizio. La protagonista cerca di divincolarsi, accerchiata com’è dagli zombie che spuntano dal suolo e che cominciano a muoversi intorno. Si apparta, si nasconde comprensibilmente terrorizzata. Le viene in soccorso un musicista,  tale Vincent Cochrin, sepolto con il suo violino, questa l’epigrafe della lapide:

Vincent Cochrin thought it a sin no to be buried with his violin

Come in Skyrim, anche qui, recuperato lo strumento, Lindsey lo rivolge come un’arma, tentando di allontanare coloro che la accerchiano, di prendere le distanze da un universo che non le appartiene. Alla fine si lascia trascinare, fino a creare una movimentata coreografia dove la violinista e gli zombie dialogano a passo di danza e musica, a dimostrare l’arcano di una sorte comune, di un confine che forse non c’è.

Non avviene forse la stessa cosa nel video Phantom of the Opera, dove Lindsey incarna a  tratti il personaggio di Christine Daee e lo stesso fantasma, distanziandosene subito dopo?

Lindsey non è zombie tra zombie, non si unisce all’orda per partecipare alla devastazione del mondo dei vivi, non ci sono i cattivi contro i quali i buoni devono vedersela. Si è aperto un altro tipo di varco, quello comunicativo, descritto nel dialogo di Ruysch sopra ricordato. Solo che qui non si pongono domande, non sono necessarie. In questa danza comune il mondo dei morti fa festa ai vivi, come a dire, calmatevi, ballate, ricordate che è questa la vostra sorte: il riposo, la quiete, non necessariamente il nulla. Ma l’incanto svanisce quando per significare ciò le viene mostrata una tomba, che a ben vedere è sempre stata sullo sfondo:

Here lies Lindsey, who thought it no sin to try and kill zombies with her violin

Notate l’espressione “her violin” [il suo violino], non quello di Vincent Cochrin che ha inteso donarlo, a patto che lei accettasse di restare. Insomma: quel suo armeggiare iniziale, l’uso improprio del dono ricevuto  non le viene perdonato. Non per niente il buon Vincent Cochrin, nell’ultima scena, si riappropria, forse deluso, del violino e dell’archetto.

Certo alla fine Lindsey non è Leopardi. Si pensi al canto delle Mummie alla morte: esse non desiderano affatto impadronirsi di ciò che appartiene ai vivi, quanto piuttosto restare dove si trovano, in una dimensione senza sofferenza e senza gioia, ma di quiete destinata a perpetrarsi all’infinito. Lindsey altro non ha fatto che rischiararne il torpore, anche se solo per poco (o per un’ora l’anno, Halloween permettendo).

A differenza di Leopardi, Lindsey non può accettare l’invito a restare. Per questo motivo, quasi con stizza viene rigettata nella vita di tutti i giorni (la reale tomba, vera morte dello spirito? è una chiave allegorica cui il video si presta, avvicinandosi, volendo, alle atmosfere e alla poetica burtoniane).

Pagine e opere consultate:

1. http://gufopigro.blogspot.it/2012/10/moon-trance-by-lindsey-stirling.html

2. Il Caffè Letterario – Pietro Citati racconta Giacomo Leopardihttp://caffe-letterario.ilsole24ore.com/

3. Tim Burton racconta Burton, Feltrinelli, Milano 2006

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