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Recensione: "Nightshade" di Andrea Cremer

Creato il 30 settembre 2011 da Lauragiussani
Titolo: Nightshade
Autore: Andrea Cremer
Editore: DeAgostini
Data uscita: 22 settembre 2011
Pagine: 544
Prezzo: 16,90 euro
Tutte le diciassettenni sognano di incontrare il vero amore. Tutte tranne Calla Tor. Nella sua testa c’è un solo costante pensiero: squarciare la gola dei suoi nemici. Calla è la femmina Alfa di una delle più potenti famiglie di Guardiani che vivono in America, creature magiche capaci di trasformarsi in lupi, e responsabili della protezione dei luoghi sacri. Ma Calla, destinata al maschio Alfa del branco vicino, sceglierà una strada diversa, semplicemente salvando un escursionista, un ragazzo della sua stessa età ferito da un orso. Da quel momento niente sarà più come prima, perché Shay - l’irresistibile umano - custodisce un segreto che potrebbe cambiare le sorti del mondo e far vacillare il cuore saldo di Calla.

RECENSIONE: Urban fantasy con pseudo lupi mannari in sostituzione dei più classici vampiri, che nulla aggiunge rispetto a quanto già scritto in molti altri romanzi di questo tipo.(Attenzione: spoiler!)

Urban fantasy sui lupi mannari, “Nightshade” si è rivelato essere – purtroppo – un racconto decisamente improbabile. Il romanzo di Andrea Cremer presenta un percorso narrativo piuttosto superficiale e insipido, a tratti anche noioso.Prima di passare al contenuto, due parole su forma e copertina: bella la cover, non solo nella grafica ma anche nelle accattivanti tonalità dell’indaco. Molto singolare l’inizio di ogni capitolo, dove i caratteri bianchi si stagliano sullo sfondo completamente nero della pagina, eccezione fatta per il vago profilo della luna nella parte alta.La storia è ambientata nella piccola cittadina di Veil (Colorado) dove, oltre agli ignari esseri umani, la popolazione vanta un certo numero di lupi mannari e stregoni, secondo il seguente schema: in passato agli stregoni (Anziani) era stato dato il compito di proteggere gli umani; non tutti però erano d’accordo, così si formarono due schieramenti avversari, i Custodi (pro-umani) e i Cercatori (contro-umani). I Custodi devono difendere i “siti sacri” (luoghi che conferiscono loro i poteri per proteggere l’umanità), e per far ciò si avvalgono dell’aiuto dei lupi mannari (Guardiani), esseri dalla doppia anima uomo-lupo da loro creati e comandati. I Custodi proteggono e comandano i Guardiani, i Guardiani proteggono i siti sacri e obbediscono ai Custodi. Ovviamente tutto ciò viene svelato nel corso della storia, e a dire il vero questa versione ufficiale non corrisponde comunque alla verità: i Custodi, infatti, non sono così buoni come vogliono far credere ai Guardiani.
I lupi mannari della Cremer si dividono in due branchi, due grandi famiglie: i Bane e i Nightshade. Desiderio dei Custodi è quello di dare origine a un terzo branco a partire dai due gruppi già esistenti, e questo prevede l’unione di un giovane maschio alfa, Renier Laroche (Bane), e un’altrettanto giovane femmina alfa, Calla Tor (Nightshade). Insieme ai rispettivi e fedelissimi amici, Ren e Calla sono dunque destinati a costituire un branco tutto loro, sotto il comando del giovane Custode Logan. A destabilizzare questo per nulla singolare quadretto arriva Seamus (Shay) Doran, apparentemente umano – lui stesso ne è convinto – ma in realtà molto più “speciale”.I giovani lupi sulle cui spalle gravano tante responsabilità si fanno riconoscere, per la maggior parte del tempo, come normalissimi adolescenti in piena crisi ormonale. La loro metà animale li porta a muoversi in gruppo nella scuola, ringhiando e scoprendo denti affilati quando si alterano, cosa che accade piuttosto spesso. La controparte umana li vede come adolescenti alle prese con i classici problemi di cuore, gelosie, serate passate nei locali a ballare, crucci esistenziali sui vestiti da indossare. Calla vince senza fatica il premio “capricciosa” del romanzo, lagnandosi senza sosta da inizio a fine libro: prima c’è la ridicola ribellione sull’abbigliamento impostole dalla madre, poi si mostra insofferente agli approcci di Ren, poi cambia idea ed è infastidita ogni volta che lui posa gli occhi, balla o parla con una ragazza che non è lei.Variabile aleatoria nonché prossimo vertice del classico poligono a tre lati è Seamus Doran, nuovo acquisto della scuola locale nella quale si presenta come Shay, sfoggiando un goffo ingresso alla James Bond (“Shay. Chiamatemi Shay.”). Calla gli salva la vita, svelando inevitabilmente il suo segreto e infrangendo una delle regole imposte dai Custodi. Questo perché, ovviamente, colpita nel profondo dal ragazzo.Mi chiedo sinceramente come si possa essere colpiti da un personaggio come Shay, che inizialmente si aggira tremolante con una foglia, incespicando qua e là e pronto a tirarsi indietro non appena Ren compare al fianco di Calla, quasi marcando il proprio territorio. Timore motivato, per carità… Conoscendo la natura di Calla ci impiega poco per capire che Ren e gli altri del “gruppo” sono tutti lupi mannari. Poi però ecco che iniziano gli incontri segreti con Calla, le ricerche portate avanti insieme… E, tutto a un tratto, ci troviamo di fronte a un impavido umano pronto a far fuori un ragno grosso come un cavallo a colpi di piccozza. Fortuna che a inizio romanzo lo abbiamo trovato che – potendo – se la sarebbe data a gambe levate di fronte a un Grizzly.I lupi-umani della Cremer non sono legati alla luna piena, possono mutare forma quando vogliono e senza fatica, portando con sé anche i vestiti (cosa non chiara all’inizio, tanto che più volte mi sarei aspettata, dopo il passaggio lupo-ragazza di Calla, l’espressione scioccata dei presenti). La trasformazione può essere anche parziale e avere come risultato un normale adolescente… con canini particolarmente affilati (un aspetto che fa molto “vampiro”).Per la prima volta, sono rimasta quasi indifferenti ad entrambi i protagonisti. Idem per il resto del branco e Custodi vari. L’unico personaggio veramente ben caratterizzato, coerente e interessante è Ren. Ha un ruolo ben stabilito e lo riveste con credibilità, destreggiandosi tra pregi e difetti costanti che lo rendono uno dei pochi, pochissimi punti fermi della storia. Anche Sabine ha catturato a tratti la mia simpatia, ma trovo che il suo potenziale non è stato minimamente sfruttato e valorizzato. Sul fronte Nightshade invece l’unico che che si salva – forse - è Mason.In generale, ciò che mi ha dato maggiormente fastidio di questo romanzo è l’eterna indecisione che sembra permeare le pagine dalla prima all’ultima, forse un maldestro – e malriuscito – tentativo dell’autrice di accontentare un po’ tutti. Giovani Guardiani con grandi responsabilità ma poi nei fatti anche molto immaturi; Shay che alterna senza sosta paura e coraggio; Calla che prima respinge Ren, poi diventa gelosa, poi lo respinge di nuovo; i buoni che poi non sono così buoni (e i cattivi non tanto così cattivi?)… la lista è lunga, davvero. E’ un continuo contraddirsi che non porta veramente da nessuna parte.Mi aspettavo molto di più da questo libro, non lo nego (e credo si sia ampiamente capito). Forse perché l’ultima esperienza fantasy che ho avuto con questa casa editrice – parlo della trilogia della Cashore – mi aveva al contrario piacevolmente sorpresa. Purtroppo però “Nightshade” si rivela essere una storiella di ben poco spessore, con i Guardiani al posto dei più classici vampiri, con denti affilati, morsi e brindisi di sangue… e anche l’immancabile trasformazione di un umano in un lupo mannaro (una delle scene meno sensate del libro, poco credibile e motivata in modo abbastanza ridicolo, sulla quale ho preferito glissare per evitare qualsiasi spoiler indesiderato).In conclusione, non posso davvero andare oltre le due stelline. Non c’è nulla di nuovo, ma molto, moltissimo di “già visto” (e forse visto meglio altrove, a questo punto). Lettura personalmente sconsigliata, a meno che non siate proprio amanti del genere…

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