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Sinossi:
Palazzo Leicerhampton, 1801. Rimasta orfana in giovane età, Dawn prende servizio nella dimora del conte Terence Ibelin Cristopher, venendo pericolosamente a conoscenza dei suoi biechi segreti. Non appena Terence lo scopre decide di imporre alla fanciulla troppo curiosa un crudele compromesso. Dawn deve accettarlo se tiene alla sua vita, ben sapendo che in questo modo finirà tra le grinfie del Padrone, impreparata alla sua impetuosità e al suo terribile fascino. Ed è così che nasce tra i due una relazione che stravolgerà la vita di Terence, portandolo a consumare una lotta nella quale tutto sarà messo a rischio, perfino la vita stessa. Tutto, pur di possedere la sola cosa autentica che resta. Possedere lei.
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L’autore:Anna Chillon nasce a Modena, intraprende studi matematici diplomandosi come ragioniera ed esercitando per anni in tale ambito, pur coltivando da sempre la passione per la scrittura.Di giorno contabile e di notte autrice, spinta dalla voglia di mettersi in gioco, nel 2010 decide di rendere pubblici alcuni scritti tramite un suo blog di racconti che si rivela un successo inaspettato. Da ciò riceve il giusto incentivo per dedicarsi alla stesura di romance e fantasy, in particolare alla serie “Alakim” (qui trovate la recensione al primo romanzo), attualmente in corso. “Nobili parole, nobili abusi” è il suo primo progetto in chiave storica.
Lancio subito un AVVERTIMENTO: se volete leggere questo romanzo, armatevi di determinazione e di “spirito forte” perchè assisterete (termine che preferisco perché sottolinea l’impatto visivo e immaginativo) ad abusi. Il senso della storia si capisce già dalla cover, splendida e significativa, che non lascia adito a dubbi… Sconsiglio il libro a chi è sensibile. Ma, allo stesso tempo, lo consiglio se volete immergervi in un romance coinvolgente e verosimile, che per fortuna evita di scadere nella Sindrome di Stoccolma o di presentare lei come crocerossina (in stile “50 sfumature”). Quindi rilassatevi: niente rapporto malato! Vi chiederete: ma gli abusi non sono sinonimo di “rapporto malato”? La differenza è che lei, pur costretta a subire, non accetta e tiene testa a lui. Atteggiamento che tormenta e conquisterà il suo Signore. Per far capire questo punto di vista, devo presentare il contesto.Inizio 1800. Dawn è una serva di 16 anni che ha una testa pensante e interessi non consoni per quelli come lei: sa leggere, scrivere, osservare e dotata di senso critico. L’età e la sua posizione sociale la rendono pura e innocente. Il conte Terence rappresenta “il bello e dannato” della situazione: libertino, autoritario, carismatico, astuto, con un personale e a volte discutibile senso dell’onore, dedito ad affari illeciti. Terence sospetta dell’indole inaccettabile della sguattera. Quando scopre che lei legge le sue missive e quindi conosce i suoi segreti, le impone un accordo atroce per impartirle la lezione, ottenere piacere e la sua assoluta dipendenza: “assicurarsi” la sua verginità. La violenza che segue è atipica: Dawn non si sottomette facilmente e Terence non vuole un burattino su cui avventarsi ma una donna che goda. Non illudetevi: le scene sono drammatiche e la ragazza si sentirà umiliata anche perché ha goduto in modo spontaneo. Da questo momento si instaura un rapporto particolare. Lui la vuole sottomettere e la vessa (preparatevi psicologicamente), ma ha bisogno della natura semplice, ostinata e perspicace della giovane, che riesce a “vedere in lui”. Tra l’altro con lei può essere se stesso perché Dawn è a conoscenza del suo lato più perverso. Per spiegare questo interesse ambiguo, cito:
«Invece lui voleva piegare una sguattera che sapeva leggere e scrivere e pensare con la propria testa, voleva far sua quella testa. Dawn doveva darsi a lui non per costrizione, ma per volontà propria, anima e corpo, doveva accoglierlo spontaneamente e assicurargli la propria fedeltà. Il suo corpo rispondeva come lui desiderava, perché non poteva farlo anche la sua mente ostinata?»
Il temperamento di Terence è reso in maniera perfetta: complesso, complicato, sempre coerente con se stesso. Più volte resterete indignati o lo odierete, ma quando imparerete a conoscerlo, sono sicura che tiferete per lui e ne rimarrete conquistati. Come accade anche a Dawn. Nonostante le angherie, sotto la sua “tutela” sboccia come un fiore, lasciando emergere le potenzialità di un carattere audace, sveglio e sensibile, soggiogato dall’educazione e dalle regole sociali. Inoltre Terence ha stima per la sua purezza: trova sia una qualità rispetto al mondo meschino della nobiltà. Si aggiunge il fascino sensuale, dannato e scaltro, che non lascia indifferente nessuna donna, soprattutto se giovane.Come già accennato, non è semplice leggere questo romanzo: coinvolge in modo viscerale e fino alla fine assale il dubbio che Terence non possa riscattarsi. Non vi preoccupate: happy end rispettato. Ma che fatica raggiungerlo! Il ritmo incalzante è sostenuto da uno stile che mi ha sorpreso: naturale ma con lessico accurato, persino durante il sesso, perché adattato al modo di esprimersi della società dell’epoca, e rende la vividezza delle immagini evocate. A proposito di sesso, non è prevalente, ma quando viene mostrato l’autrice non usa “mezzi termini”! Mi ha colpito la sensualità dei giochi erotici che spesso non sfociano in sesso vero e proprio.5 stelle meritate come le 5 categorie in cui potrebbe condensarsi il senso di “Nobili parole, nobili abusi”: sensuale, originale, credibile perché è ben realizzato e potrebbe rispecchiare la realtà dell’epoca, dai toni forti, avvincente.
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